giovedì, Marzo 28, 2024

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SUGGERITI

Cosa rimarrà di (un vuoto) Amici 16? – The day after

E’ terminata la sedicesima edizione del talent più longevo e seguito della televisione italiana. E’ terminata con un finale a sorpresa che ha stravolto le carte con la vittoria di Andreas Muller, ballerino che, dopo 11 anni, riporta la categoria ballo a trionfare sul canto, rappresentato in finalissima da Riccardo Marcuzzo che ha già conquistato le classifica di vendita. Ma ora che i riflettori si sono spenti che cosa ci ricorderemo di quest’annata e dei suoi protagonisti? Chi ha superato la prova brillantemente e chi, invece, ne esce con le ossa rotte? Vediamolo insieme con una rapida carrellata di pagelle conclusive:

MARIA DE FILIPPI

La padrona di casa non può che uscir da vincitrice per essere riuscita nella non scontatissima impresa di aver portato a casa un’edizione per nulla facile caratterizzata dalla latitanza di talenti veri, da una giuria poco frizzante e da tutta la vicenda Morgan che ha infangato non poco la sua carrozzata televisiva. Queen Mary vince, anche stavolta, e supera un ostacolo non di poco conto; non trionfa, certo, forse anche a causa degli ascolti che, malgrado la vedano vincitrice, le hanno riservato una sconfitta storica contro Milly Carlucci (prima volta nella storia di Amici) e dei dati finali non esaltanti: è stata l’edizione meno vista di sempre per numero di spettatori (per lo share peggio aveva fatto solo “Amici 10”, l’edizione poi vinta da Virginio Simonelli) anche se va detto che la televisione italiana è notevolmente cambiata negli ultimi tempi e che il palinsesto al sabato sera di certo non giova al format. La sua sfida sarà trovare qualche escamotage per il numero 17.

ELISA

La vera vincitrice dell’annata: arrivava dopo la scorsa edizione un po’ acciaccata ma con il ritorno singolo alla guida della squadra blu e una giuria più rilassata ha riacquistato i punti persi ritrovando l’affetto del pubblico che di settimana in settimana l’ha amata sempre di più. Sul piano strettamente musicale è stato forse questo il suo vero anno di magra con poche novità interessanti tra le mani che hanno, dunque, costretto la friulana a giocare le carte pesanti in prima persona regalando esibizioni mozzafiato (indimenticabili il duetto con Renato Zero in “Più su” o la versione acustica di “Luce”). Maria de Filippi ha detto “Amici non potrebbe fare a meno di Elisa”, speriamo che la collaborazione continui dunque e, magari, regali alla friulana talenti più promettenti da esaltare. Quest’anno le mancavano solo quelli.

MORGAN

Il vero fallimento di quest’edizione: con le sue polemiche, il suo ostracismo al sistema e la scarsa empatia creata con ragazzi e pubblico ha accumulato una grande dose di antipatia che si è rigettata anche sugli ascolti. La vicenda si è conclusa come, poi, sappiamo anche se Castoldi su qualcuno aveva visto giusto anche questa volta. Decisamente migliore era la sua posizione di giurato come era stato nell’edizione precedente.

EMMA

Entrata in corsa ed innalzata a paladina e salvatrice della baracca la salentina ha fatto il suo portando grinta ed ironia nell’aria che si era fatta, ormai, fin troppo pesante. Il feeling con Elisa ha regalato perle di trash e picchi di risate ma anche momenti d’intensità e complicità con i suoi ragazzi. I risultati sono stati magri ma è stata chiamata a guidare una barca che era già affondata da tempo. Vince lei comunque, ancora una volta, e ne esce più forte che mai pronta per il suo nuovo progetto discografico.

ERMAL META

Il giurato che non ti aspetti è quello che meglio ha ricoperto quel ruolo: puntuale, attento, emotivo ma anche tecnico ha saputo destreggiarsi equilibratamente nei giudizi e nell’argomentazione di essi. Da grande autore e ottimo artista qual è non si è snaturato portando se stesso a servizio del suo ruolo senza eccessi o esasperazione. Da riconferma.

ELEONORA ABBAGNATO

Grande classe, carineria e bellezza ma l’ex étoile dell’Opera di Parigi a tratti è risultata forse fin troppo fuori misura e fin troppo buonista per la disciplina (la danza classica) che rappresenta. Un po’ di pepe in più avrebbe potuto metterlo andando a scovare piccoli difetti che risulta davvero impossibile pensare mancassero. Si salva sul filo di rasoio perché poi grandi disastri non li ha fatti ma ci si aspettava di più.

AMBRA ANGIOLINI

Partita con il piede giusto, ironica, solare, puntigliosa e senza troppi peli sulla lingua si è spenta lentamente scomparendo come un fantasma nel corso delle puntate. Risucchiata dal buonismo della giurata vicina si è persa in inutili confronti con Riccardo osteggiandosi senza spiegare realmente il suo punto di vista che, a dirla tutta, rappresentava quello di molti altri. Doveva essere la vice-Ferilli ma, alla lunga, ha tradito le aspettative.

