giovedì, Aprile 18, 2024

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Sanremo Giovani 2018: le pagelle dei 68 brani selezionati

Sono stati resi noti i nomi dei 68 artisti selezionati per la categoria delle Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2018Lunedì prossimo, 6 novembre 2017, a Roma saranno ascoltati live dalla commissione selezionatrice tutte le canzoni e saranno scelti i 12 brani che approderanno all’ultima selezione in diretta TV su Rai 1 il prossimo 15 dicembre quando verranno comunicati i 6 artisti scelti a cui si aggiungeranno i 2 talenti selezionati dal circuito di Area Sanremo. Ho ascoltato tutti e 68 i brani selezionati tra i 656 brani proposti a Claudio Baglioni, ecco le mie impressioni per ogni brano insieme ad una valutazione personale di ognuna da cui deriverebbe la scelta dei “miei 12 giovani”. In generale c’è da sottolineare la tendenza di una varietà musicale abbastanza ampia con una buona dicotomia tra arrangiamenti electro-pop contemporanei e brani più tradizionali che, a quanto pare, sembrano essere stati ampiamente premiati dalla commissione selezionatrice rispetto alle ultime annate. Ecco, comunque, le mie impressioni:

1.Alberto Polcini – E TE NE VAI

Canzone d’amore che, come da tradizione sanremese, si mostra nel suo momento di chiusura e di sofferenza prima che “da domani ti cancello”. Arrangiamento che mischia l’orchestrazione tipica dell’Ariston con un beat elettronico su cui poggia una bella voce melodica senza, però, troppe pretese personalistiche. Suona molto come un Tiziano Ferro mood deprimente ma poi si scopre che non si tratti di Tiziano. Peccato. Rimane comunque carina. VOTO: 7 +(TRA I MIEI 12 FINALISTI)

2. Alessia Gerardi – UNIVERSI ARTIFICIALI

Vocina sinuosa e molto barocca nelle sue soluzioni stilistiche che cercano continuamente l’esaltazione della sua interprete più che la resa emozionale del brano che passa, assolutamente, in secondo piano. Lei è sicuramente un bel sentire ma forse è eccessivamente fuori dal coro per poter pensare a qualche cosa di interessante anche per un eventuale futuro. VOTO: 6

3. Alessio Giannetti – CAMBIA

Voce molto particolare che difficilmente si riconosce come maschile fin da subito. Anche in questo caso l’interprete è estremamente più forte della canzone che, esattamente come nel caso precedente, passa del tutto inosservata rispetto al cantato manierista che gorgheggia tra falsetti e contro-cori. VOTO: 6+

4. Andrea D’Alessio – CHI PER UN SOGNO NON MENTE

Primo ex X-Factor tra quelli presenti in questi 68 selezionati “ed è chiaro che per risorgere toccare il fondo è indispensabile”. A quattro anni dall’esperienza televisiva il giovane interprete barbuto torna con una bella canzone dove la sua voce trova una giusta misura tra continui cori di sottofondo e qualche tendenza mengoniana nel finale. VOTO: 7-

5. Angela Nobile – UN VUOTO AL CUORE

Partenza con il vecchio caro pianoforte che già dona al brano un punto in più pensando al contesto nel quale punta ad essere proposto. La voce è potente e chiara, forse anche troppo per la canzone che si richiama al modello della sofferta ballata d’amore/dolore che in Arisa ha trovato la sua migliore interprete nel recente passato. Bell’arrangiamento, canzone carina, voce che, pur essendo davvero bella, è forse troppo potente per queste intenzioni. VOTO: 6.5

6. Antonia Laganà – PARLI

Arriva direttamente dal team Noemi dell’edizione 2013 di The Voice of Italy e propone un brano degno delle grandi dive della canzone italiana del secolo scorso. Avrebbe potuto cantarla Patty Pravo ma sicuramente la resa sarebbe stata differente: alla ragazza manca forse il vissuto per raccontare davvero una canzone che non fa che guardarsi indietro. Canta bene, il timbro scuro e profondo sono interessanti, la costruzione del brano lodevole nella sua classicità che si rompe solo nel bridge finale dove esce allo scoperto anche la vocalità piena insieme ad un breve assolo di una tombra. Classicissimo ma all’Ariston è questo che vogliamo. Forse in radio no, ma chi se ne frega. VOTO: 7.5 (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

