venerdì 22 Novembre 2024

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Marco Rotelli: “La musica, quella vera, è finita” – INTERVISTA

Intervista al cantautore milanese che racconta la sua sfiducia verso la discografia

Conosco Marco Rotelli, giovanissimo cantautore lombardo, da poco più di 3 anni e gli sono particolarmente legato per tutta una serie di motivi tra cui uno in particolare: con lui ho realizzato la mia prima intervista che, tra l’altro, è stato il primo articolo pubblicato su Recensiamo Musica. Da allora le cose sono cambiate molto per entrambi, per lui c’è stato un album d’inediti, tanti singoli in vetta alla rotazione radiofonica, collaborazioni importanti e ora si stanno aprendo le porte di una nuova avventura musicale ricca di tante piacevolissime sorprese tutte da scoprire. Da una delle nostre “chiacchierate” è uscita una sorta d’intervista che pubblico oggi dopo qualche settimana di attesa per ribadire fortemente il concetto che Marco ha voluto cantare nel suo ultimo singolo, La musica è finita. Ecco cosa ci siamo raccontati:

Allora Marco, ci siamo, dopo un po’ di tempo torni a farti sentire musicalmente con un nuovo brano, La musica è finita: una canzone, forse, un po’ atipica per il tuo percorso e che, come ho scritto nella mia recensione, combatte le mode musicali del momento distaccandosene totalmente

<<Si, ho letto la tua recensione e sono d’accordo con il suggerimento che davi: combattere le mode tornando a cantare d’amore come un tempo. Il punto, però, è questo: se io vado a proporre una bellissima canzone d’amore non mi si fila nessuno (ride): non ho la forza per dettare mode in questo momento e in questo sistema. L’unica possibilità che avevo era proporre un brano che denunciasse la situazione attuale>>.

Certo, hai assolutamente ragione ma, ascoltando il pezzo, m’è forse dispiaciuto che una melodia così bella, tradizionale e pazzescamente sognante sia stata utilizzata per una canzone che non vuole di certo puntare a diventare quella che tutti cantano sotto la doccia. Il suo scopo è un altro e ha tutto il diritto di averlo ma, da nostalgico di quel tipo di melodia per raccontare l’amore, per un momento ho sognato che, almeno in questo caso, ci sarebbe potuta essere un’opportunità concreta

<<Certo, capisco cosa intendi>>.

E’ comunque un brano che, oltre al messaggio, propone anche tutta un’altra serie di cambiamenti nella tua vita, primo fra tutti il cambiamento d’etichetta discografica

<<Si ultimamente ho cambiato etichetta e manager che per me hanno fatto davvero tantissimo, soprattutto Marco Sfratato con cui avevo dato inizio a tutto il mio percorso nel 2012. Era stato lui, anni fa, a presentarmi a Kekko dei Modà al quale ero piaciuto molto e con cui avevamo dato inizio ad un progetto molto forte. Era quasi tutto pronto quando poi sono accadute delle cose che hanno fatto fermare tutto obbligandomi a ripartire da zero. E’ in quel momento che arrivo alla New Music di Pippo Landro con cui, nel 2015, ho pubblicato il mio primo album>>.

Che è successo con Francesco?

<<Diciamo che, anche in questo caso, l’amore centrava eccome. Per una serie di coincidenze del tutto casuali avevo iniziato una relazione con una ragazza che, in quel momento, era in una situazione particolare. Io e Kekko ci siamo trovati nel mezzo di questo vortice e l’unica soluzione possibile è stata quella di prendere una scelta definitiva e drastica come quella d’interrompere ogni nostro progetto in comune>>.