DANIELE LIOTTI

Di lui ci possiamo dimenticare velocemente e senza troppe preoccupazioni. Arrivato da semi-sconosciuto e senza alcuna competenza (ma non è il primo in quel di Amici né sarà l’ultimo) in materia di canto o ballo, se ne va allo stesso modo. Spocchioso e falsamente “impegnato” a chiedere prove extra è il peggior giudice della storia del serale: nemmeno i facilissimi urli (in quel dello studio di Amici) di “sei bellissimo” è riuscito a generare. ‘A ridateci Argentero!

RICCARDO (RIKI) MARCUZZO

Vince la categoria canto e qui potremmo già concludere la nostra disamina. E’ l’emblema della mancanza di un talento interessante, innovativo e capace di conquistare le classifiche (non solo nell’immediato) in un momento in cui il panorama appare abbastanza saturo. Anche in finale massacra sensibilmente ogni cover si accinga a cantare rendendo capolavori di De Andrè o Battisti banalissime canzoncine da karaoke in cui qualche urletto e occhiolino ci sta bene. Si salva in calcio d’angolo grazie ai suoi inediti (che poi sono quelli che deve cantare come giustamente sottolinea lui) che, comunque, lo collocano nell’universo dei teen-idols alla Banji e Fede. C’è da augurarsi che non si metta in mente di esplorare cose nuove e che non peggiori più di così: ha senso solo in questa dimensione, snaturarsi sarebbe un errore imperdonabile.

FEDERICA CARTA

E’ la voce femminile dell’annata, quella che (dovrebbe) raccogliere la più fortunata tradizione vocale della scuola de filippiana che parte da Karima e arriva fino ad Elodie passando per Alessandra Amoroso, Emma, Annalisa e Deborah Iurato. Non riesce nell’impresa per una serie di fattori che la ostacoleranno anche al di fuori di qui: la giovanissima età, un timbro poco riconoscibile, un range di duttilità stilistica davvero ridotta e una personalità di scarso profilo. Musicalmente è bravina e vanta qualche buon pezzo (non all’altezza dei migliori inediti amiciani, sia chiaro) ma la mancanza di una vera hit, un pop senza capo né coda e una certa uniformità musicale non credo le faranno spiccare il volo molto facilmente.

MIKE BIRD

Il miracolato di turno. Arriva alla semifinale senza un briciolo di contratto discografico (ottenuto solo in extremis e per probabile intercessione), con delle palesi difficoltà tecniche e con una dimensione artistica ancora parecchio sfumata. Era partito come il mattatore degli ormoni e con brani piuttosto attuali dai suoni estremamente electropop (e testi obbligatoriamente in inglese) tanto da richiamare Stash dei The Kolors che gli aveva regalato un buon brano (che non ha sfruttato minimamente). Finisce cantando Vecchioni, Tiziano Ferro e Battisti spesso con arrangiamenti acustici. Il percorso è ancora tutto da tracciare e qualcosa mi fa credere non sarà facile delinearlo.

THOMAS BOCCHIMPANI

Era il topolino di Morgan e quello che ha attirato più di tutti l’affetto del pubblico che è rimasto piuttosto deluso dalla sua eliminazione. Cresciuto più di tutti nella fase del serale ha dalla sua il tempo, la duttilità artistica che lo rende completo e l’estro giusto per farcela con tanto lavoro, determinazione e voglia di fare: caratteristiche che non gli mancano. E’ la vera scommessa vinta di Castoldi che in lui aveva trovato la sua (unica) pedina vincente (a ragione probabilmente).

SHADY

Era (forse) l’unica vera novità dell’anno ma una personalità non sempre facilissima da comprendere, un carattere altrettanto enigmatico e mille insicurezze che l’hanno puntualmente innalzata per poi gettarla nell’oblio a fasi alterne. La fortuna vuole che la ragazza sappia il fatto suo, sia abile musicalmente e abbia incontrato Boosta che crede davvero in lei: se avrà il tempo di lavorare e crescere può diventare un qualcosa di davvero interessante anche se lontano dalle scene di forte popolarità.

LO STREGO

Partito come uno dei grandi favoriti nel pomeridiano si è spento lentamente risucchiato da un sistema che, forse, ha capito non essere il più adatto e affine alle sue caratteristiche. Poteva, e doveva, fare di più affrontando probabilmente in modo diverso le situazioni che gli si sono presentate davanti. Difficile rimanga nella mente degli spettatori di quest’edizione a lungo se non come una promessa non mantenuta.

MICHELE PERNIOLA

Entrato al serale per il rotto della cuffia in una selezione abbastanza inspiegabile ancora oggi, ci è uscito prima di chiunque altro facendo perdere le sue tracce in un batti baleno. Continuerà a far musica perché il ragazzo ne è visibilmente innamorato ma non sarà di certo il ricordo più lampante ed immediato nella mente degli spettatori di quest’edizione dello storico talent di Canale 5 dove cantanti come lui non hanno mai brillato particolarmente, anzi.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.