Recensione del nuovo tour della cantante salentina
E’ una Emma nuova e, contemporaneamente, la Emma di sempre quella che in questi giorni si sta donando senza freni al suo pubblico, quello di oggi come quello di ieri. E’ una Emma che vive il suo Essere qui Tour come, forse, non ha mai fatto: con nuove consapevolezze e, contemporaneamente, nuove incertezze date più dagli altri che da se stessa e dalla propria musica. E’, però, soprattutto una Emma che ha voglia di mostrarsi per quello che è oggi: una cantante da anni sulla cresta dell’onda grazie alla propria musica, alla propria voce e, perché no, anche alla propria persona: spigliata, sincera, incredibilmente sexy ma sempre intelligente e competente.
Nella data padovana del 21 maggio l’artista salentina si dona in una scaletta di 23 canzoni, 3 cambi d’abito, una scenografia minimale e senza troppi fronzoli (ma con qualche gradito ed efficace effetto speciale) e una band di 6 elementi con cui interagisce dal’inizio ala fine del live non dimenticandosi mai di non essere sola sul palco ma di dovere parte della resa dello spettacolo proprio ai suoi musicisti.
Avrei potuto starmene comodo in poltronissima o, meglio ancora, nel backstage sgranocchiando patatine ma sarei stato uno dei tanti direttori accorsi al palazzetto per dovere di cronaca o per qualche favore futuro (forse, non dovrei dirlo ma la Marrone ieri sera ha insegnato anche a dire ciò che si pensa malgrado i pochi benefici che possono derivare da tale scelta). Ho scelto, piuttosto, di scendermene in platea saltando a ritmo di batteria insieme ai fan più accaniti, cantando a squarciagola tutti i pezzi dall’inizio alla fine perchè sono dell’idea che un concerto si possa affrontare soltanto così: capendolo e vivendolo. A maggior ragione se è un concerto di Emma.
Ecco che, allora, il live ti restituisce, a mente fredda, il suo senso più profondo, più vero, quello che va oltre al mero riproporre dal vivo le canzoni dell’ultimo album. Ed il senso di questo tour di Emma è dire ciò che l’artista davvero pensa del suo tempo, di questo tempo, del suo “essere qui” per l’appunto. Un “essere qui” che la salentina è felice di vivere nonostante chi le sbatte in faccia numeri inferiori alle attese o chi la giudica inadatta a ricoprire il ruolo di pop-star che ormai da 10 anni ricopre senza alcuna caduta. E’ un live che vuole urlare, con energia ma anche sottovoce: “io ci sono, sono qui e so davvero fare quello che propongo”. Emma sa fare la cantante, sa stare sul palco, sa interagire con il suo pubblico e, soprattutto, sa far passare attraverso le canzoni il suo messaggio. Quel messaggio che a volte si tinge di rabbia, altre di delusione, altre ancora di soddisfazione e appassionante amore. E’ un messaggio che, però, Emma vuole dare a modo suo, cantando e sperando che venga recepito forte e chiaro come lei spera. E per fare ciò la cantante rinuncia spesso alla tentazione di rivedere arrangiamenti e suoni, di stupire calando assi che comunque potrebbe avere in mano: sceglie, piuttosto, di cantare insieme al suo pubblico, di rendere onore alle canzoni così come i suoi autori le hanno concepite e pensate.
I momenti più alti della serata si raggiungono, non a caso, in quei pezzi in cui il cuore può uscire allo scoperto mostrandosi, forse, meno velato che altrove. Stupiscono e colpiscono nel segno le potenti Portami via da te, di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, ma anche la più eterea e densa Trattengo il fiato che, guarda caso, parla di delusioni inaspettate. Immancabile le hit di sempre: Amami, Calore e Cercavo amore, sempreverdi irrinunciabili che arricchiscono una scaletta orfana (ingiustamente) di Non è l’inferno, brano che alla salentina consegnò la vittoria sanremese nel 2012 e che, mai come in questo tour, avrebbe potuto riscoprire quel filone di sentimento e volontà di rinascita di cui Emma pare essersi forgiata in questi mesi.
Emma canta, suona, si muove e… “suda” come racconta a più riprese al proprio pubblico ma non si risparmia: si dona e si lascia prendere dall’energia di chi c’era ieri e continua ad esserci anche oggi. “Essere qui” (qui la nostra recensione del disco) è un tour che, forse, avrà staccato qualche centinaio di biglietti in meno ma che suona nel modo migliore di sempre grazie a quell’energia e amore mai mancati alla salentina a cui, però, si è aggiunto anche un messaggio forte e concreto da lanciare con coraggio e sincerità. Se non è musica questa…
Ilario Luisetto
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