La musica è finita” arriva dopo una nuova ondata di cambiamenti e porta con sè un messaggio forte ed importante, un messaggio che vuole essere una denuncia della situazione discografica attuale

<<Voglio raccontare una situazione discografica che non ha spazi: o si entra in un determinato giro che, per esempio, può essere il talent show oppure difficilmente si riesce ad emergere. Tutti quei pochissimi spazi che ci sono per i giovani sono tutti incanalati nell’aspetto televisivo. Le rarissime eccezioni prevedono accordi particolari o determinate situazioni non semplici da intercettare: io stesso ne ho giovato con il mio precedente album fortemente sostenuto da Radio Italia per via di un accordo. Non c’è più alcuna possibilità per chi non appartiene a questi due circuiti contrariamente a quanto accadeva anni fa o a quanto accade, ancora oggi, fuori dall’Italia>>.

Un sistema che, il più delle volte, si basa su una sorta di raccomandazione

<<Si, è naturale ma da parte mia non c’è alcuna contrarietà alla raccomandazione in sè: se un artista è valido perchè non raccomandarlo a qualcuno? Purtroppo, ciò che accade spesso, è che le raccomandazioni vengono riservate a chi tutto questo talento non ce l’ha e lo dico a prescindere da me: ci sono tantissimi talenti validi che, però, non vengono notati o fatti notare da nessuno per colpa di tutto ciò>>.

Ho selezionato dal tuo brano 4 versi che, secondo me, sono particolarmente significative al fine di trasmettere il messaggio che hai ora spiegato di voler far passare. Il primo dice “devi far ballare, devi far divertire questo pubblico pagante così confuso e irriverente”. Perchè scegli di definire il pubblico “confuso e irriverente”?

<<Lo definisco “confuso” perchè nel panorama attuale lo spettatore medio interpreta ciò che vede in TV o in radio come un qualcosa di giusto e da seguire: credo che bisogna imparare al di là di questi schemi forse anche un po’ vecchi. Non per forza tutto ciò che ci fanno vedere in TV o ci fanno ascoltare in radio è effettivamente valido ma, anzi, spesso causa questa confusione di cui parlo. Lo vedo anche dai social: le persone si fanno davvero trasportare da ciò che viene proposto. L’irriverenza, invece, arriva da quello che sempre più il sistema discografico pensa del pubblico italiano: un’etichetta si trova a dover realizzare il disco con delle spese notevoli senza che poi la gente compri effettivamente il prodotto. Ecco che allora i discografici definiscono il pubblico come irriverente e irresponsabile di fronte alla musica senza capire che, in realtà, oggi le canzoni non si comprano più>>.

Il secondo verso che ho scelto nell’inciso dice “oggi non si soffre più per amore, non si piange più per amore”. E’ un verso che mi ha colpito particolarmente perchè, qualche giorno prima che uscisse questo tuo brano, avevo pubblicato un articolo (lo potete recuperare qui) dove mi chiedevo dove fossero finite le “triste canzoni per l’inverno” ora che persino Tiziano Ferro è diventato allegro. Ho trovato, quindi, una conferma in questo tuo verso dove sembra che tu voglia addossare anche questa “colpa” al sistema discografico

<<Credo che in parte sia assolutamente così ma poi, anche questo verso, è da leggersi in modo ironico. In realtà non è vero perchè la gente ancora oggi piange e soffre per amore soltanto che si vuol dare al pubblico un qualcosa di diverso credendo che piaccia di più ma cadendo, inevitabilmente, in canzoni che risultano, invece, costruite come quelle che ascoltiamo da qualche anno>>.

In un altro momento dici, invece, “cara discografia vorrei averti mia senza troppi compromessi“. Se dovessi ripensare a tutti i compromessi che ti hanno chiesto di accettare per fare questo lavoro te ne viene in mente qualcuno in particolare?

<<I compromessi che ci sono e che si devono fare per poter far musica davvero sono tantissimi, di grandi e di piccoli: cambiare testi o arrangiamenti sembrano cavolate ma, per un’artista che ha scritto quella canzone, sono cose importantissime e fondamentali per riuscire ad esprimere ciò che si voleva dire. Questi sono quelli a cui ho pensato io nel momento in cui ho scritto questo brano in particolare ma ce ne sono mille altri come il doversi vestire in un determinato modo piuttosto che accettare altri piccoli dettagli per accontentare il gusto di qualcuno che, in realtà, sta privando l’artista di un qualcosa>>.

