Raramente è capitato (perlomeno negli ultimi 7-8 anni) che un vincitore di un talent show di prima fascia rinunciasse ad un disco immediato (e quindi al quasi matematico successone di vendite), ad un Festival di Saremo praticamente offerto su un piatto d’argento e ad una certa popolarità televisiva e musicale che per un anno, almeno, è garanzia di successo. Giò Sada, vincitore dell’ultima molle edizione di X-Factor, ha avuto il coraggio di fare tutto questo per fare le cose per come, a suo modo di vedere, si sarebbero dovute fare. Ha pubblicato il suo singolo d’esordio (Il rimpianto di te) durante il talent e poi è praticamente sparito fino ad oggi (9 mesi dopo) quando ha annunciato di essere pronto a tornare (o forse sarebbe meglio dire a venire per la prima volta) sulle scene con un vero progetto discografico.
Volando al contrario è il primo singolo che anticipa l’album d’esordio del cantautore pugliese atteso per il 23 settembre. Giò ha voluto prendersi il suo tempo per scrivere un disco tutto da solo (quanti hanno avuto il coraggio di farlo dopo un talent?), per ricercare un suono che gli appartenesse e lo convincesse con la sua band di sempre e per pubblicare un qualcosa che lo rappresentasse davvero (missione davvero lodevole considerando che ai “prodotti” dei talent show è proprio questo che si rimprovera: una scarsa personalità che fa si che un qualsiasi brano, scritto ad occhi chiusi da uno dei tanti autori di oggi, potrebbe essere cantato da almeno altri 10 cantanti con lo stesso risultato).
Il risultato è una ballata pop-rock con dei pesanti estremi rock ma con quelle inconfondibili sfumature pop che non possono proprio essere tralasciate. E già qui viene da storcere un po’ il naso: un artista come Giò che ha il rock nel sangue avrebbe potuto osare sicuramente di più dal punto di vista dell’arrangiamento. Manca quell’assolo di chitarra elettrica tamarra o quel bridge talmente potente da far pensare ci siano gli ultrasuoni in cuffia. Ma poi c’è la voce, una gran bella voce, che cerca di sopperire alla (consapevole) mancanza musicale: il problema è che a tratti, forse, anche la voce esagera e questa volta non in minimalismo ma in dosi decisamente eccessive.
Un equilibrio che evidentemente non c’è anche se il risultato finale è comunque un bel sentire considerando che sicuramente Giò Sada avrà dovuto convivere con le mille pressioni e richieste che vengono dalla discografia con la quale ora si trova a fare i conti: riuscire a prendersi tutto questo tempo sarà stata già un’impresa colossale (consapevole del fatto che probabilmente gran parte del pubblico conquistato in pochi mesi lo avrebbe abbandonato in un attimo) che, probabilmente, occorreva bilanciare con un sound non troppo rischiato (anche se la voce ci prova) ed un testo (ahimè vista la sua indole internazionale) in italiano (come sarà la stragrande maggior parte dell’album). Un brano che è figlio di trattative e che per questo non si colloca in nessuna delle sfere. Sta a metà tra pop e rock, tra mood italiano ed estero, tra commerciale e ricercato. Sta a metà tra tutte le possibili coppie d’opposti musicali e questo non aiuta sicuramente, anzi, danneggia più che la scelta di prendere una direzione netta che possa (come è giusto che sia) non piacere. Sta a metà.
VOTO: 7/10
Ilario Luisetto
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