7. Aprile & Mangiaracina – QUELL’ATTIMO DI ETERNITA’

Le due ragazze ci riprovano anche questa volta dopo non esserci riuscite lo scorso anno quando arrivarono tra i 12 senza, però, andare oltre. Silvia Aprile, di certo, non la scopriamo oggi (il suo cantato è da sempre ipnotico) ed il talento alla composizione di Mangiaracina nemmeno. Questa volta, però, la canzone è decisamente più azzeccata e le due hanno ampie possibilità di farcela. VOTO: 7+ (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

8. Artù – MA LO SAI COSA C’E’

L’arrangiamento è tutto ispirato al mondo degli anni ’80 con quel sax che apre le danze e che da inizio ad una canzone estremamente orecchiabile e radiofonica dedicata ad una lei che ha “perso tutto ma sei più bella”. Musicalmente fresca ma non poi troppo entusiasmante oltre a ciò. VOTO: 5

9. Carlo Bolacchi – LO DICEVA ANCHE MIA MADRE

Orchestrazione che, non so per quale assurdo motivo, mi risuona in testa come un curioso mix tra la colonna sonora de “Il re leone” e “Mamma Mia” degli ABBA. Da qui iniziano i brani demenziali e, fosse per me, li manderei tutti a quel paese: senza offesa. A Sanremo sta roba no, grazie. Fortuna che dura poco anche se, per la varietà irrisoria del testo, potrebbe addirittura durare meno. VOTO: 3

10. Carol Beria – NESSUNA LACRIMA

Si cerca di costruire un’atmosfera intima ed emozionale ma il risultato finale risulta tutt’altro che centrato a causa di una voce davvero insipida e impersonale. Se ne può fare tranquillamente a meno malgrado un buon arrangiamento che sa sfruttare il plusvalore degli archi. VOTO: 4

11. Cladi – UN VUOTO DI TE

Mondo sonoro che richiama quella della più affermata L’Aura nel suo essere così allegramente canticchiabile pur senza dire nulla di che. Si potrà anche canticchiare ma dubito che lo si possa fare con la coscienza di non aver detto assolutamente niente, al massimo “na na na na”VOTO: 4.5

12. Cordio – IL PARADISO

Un flusso di coscienza che richiama, in un incessante crescendo musicale che di tanto in tanto assomiglia fin troppo ad una marcetta trionfale, immagini quotidiane di chi, a detta del cantautore, dovrebbe per diritto risiedere in Paradiso. Facile gridare alla convenienza quando oltre ai bambini vengono citati “migranti che sono annegati in mare” o “chi ama è libero di amare senza alcuna divisione”: temi che all’Ariston, si sa, colpiscono sempre. VOTO: 6+

Daniele Magro13. Daniele Magro – CUOREARMATO

E’ il mio preferito fin d’ora. Qui lo dico e qui lo confermo. E’ il mio preferito perchè da anni scrive brani per i grandi interpreti della musica italiana e lo fa senza seguire mode o diktat riscendo, tuttavia, a funzionare ogni volta grazie a quel suo naturale sentimento soul. All’Ariston propone uno di quei brani che cantati da qualche big farebbe dischi di platino a valanga e che lui riesce ad interpretare alla perfezione con una voce che non può passare inosservata tra le sue tinte profonde e quelle in falsetto. Si canta di difficoltà da combattere (“per quanta strada ho fatto e non rifarei, per quanta vita che ho sprecato e rivorrei“). Musicalmente perfetta per l’Ariston ad eccezione di quel bridge finale fin troppo ripetitivo. Malgrado tutto rimane l’unica vera canzone capace di vincere nel segno della tradizione sanremese. VOTO: 8.5 (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

14. Dari – John Kennedy

Tornano in scena anche i Dari proponendosi in una ballata che parte col piano ed una voce che quasi ci parla su fregandosene della metrica. Il tutto si evolve, poi, in un sound pop-rock dove, però, la voce rimane l’elemento di maggior fragilità per un brano che parla di speranza. VOTO: 5+

15. Dave Monaco – L’ETERNITA’ E’ DI CHI SA VOLARE

Altra ballata da cantastorie che parte tutta intima e delicata per aprirsi lentamente in una struttura degna del repertorio semi-lirico di Al Bano. Peccato che Dave, in questo caso, di Al Bano non abbia esattamente la medesima ugola. Per di più nell’ultimo ritornello la vocalità lirica esce davvero allo scoperto e si scopre che il cantato mostrato fino ad allora altro non era che un troll. Troppo facile tenere i piedi in due scarpe diverse per accontentare tutti. Partita con le migliori possibilità si conclude come un qualcosa di troppo al di sotto del modello che, senza troppi misteri, ha scelto di adottare. VOTO: 6-

