L’artista romagnola rompe il suo silenzio discografico con un singolo che convince sin dal primo ascolto
Basta il suono di un pianoforte, una chitarra che parte con il primo ritornello, una batteria che subentra nel secondo e un tocco di archi sul finale, per raggiungere la perfezione della tradizione musicale ed arrivare al cuore della gente. Di questo ne è consapevole Laura Pausini, che riscopre il valore delle emozioni semplici con “Non è detto”, primo singolo estratto dal suo nuovo progetto discografico “Fatti sentire”, in uscita il prossimo 16 marzo.
Una ballad che racconta in maniera matura la fine di una relazione, un vademecum su come superare l’incomunicabilità di coppia, a dimostrazione che a parlare di sentimenti non si commette mai un errore, soprattutto se a farlo è una delle nostre migliori interpreti, capace di pesare ogni singola parola donandogli la massima autenticità. Il plauso, va precisato, è da condividere con il suo validissimo team di autori (Niccolò Agliardi, Gianluigi Fazio ed Edwyn Roberts), in grado di intuire il giusto vestito da attribuire a questo attesissimo ritorno dell’ugola di Solarolo, che proprio quest’anno celebra le sue nozze d’argento con la musica.
Uscita da poche ore, “Non è detto” è già da considerare un evergreen del repertorio di Laura, perché con le sue sonorità genuine risulterà attuale anche tra vent’anni, cosa che non si può dire di “Innamorata” e di altre canzoni del suo passato più recente, costruire in laboratorio per funzionare per una sola stagione e passare il più possibile in radio, prerogativa della maggior pare delle ultime produzioni made in Italy. Mantenere un sound sobrio, con strumenti semplici e senza effetti alla moda, rappresenta il segreto per rendere immortale una canzone. Inoltre, nell’ultimo decennio, stiamo vivendo una vera e propria “emergenza-melodia”, le canzoni non si cantano più come una volta e si avverte il disperato bisogno di tornare a proporre quello che noi italiani sappiamo fare meglio di chiunque altro, senza scimmiottare suoni internazionali perdendo la nostra identità. Questa canzone rappresenta una giusta e concreta inversione di marcia, che segue di pochi mesi le nobili iniziative di controtendenza-musicale lanciate da Cesare Cremonini con “Poetica” e da Jovanotti con “Oh vita!”.
Insomma, ci ritroviamo al cospetto di un brano che sviscera l’idea del singolo discografico così come lo conosciamo, che nasce dall’esigenza di tornare ad esprimersi con più naturalezza, una necessità che non può essere condizionata dalle classifiche o dai business plan delle multinazionali, o più semplicemente da strategie volte ad acchiappare un pubblico nuovo, rischiando di perdere l’attenzione del cosiddetto “zoccolo duro” che da anni attendeva in silenzio questa presa di coscienza artistica che, attenzione, non rappresenta un ritorno alle origini, bensì un’evoluzione che strizza l’occhio alla riscoperta del proprio passato.
Rimandato il tempo della sperimentazione, per questa volta Laura Pausini sceglie di andare sul sicuro e non sbaglia affatto, perché cavalca l’onda nostalgica di chi rimpiange la musica italiana degli anni ’90, quella in grado ancora di varcare i confini nazionali per farsi largo nel mondo e che vedeva la stessa artista romagnola come assoluta protagonista. Strofa – bridge – ritornello – strofa – bridge – ritornello – special – ritornello: ma chi l’ha detto che questa formula è da considerare oggi obsoleta? La struttura di una canzone è il punto di partenza su cui prendono forma testo e melodia, il luogo da cui tutto ha inizio. Il nostro è un patrimonio artistico da preservare, con assiduo rispetto della tradizione e questa canzone dimostra di avere un’anima raffinata, incentrata sull’ariosità di un’inciso immediato che ti prende e ti sovrasta da qualsiasi altro pensiero. Una canzone pop d’autore, che potrebbe rappresentare un forte segnale per la discografia, per le radio e per tutte le industrie che sviluppano solo prodotti commerciali, ormai privi di contenuti dato il continuo riciclo di sonorità di plastica.
Per concludere, “Non è detto” sorprende per la sua essenzialità, perché ci riporta all’epoca del bel canto e alla musica suonata, senza troppi fronzoli. Laura Pausini alza l’asticella e punta tutto su voce e cuore, riuscendo nell’intento di scaturire emozioni, lacrime, standing ovation, ma anche dissenso e pareri neutri o meno positivi. Questa, signori, è la giostra della canzone, il circolo vizioso delle sette note, un qualcosa da mettere sempre in conto, ma se andiamo ad analizzare la capacità e il potenziale che questo pezzo ha di infondere serenità in chi l’ascolta, beh allora assistiamo al vero e proprio capolavoro della musica. Scusate se è poco.
Non è detto | Testo
E tu cos’aspettavi
a dirmi quello che dovevi dire?
a non rischiare niente
non vai all’inferno
e neanche sull’altare
e noi così distanti
a sopportarci con educazione
la colpa non esiste
ma ognuno prenda la sua direzione
Perdonami per questi giorni
non li ho saputi raccontare
avevo un indirizzo nuovo
e un posto per scappare
E non è detto che mi manchi sempre
le cose cambiano improvvisamente
e certi angoli di notte non avranno luce mai
e non è detto che non provo niente
se tengo gli occhi sul tuo sguardo assente
e se mi fido della forza di un ricordo casomai
Prenditi l’ombrello
che sia il riparo sotto la tempesta
se quello che ti devo
è avere il cuore dalla parte giusta
Perdonami per questi giorni
non li ho saputi raccontare
ho un treno verso l’aeroporto
e un volo tra due ore
E non è detto che mi manchi sempre
le cose cambiano improvvisamente
e certi angoli di notte non avranno luce mai
e non è detto che non provo niente
se tengo gli occhi sul tuo sguardo assente
perché mi fido della forza di un ricordo, casomai
E non è detto
e non è detto
e non è detto
e non è detto
Ma chi l’ha detto che non provo niente
quello che è stato rimarrà importante
come la piccola speranza che ci serve e che ti dai
Perdonami per questi giorni
non ho saputo come fare
Nico Donvito
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