domenica 24 Novembre 2024

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Mirkoeilcane, la sua “Stiamo tutti bene” smuove coscienze e racconta una storia

Sarà uno degli otto protagonisti delle Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2018, con una canzone che promette di emozionare ad ogni singolo ascolto

Nome: Mirko, cognome: Mancini, soprannome: Mirkoeilcane, missione: smuovere le coscienze, obiettivo: arrivare a più persone possibili. Diciamolo subito, chi non si emoziona ascoltando le parole di “Stiamo tutti bene”, non può essere considerato a tutti gli effetti un essere umano. Con questi presupposti, il giovane artista romano approda al Festival di Sanremo con la consapevolezza di proporre un brano che affronta un tema importante, più che mai attuale, attraverso gli occhi di un bambino migrante.

“Volevo diventare il chitarrista più forte del globo, non ci sono riuscito e ho ripiegato su questa storiaccia del cantautore – ha rivelato ironicamente nella clip di presentazione andata in onda nel corso della serata evento di Rai 1 – le mie canzoni nascono per puro caso e il brano che presento al Festival è venuto fuori dopo una chiacchierata con un ragazzo, che mi ha colpito per il suo modo di raccontare con il sorriso episodi ricchi di violenza, da questo incontro è venuto fuori un pezzo tutt’altro che orecchiabile, ma denso di speranza”.

Vincitore del Premio Bindi e di Musicultura 2017, Mirkoeilcane arriva al Festival per raccontare una storia, lo fa in maniera adulta e coscienziosa, senza sfociare neanche lontanamente nella retorica, un’impresa certamente non facile quando si affronta una così delicata tematica sociale, perché si corre il rischio di commettere una “poviata”. Fortunatamente, invece, l’artista ricorda tutt’altro, avvicinandosi a sonorità miste al parlato che richiamano le migliori composizioni di Daniele Silvestri e di Samuele Bersani, impreziosite da uno stile unico e personale, destinato a farsi spazio per continuare a dire la sua nel mondo della musica. Non è la prima volta che si parla di immigrazione a Sanremo, ci tengo a ricordarlo, prima di “Stiamo tutti bene” aveva regalato spunti di riflessione a riguardo anche “Dov’è la terra capitano“, pezzo portato in gara nel 2005 dal compianto Enrico Boccadoro, artista scomparso prematuramente lo scorso novembre.

Ci vuole davvero coraggio nel presentare sul palco del Festival della canzone un brano parlato, di quelli che difficilmente canticchi in macchina il giorno dopo, ma che ti lasciano molto di più di un motivetto che ti picchietta nella testa, emozioni che non si possono raccontare, ma ascoltare e riascoltare senza mai stancare.

Stiamo tutti bene | Video

Stiamo tutti bene | Testo

“…Ciao, mi chiamo Mario e ho sette anni
sette e mezzo per la precisione
mi piace il sole, l’amicizia, le persone buone
il calcio, le canzoni allegre
ed il profumo buono della pelle di mia madre
papà mio è da qualche mese che non torna
ma guai a parlarne con qualcuno
specialmente con la mamma
perché si sente male
grida, piange e non la smette più
e per tre giorni si nasconde e non si fa vedere

Ma oggi è un giorno felice che qui è arrivato un pallone
e finalmente potrò diventare forte e fare il calciatore
so già palleggiare con i sassi è diverso
ma sono avvantaggiato perché corro forte come il vento
e allora volo alla radura insieme agli altri bambini
chi arriva ultimo in porta sai che rottura di co…
arrivo primo, come sempre, e allora sono attaccante
scarto, driblo, tiro in porta ed il portiere non può farci niente
poi da più lontano sento ‘Mario vieni qua
prendiamo tutto quel che abbiamo e raggiungiamo papà’
mamma, proprio adesso, sto tirando un rigore
ma non c’è verso, ce ne andiamo, meglio non polemizzare

Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
stiamo tutti bene, tutto molto bene
come si conviene, stiamo tutti bene
stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
non c’è nulla per cui ci
dobbiamo preoccupare
e scomodare

Ma guarda te a jella proprio a me doveva capitare
quattro giorni su sta barca, intorno ancora solo mare
ma ti pare giusto, uno va in vacanza per la prima volta
e quelli lì davanti son capaci di sbagliare rotta
che poi a chiamarla barca ci vuole un bel coraggio
stare in tre seduti in mezzo metro di spazio
è come me e gli altri duecento tutti intenti a pregare
ed io vorrei soltanto alzarmi e palleggiare

Ma se soltanto sporgo anche di un centimetro il piede
questo davanti si sveglia e inizia a dire che ha sete
io ho pure sete, fame, sonno e mi fa male la schiena
ma non c’è mica bisogno di fare tutta sta scena
e poi c’è questo di fianco che ha chiuso gli occhi, non li apre più
è da due giorni che dorme che pare non respiri
non ho mai visto nessuno dormire così tanto
ho chiesto a mamma e ha detto che era proprio stanco
boh, tre giorni fa ne hanno buttato una ventina in mare
mamma dice che volevano nuotare, io li sentivo gridare
e non sembravano allegri, ma almeno adesso
ho un po’ di spazio per i piedi

è il sesto giorno, adesso dormo, pure mamma e un tipo magro
qualcosina più in là grida che vede la Madonna
e questa barca adesso puzza di benzina e di morte
e mamma ha detto di non farci caso e di essere forte
e di fare il bravo bambino e star seduto qua
che mamma adesso s’addormenta e raggiunge papà
però piangeva e si sforzava di sorridere
forse era proprio tanto stanca pure lei

E c’è un silenzio tutto intorno che mi mette paura
s’è fatta notte, ho freddo e in cielo non c’è neanche la luna
gente grida, chiede aiuto ma nessuno risponde
mi guardo intorno e neanche a dirlo
vedo sempre e solo onde, dopo onde, ancora onde, allora onde evitare
di addormentarmi come gli altri ed esser buttato in mare 
mi unisco al coro della barca e inizio a piangere e gridare
non ho forza, chiudo gli occhi e non so neanche nuotare

Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
stiamo tutti bene, stiamo tutti bene…”

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.