16. Davide Mogavero – TAMIGI

L’unico artista che, in qualche modo, richiama al Festival la presenza di Maria de Filippi vista la sua partecipazione alla quattordicesima edizione di Amici dopo che X-Factor, qualche anno prima, non aveva dato i frutti sperati. Mancava solo il Festival e quindi ecco che arriva il tentativo estremo per giocarsi il tutto per tutto. Il brano è una ballata d’amore tutta chitarra e voce in cui la vocalità si distorce. Troppo poco per un ragazzo che ha cantato di meglio. VOTO: 6+

17. Davide Papasidero – MA SPORCARMI NO

Voce delicata e sinuosa in una partenza con il freno a mano e che poi, mano a mano, cresce a non finire prima di aprirsi in un beat electropop mentre si racconta di una “corruzione” generale del mondo pronto a comprarsi anche i sogni a cui, però, è importante non rinunciare. Intermezzo che propone un parlato deciso che esaspera l’interpretazione ponendo accenti fin troppo marcati ad alcune parole rendendo il cantato troppo costruito. Bel brano, da migliorare la resa vocale. VOTO: 7 (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

18. Davide Petrella – NON PUO’ FARE MALE

Un altro degli autori del pop italiano che in questo Festival si mette in gioco in prima persona. Dopo aver accompagnato le voci di Elisa, Renga, Cremonini e Nannini, il giovane Davide Petrella costruisce su di sè un pezzo pop-rock d’ispirazione internazionale grazie alla ritmica urban. Decisamente più interessante come autore. VOTO: 5.5

19. Dile -REWIND

Voce profondissima che su di un pianoforte racconta lo schifo della vita quando “va tutto storto” e in cui si spera di poter “guardare tutto ritornare apposto”. Suona quasi come una cantilena ma pecca per la sostanziale assenza di un ritornello convincente. Altra voce più forte della sua canzone. VOTO: 6.5

20. Dinastia & Gli Ultimi – CORRO LIBERO

Voce che nella sua timbrica scanzonata mal si adagia sulla melodia orchestrale che difficilmente può sposare delle barre come quelle proposte (anche se in chiave melodica). La parte migliore è quella in cui il (soft)rap esce davvero allo scoperto dimostrando che, ancora una volta, cantare e rappare non è per tutti e, soprattutto, chi sa fare una cosa non per forza sa fare anche l’altra. VOTO: 6-

21. Emilia Zamuner – TI PORTEREI LONTANO

L’atmosfera è quella dei piano-bar e la voce ricalca abbastanza fedelmente la timbrica di Anna Tatangelo. Il vero problema, però, è il fatto che dall’inzio alla fine non succede nulla: ben cantata ma manca qualche cosa che la renda interessante e non faccia gorgogliare gli sbadigli a ritmo con gli archi. VOTO: 5

22. Emme – SORRISI VIOLA

Voce dalla timbrica molto scura e profonda che su di una chitarra acustica poggia tutta la sua canzone puntando tutto sull’emotività che, però, rimane frenata quando il ritornello si scopre voler essere ritmico pur senza alcun arrangiamento strumentale. Una chitarra e voce sembra davvero troppo poco per l’Ariston. VOTO: 3

23. Eva – COSA TI SALVERA’

Altra voce proveniente dal mondo di X-Factor che, dopo la firma di Giuliano Sangiorgi per il suo primo inedito televisivo, si affida ad un brano più pop ed orchestrale nei suoi intenti. Voce incantata che gioca con il bell’arrangiamento che valorizza il bel ritornello che richiama quel “case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale” di quel (super) imitato Tiziano Ferro (non solo da lei, sia chiaro). VOTO: 7- (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

24. Eva – CUORI DI CERA

Brano appoggiato tutto su di un beat elettronico che crea quel sentore dance difficile da collocare sul palco dell’Ariston. La voce gioca tra falsetti delicati ed una voce piena in un ritornello che non può non richiamare il battito di piede. VOTO: 7=

25. Forlenzo – LAMMERICA

Altra canzoncina cantautorale vecchio stampo che richiama immagini ultra-consumate sognando un mondo ipotetico che, ormai lo si sa bene, non esiste nemmeno nella fantomatica “Lammerica”. Il ritornello gioca su di un sapore partenopeo gridando al fantomatico guagliò. Orecchiabile ma poco altro. VOTO: 6++