L’ultimo verso che ho scelto del tuo brano è quello in cui dici “sono vecchio a 20 anni, me l’hai detto”: ti hanno detto davvero questo?

<<Si, purtroppo me l’han detto. Non do nemmeno colpa ai discografici che dicono continuamente queste frasi agli artisti perchè, poi, mi metto nei panni del discografico che con una bellissima canzone deve andare ad elemosinare i passaggi radiofonici. Il loro, per certi versi, è un condizionamento che viene imposto dal sistema musicale dei grandi network che per le etichette di oggi sono un grande muro che fa rimbalzare le canzoni davvero italiane indietro>>.

Negli ultimi anni si parla spesso dell’influenza del web nella realtà discografica. Credi che le radio siano ancora così importanti per la musica nonostante YouTube, Spotify, iTunes?

<<Sono mesi che mi sento ripetere che il web ormai è molto più forte della radio ma io sono convinto che, se si vuole arrivare al grande pubblico, le radio e la televisione siano ancora due elementi essenziali: si può anche far successo sul web ma in quel contesto non si riesce a coprire tutta la fascia di pubblico, si va dai 13 anni ai massimo 40. La radio e la TV, invece, è molto più trasversale ed eterogenea da questo punto di vista>>.

Riguardo ai progetti futuri invece?

<<Prestissimo uscirà una collaborazione internazionale con un artista spagnolo della quale sono molto contento>>.

Come è nata quest’avventura?

<<L’estate scorsa sono stato in Spagna e ascoltando la radio spagnola ho conosciuto questo artista, David Neria, che in quel periodo era passatissimo ovunque con una canzone che mi ricordava moltissimo me stesso, il mio modo di scrivere e il mio modo di cantare. Gli ho scritto su Facebook complimentandomi per questa sua canzone che sentivo ovunque e mi piaceva molto. Lui è stato molto carino e disponibile rispondendomi quasi subito e mettendosi a chattare con me per un po’ e da lì è nata l’idea di realizzare insieme un duetto per il mercato spagnolo. Ci siamo incontrati ad ottobre a Siviglia e insieme abbiamo individuato una mia canzone da pubblicare insieme>>.

In Italia lo pubblicherete oppure è un brano dedicato soltanto al mercato spagnolo?

<<Ancora non lo so, vedremo. Per ora sono innamorato della Spagna, in particolare dell’Andalusia, e del loro mercato discografico, totalmente diverso dal nostro. Proprio David mi raccontava come lui non abbia alcun accordo radiofonico e, nonostante questo, i network passano ugualmente la sua canzone perchè è un bel brano: qui in Italia tutto ciò sembrerebbe un miraggio>>.

Correggimi se sbaglio ma, mi sembra, che “La musica è finita” tu l’avessi presentata a Claudio Baglioni per le selezioni delle Nuove Proposte dell’ultimo Festival di Sanremo

<<Si, è vero. Credo che, alla fine, il pezzo non sia stato preso in considerazione proprio per quello che dico nella canzone anche se, paradossalmente, poteva fornire una buona polemica per alimentare il gossip del Festival. Ho presentato la canzone già convinto che non l’avrebbero presa e quasi per protesta contro quell’idea che, secondo me, i brani, almeno quelli dei giovani alla fine dei conti, non siano stati poi scelti da Claudio Baglioni perchè chi ha scritto una mole infinita di capolavori come lui non può aver selezionato quei brani che ho ascoltato. Tra i 16 scelti per la gara televisiva di Sarà Sanremo soltanto quello di Dave Monaco penso fosse degna del palco dell’Ariston>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.