Reduce dall’esperienza del Festival 2017, la vincitrice della quarta edizione italiana di The Voice si confessa in una lunga e piacevole chiacchierata.
Sulla scia del successo del suo album d’esordio “Se fossi un angelo”, abbiamo incontrato la giovane artista classe ’97 Alice Paba, recentemente impegnata al Teatro Nuovo di Milano nella serata-evento “Buon compleanno Mimì” (di cui vi abbiamo parlato qui) dedicata alla memoria di Mia Martini. L’artista ha ripercorso la sua breve carriera, dal non fortunato esordio ad “Amici” alla vittoria di “The Voice of Italy”, oltre ad averci raccontato della sua ultima esperienza sanremese, in gara in coppia con Nesli sulle note del brano “Do retta a te”.
Ciao Alice, partiamo dall’inizio che poi, essendo giovanissima, non è nemmeno tanto tempo fa… quando e come ti sei avvicinata al canto?
«Avevo otto anni, durante un concerto natalizio mi sono esibita in chiesa e da lì è cominciato un po’ tutto. Poi ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta, ad un certo punto ho sentito l’esigenza di scrivere, di esprimermi anche attraverso le parole».
Come vivi il tuo rapporto con la musica?
«Bella domanda, hai centrato un po’ quello che è da sempre un mio punto debole. Il mio rapporto con la musica è sempre stato molto particolare, anche travagliato per certi versi e in certi periodi, perché ho come dei blocchi, una sensazione strana che non saprei nemmeno descriverti bene, ma mi sento di aprirmi perché come me avrai anche tu i tuoi momenti di crisi. Tutti abbiamo le nostre fragilità e i nostri complessi, soprattutto quando teniamo a qualcuno o a qualcosa in maniera molto marcata, tendiamo all’insicurezza. Ho vissuto mesi, anche anni, in cui pensavo di non essere tagliata per questo mestiere, così mi sono allontanata completamente, non ho più suonato e mi sono dedicata ad altro. Poi, inevitabilmente, ritorno più forte e consapevole di prima».
Dopo aver superato questi fantasmi, quando hai deciso di provare a fare il salto?
«Nel 2015 ho partecipato ad ‘Amici’, avevo appena compiuto diciotto anni e forse non ero tanto pronta. E’ andata male, ho toccato con mano com’è fatto quel mondo, anzi me l’hanno proprio sbattuto in faccia, e questo mi ha fatto male ma, al tempo stesso, crescere molto. Mi sono chiusa in me stessa, per circa un anno e mezzo non ho toccato più un microfono, lavoravo in una pizzeria tutti i giorni, non uscivo tanto, ero rimasta abbastanza scottata, ma non dalla trasmissione in sé, ma da quel sistema discografico che non mi aspettavo così spietato. Dopo diverso tempo, per gioco, una mia amica mi ha iscritto a The Voice e mi sono riavvicinata lentamente alla musica, riscoprendo me stessa».
In questo Dolcenera ti ha aiutato tanto, anche perché ti ha capita, cosa che non è facile in questo ambiente, perché puoi avere anche delle persone che credono in te ma che non riescono a comprendere la tua vera natura…
«Si, Manuela in questo è stata fantastica, lei mi ha letto nell’anima e non mi ha plasmato a sua immagine e somiglianza, come molti coach o produttori discografici fanno, ma mi ha lasciato esprimere e venir fuori per quella che sono e che, paradossalmente, fino a quel momento nemmeno sapevo di essere. E’ raro trovare una persona che ti capisca in maniera così profonda, grazie a lei sono cambiata completamente e sono riuscita a sbloccarmi. Non mi aspettavo di vincere, la mia non è falsa modestia, lo dico davvero, perché c’erano persone più a fuoco di me, con un’identità più marcata e una personalità artistica più definita. Per la prima volta mi sono sentita compresa e questa è stata la vittoria più grande».
Poi è arrivato subito Sanremo, forse non eri ancora pronta per un’esperienza così grande, ma per fortuna con te c’era Nesli…
«Decisamente, lui è stato la mia salvezza perché mi ha fatto vedere tutto con occhi diversi, se ci fossi andata da sola non sarei sopravvissuta. Poi nel team con noi c’era anche il nostro produttore Brando, un perfetto leader che ci ha saputo tutelare anche dalle tantissime critiche gratuite, io soprattutto sono stata bersagliata ancora prima di esibirmi, ci stanno i giudizi negativi ma almeno fatemi cantare prima! Le critiche costruttive mi hanno aiutato, quelle distruttive mi hanno un po’ distrutto… ma io vado avanti più forte di prima. La cosa che non ho capito e continuo a non comprendere è questo accanimento cominciato ancora prima del Festival, dal giorno dell’annuncio dei nomi».
Sinceramente, cosa credi che non abbia funzionato della vostra canzone, credi davvero che siano state queste polemiche sterili di una piccola rappresentanza della stampa?
