Analisi sugli effetti negativi che il gossip produce in coloro che si arrogano il diritto di giudicare la vita privata di un personaggio pubblico
Che l’Italia sia un Paese che faccia fatica a scrollarsi di dosso etichette e ideologie di un tempo ormai passato e superato, soprattutto rispetto alla maggiorparte degli altri Stati europei (per non parlare di quelli d’oltreoceano) è cosa assai evidente, da sempre e su qualsiasi fronte. Ma che ancora oggi, nonostante gli importanti passi in avanti, seppur lenti, fatti sul tema dell’omosessualità, soprattutto grazie al riconoscimento delle recenti unioni civili, faccia notizia per il grande pubblico indagare sull’orientamento sessuale di un artista e sulle sue scelte o non scelte personali piuttosto che musicali lasciatemelo dire: è intollerabile.
Sicuramente essere un personaggio pubblico comporta, oltre che evidenti lati positivi, anche dei risvolti che non sempre possono rivelarsi ottimali o ininfluenti per chiunque (primo fra tutti la privacy pressochè inesistente), vuoi per aspetti meramente soggettivi piuttosto che caratteriali, ma fa parte del gioco e va bene così. Sta poi all’abilità del personaggio il riuscire a tenere al di fuori dei riflettori la propria sfera privata, qualora lo si voglia. Ma esiste anche una delicata linea di confine che non dovrebbe mai essere oltrepassata, per lo meno da chi sostiene di lavorare con professionalità, che è quella del rispetto. Rispetto che è assolutamente mancato ad esempio nella “notizia” che un giornale di gossip ha inteso prospettare questa estate a scapito di Emma, sbattendola in copertina con il titolo “Emma lesbica? Tutta la verità!”, con la speranza di vendere qualche copia in più sotto l’ombrellone suscitando la reazione della cantante che, sentendosi violata, ha inteso replicare tramite i suoi canali social con parole che condividiamo in pieno.
C’è chi reagisce, in modo comprensibilissimo, come ha fatto Emma rispondendo pubblicamente e fregandosene di tutto, anche della conseguente maggiore attenzione che ha di fatto regalato al giornale in questione. C’è chi invece pone in essere la reazione opposta, come ad esempio Renato Zero che all’ennesimo recente articolo sulla sua presunta omosessualità, mai smentita nè confermata dal diretto interessato, ha risposto con una totale indifferenza attraverso un saggio silenzio. Peraltro ci fa anche sorridere la pochezza di idee che portano ancora oggi ad accanirsi persino su un artista, per giunta di una certa età, che sul suo orientamento sessuale ci ha da sempre giocato costruendoci buona parte della sua carriera (d’altronde chi non ricorda le storiche trasgressive esibizioni de “Il triangolo”?).
C’è poi chi, come Tiziano Ferro, sceglie la via del coming out e decide di sfogarsi con il mondo intero raccontando pubblicamente tutti i dubbi e le perplessità che lo hanno portato fino al momento in cui ha scoperto la vera felicità, dichiarando prima a se stesso e poi a tutti gli altri di amare persone del suo stesso sesso. Scelta apprezzata dai più e che non ha scalfito minimamente la sua ascesa artistica, essendo tuttora tra i cantanti italiani più amati di sempre (ed anche da noi s’intende!). Ma è proprio qui che casca l’asino ragazzi, perchè un conto è la scelta personale, volontaria e soprattutto spontanea di volersi raccontare nella propria sfera più intima con tutti i risvolti che ne derivano (tra cui la gara a chi scova prima il fidanzato/a di turno, perchè il gossip è pur sempre il gossip e ci sta); altro conto è il dover subire le squallide pressioni di chi cerca a tutti i costi di estorcere una qualsiasi verità che non è altro che una non notizia, in qualunque caso.
E’ questa la cosa principale su cui dobbiamo riflettere. La sessualità dei cantanti, o di qualsivoglia personaggio pubblico, è davvero così interessante? Se una canzone ci fa emozionare perchè in primis ci identifichiamo in quegli stessi tormenti, in quelle identiche situazioni, è pur vero che niente dovrebbe importarci se a scriverla e/o interpretarla il cantante avesse pensato ad un uomo, una donna, un parente, un animale, una storia altrui o immaginaria. Nelle canzoni che scegliamo di cucirci addosso, in un determinato momento o per tutta la nostra vita, ognuno ci vede quel che vuole, e non può e non deve essere considerato un inganno neppure per un istante, se a cantare di “Paola” nel suo “Rosso relativo” fosse un ragazzo che pensasse magari ad un lui. Ci siamo chiesti il perchè non interessi a nessuno che, al contrario, un personaggio etero dichiari pubblicamente la propria eterosessualità? Forse perchè risulta normalmente banale?
Và da sè che, vivendo nell’epoca del politicamente corretto ad ogni costo, si fanno tante belle parole sull’amore universale ma, nel concreto, si utilizzano ancora le classiche etichette (nell’accezione più negativa del termine) che non portano a nulla di positivo e i fatti di cronaca che apprendiamo quotidianamente, ahimè, ne sono la prova più evidente. L’amore non può e non deve avere classifiche di gradimento o di genere, per cui una volta e per tutte lasciamo i nostri beniamini liberi di amare come e chi vogliono e, se proprio teniamo ad esprimere il nostro personalissimo parere, preoccupiamoci di orientarlo verso una sfera strettamente musicale.
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