Recensione del nuovo album d’inediti della band
Che fossero il gruppo numero uno in Italia negli ultimi anni era chiaro a tutti da tempo e probabilmente anche con merito ma con questo nuovo album, “Passione maledetta”, stanno facendo ricredere in molti.
Mettiamo subito le cose in chiaro: questo nuovo capitolo discografico si presenta come un buon disco; senza grandi vette certo, ma comunque un buon disco. Si, per chi non conosce i
Modà però. Eh già perché per chi li conosce da tempo questo è forse il disco più impersonale che abbiano sfornato in carriera. Impersonale, non brutto. Da quel “Viva i romantici” (album del 2011 certificato disco di diamante per le 500.000 copie vendute!) di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta e se con “Gioia” (pubblicato, invece, nel 2013) i danni erano stati limitati con “Passione maledetta” non c’è davvero via di fuga. La verità è che questi tre progetti sono legati strettamente gli uni agli altri, e non è un bene. Delle grandi hit radiofoniche del primo disco (primo per il grande pubblico, in realtà Kekko e soci hanno pubblicato altri album prima di “spaccare”, come si suol dire, nel 2011) non è rimasto gran che e anche le radio, che da sempre sono state il punto forte del gruppo, sembrano essersene accorte dato che i primi singoli estratti non sono mai entrati tra i 10 brani più passati settimanalmente dalle maggiori frequenze radiofoniche. Qual è il problema allora se il disco tutto sommato è un buon album? La ripetitività dei temi, dei suoni, del modo di cantare e interpretare, perfino delle parole. Tutto troppo uguale al passato, tutto troppo già sentito, tutto troppo Modà.
Si passa da E non c’è mai una fine (primo singolo estratto), che apre con i violini che sembrano portare una novità ma che poi viene prontamente messa in un angolo dall’immancabile frase “mi fai morire” (non vi ricorda per caso “se si potesse non morire” del 2013?), al rock più accentuato della title track (Passione maledetta) dove la melodia è pari pari quella di Dimmelo (sempre del 2013). Fortunatamente questa volta non c’è il duetto con Jarabe de Palo o con Emma; non perché non mi piacciono i featuring dei Modà con suddetti artisti ma perché, non so come, mi sembra di averli già ascoltati in più di un’occasione. Immancabile poi la vena più melodica portata avanti da E’ solo colpa mia, secondo singolo, e Stella cadente, dove la voce di Kekko diventa dolce e mielosa raccontando l’amore più puro, celestiale ed etereo. C’è anche la parte autobiografica (riferimenti a Gioia, nome della figlia di Kekko, sono puramente casuali) che si concretizza in una parte massiccia tra Francesco, California e Ti passerà dedicata alla nobile causa dell’infortunio di Insigne, attaccante del Napoli. Le cose più interessanti stanno in quel pop-rock che risulta più orecchiabile di tutte le altre tracce di Forse non lo sai, Che tu ci sia sempre (che recita “stupidi romantici che anche se non c’è niente si tormentano sempre”, e su… no venitemi a dire che pure questa vi è nuova!) e Doveva andar così.
E poi? E poi niente. Eh già perché finisce qui. 10 tracce. Soltanto 10 tracce. Forse c’è aria di crisi nella penna di Kekko dato che in tre anni è riuscito a scrivere un album di soltanto dieci canzoni. Ah già, però ha scritto un sacco per altri artisti. Si, questo è vero e forse era meglio se continuava a farlo per un altro po’ perché questa volta con i suoi Modà ha davvero deluso le aspettative.
Passione maledetta sarà sicuramente campione di vendite per l’ennesima volta (non raggiungerà mai il disco di diamante di “Viva i romantici” anche se i tre platini li ha già raggiunti e per questo tanto di cappello), le date agli stadi saranno sold-out e quelle nei palazzetti (quando verranno annunciate) ancora di più se possibile perché, è innegabile, questi ragazzi son bravi, fanno una musica che piace ma hanno un piccolo difetto: sono troppo costanti, troppo uguali a se stessi, troppo ripetitivi e per un ascoltatore dalla memoria un po’ più lunga di quella dei fan più scatenati questo non è necessariamente un bene.
Attenzione Modà a non tirare troppo la corda!
MIGLIOR TRACCIA: PASSIONE MALEDETTA – STELLA CADENTE
VOTO COMPLESSIVO: 7/8
Qui la nostra video-recensione
Ilario Luisetto
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