«La canzone a Sanremo non è andata avanti per diversi fattori, sicuramente ha inciso il 50% affidato alla sala stampa e noi abbiamo preso lo zero virgola qualcosa… quindi capirai che siamo stati sicuramente penalizzati, poi anche l’orario di esibizione non ci ha aiutato molto. Nelle due uniche nostre apparizioni ci siamo esibiti sempre intorno all’una di notte, mediatamente non il massimo per due artisti giovani in cerca di visibilità. Il pubblico ci ha votato, anche perché ‘Do retta a te’ dopo ha avuto un buon riscontro fuori dal Festival, la stampa ci ha massacrato fondamentalmente perché non ha capito la coppia, force ha visto una trovata commerciale che non c’era, la nostra era semplicemente stima artistica e voglia di fare bella figura su un palco così importante».
Altro fattore penalizzante, secondo me, il non aver potuto cantare la cover che avevate preparato e che, sinceramente, era meravigliosa…
«Infatti, che brutta cosa. Lascia stare guarda, ci sono rimasta male più per quello che per l’eliminazione, perché la nostra versione di ‘Ma il cielo è sempre più blu’ di Rino Gaetano era davvero una roba pazzesca, ci abbiamo impiegato due mesi di lavoro per realizzarla, sforzi economici e poi? Oltre essere a rischio eliminazione ti tolgono pure questa altra possibilità? Non lo trovo giusto, non capisco veramente questo meccanismo, molti colleghi sono stati favoriti grazie all’esibizione della cover, perché hanno mostrato un altro aspetto oltre che all’inedito, perché sai la canzone in gara è nuova e magari ha bisogno di più tempo per essere capita».
Alla luce di questo, ci torneresti in futuro?
«Assolutamente si, sono una masochista. Nel senso che rispetto il Festival, per me è un’istituzione oltre che un’opportunità importantissima per mostrarsi al pubblico, la storia ci insegna che non importa anche classificarsi ultimi, vedi Vasco e Zucchero, ma conta arrivarci e purtroppo negli ultimi anni le eliminazioni non danno le stesse opportunità agli artisti in gara. Parlo io che discograficamente non sono ancora nessuno, ma con noi sono stati eliminati signori del calibro di Al Bano Carrisi, Ron e Gigi D’Alessio, in fin dei conti è anche un onore andare a casa con loro! Detto questo, ci tornerei e credo ormai di avere gli anticorpi per affrontare questa grande sfida da sola…».
Dopo Sanremo è uscito il tuo primo album “Se fossi un angelo”, un inizio ma anche un traguardo per una giovane artista come te?
«Assolutamente si, sono molto contenta perché è stato accolto bene, io ho scritto ben tre brani; ‘La verità’, ‘Aspetta ancora un po’ e ‘Non voglio cadere più’, che per una debuttante è già tanto. Il mio produttore Brando ha creduto molto in me, sia come interprete che come autrice, lasciandomi molto spazio al punto da poter affermare che si tratta di un disco che mi appartiene completamente, un lusso che non tutti possono permettersi oggi. E’ stato realizzato in poco tempo perché volevamo farlo uscire subito dopo l’estate per cavalcare l’onda di The Voice, poi è arrivato Sanremo che ha scombinato i nostri piani in positivo, così lo abbiamo rimandato a febbraio».
A proposito di The Voice, tu sarai ricordata come l’ultima vincitrice italiana di questo talent show…
«Purtroppo… e penso che sia un grosso peccato, perché era il fiore all’occhiello della Rai dopo aver rinunciato ad X Factor e perché aveva un format originale, soprattutto nella fase delle audizioni al buio che era la parte più interessante, poi la trasmissione si spegneva un po’. Mi spiace molto che sia stato cancellato dal palinsesto, perché poteva essere migliorato e perfezionato, attualizzato al pubblico italiano che ha gusti diversi da quello di altri Paesi. Forse c’erano troppi concorrenti e poche personalità forti…».
Quali sono i tuoi progetti futuri e/o sogni nel cassetto?
«Sicuramente ci sarà un nuovo album, ho già una cinquantina di testi miei che sottoporrò a Brando, perché la collaborazione continua e proseguirà anche nel nuovo disco. Tra i desideri, ripeto, magari riprovare Sanremo da sola… sarà difficile ma mi voglio fare male, perché amo troppo la musica e ‘da grande’ voglio fare questo di mestiere».
Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
«Semplicemente la verità, perché ultimamente c’è tanta finzione, come giovane soffro molto di questa cosa e trovo che sia uno degli aspetti peggiori di questo periodo storico. Non c’è più niente di vero, viviamo in un mondo di apparenza, mentre io trovo che sia importante stare in pace con se stessi e non pensare troppo al giudizio degli altri. Ti parlo in generale, ma anche da punto di vista musicale. Sul palco do tutta me stessa, mettendomi a nudo per far vedere alla gente quella che sono realmente, perché alla fine se piaccio vorrà dire che sarà stata una doppia soddisfazione, se non piaccio… almeno sarò uscita per quella che sono. La mia unica certezza nella vita è che se fai quello che senti non sbagli mai».
Nico Donvito
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