26. Fratto – 5 : 9 – 12

Nome e titolo già mi innervosiscono, per di più non ho mai amato la matematica… figuriamoci la canzone, quindi. Tralasciando l’ironia il brano fa leva proprio su di un testo istrionico ed allegro e su di un fischio che suona tanto come quello di LP. Incalzante nel racconto e la canzone scorre via come un qualcosa “che non è importante”. Proprio per niente. VOTO: 4

27. Gabriele Deca – A TEMPO

Lui canta come se fosse Max Gazzè e prova persino a scrivere un qualcosa di appartenente al suo repertorio peccato che la voce risuoni come troppo sospirata e che le immagini scelte non sono paragonabili a quelle del ben più istrionico cantautore romano. VOTO: 4.5

28. GionnyScandal – MALPENSA

Uno dei “big” di questo eterogeneo “gruppone” giovane. Sorprendentemente il pezzo è ben poco rappato, anzi, per niente. Sceglie piuttosto un cantato pop su di un arrangiamento electropop che, però, dimostra tutte le sue difficoltà canore rendendolo più fragile ed incerto nella proposta di quanto già non fosse nel suo territorio usuale. VOTO: 4/5

29. Giulia Casieri – COME STAI

Una canzone mezza rap, mezza melodica nel suo cantato. La novità sarebbe vedere una donna interpretare questo genere sul palco del Festival che, ormai già da qualche anno, ha sdoganato la presenza di “pseudo-rapper”. Voce sufficientemente efficace diversamente dalla canzone decisamente troppo debole. VOTO: 5

30. Hale – METEORA

Torna il pianoforte, torna una voce delicata che interpreta tra sospiri e mezza voce parlando di lacrime, pianti e perdite agli occhi di “quello che sarebbe stato”. Il tutto si schiude con calma aggiungendo la ritmica a partire dalla seconda strofa e richiamando, nuovamente, l’inimitabile Ferro nella scrittura dove vengono usati persino i suoi abitali passati remoti. Funzionerebbe se venisse esasperata nella resa vocale continuamente tenuta a freno per creare una sensazione struggente che, però, non ha la forza di creare. A volte meglio accontentarsi di volare basso e raccogliere quello che si può. VOTO: 6.5

31. Hugolini – BABELE

Strofe che richiamano il modello della classica canzone istrionica alla “Elio e le storie tese” e ritornello che, però, si vuol far canticchiare con un impegno sensibile degli archi. Orecchiabile e carina nell’inciso così aperto, arioso e sognante ma le strofe proprio non le mando giù. VOTO: 6+

32. I desideri – MUSICA ADESSO

Qui si rischia il nuovo clone di Benji&Fede e company quindi il consiglio che mi sento di dare è di girarci lontano. I due giovanetti adottano un suono folk-urban, in perfetto sincronismo con le tendenze contemporanee, e un testo che strizza l’occhio alla dimensione partenopea che, si sa, all’Ariston qualche sorpresa la regala sempre. A parte il bell’arrangiamento tutto il resto si può evitare. VOTO: 6.5

33. Iosonoaria – UN CERCHIO

Parte sinfonica e eterea grazie ad una voce misurata e quasi sussurrata, poi si apre melodicamente in continui sali e scendi non portando, però, mai alla piena espressione del suo potenziale ma scegliendo di ripartire sempre da capo una volta arrivata ad un passo dalla vetta che, in questo caso, necessitava di essere raggiunta assolutamente per sperare di rendere il brano un qualcosa di memorabile. VOTO: 5-

34. Jasmine Furlotti – UN SOGNO E’ DI PIU’

Altro brano tutto chitarra e voce che probabilmente Baglioni apprezza particolarmente ma le radio faticheranno non poco a proporre. E si sa che senza radio questi ragazzi hanno ben poco futuro. Ad un certo punto tutto si apre e l’arrangiamento si riempe d’un tratto con l’orchestrazione e di un assolo quasi jazz di qualche strumento a fiato. Effetto sorpresa riuscito e voce che, finalmente, gioca anche le sue carte. Alla fine del discorso però raccontare di che cosa parli la canzone risulta difficile ricordarselo, non è poi così memorabile. VOTO: 6++

35. Josè Nunes – PARLAMI ANCORA

Bel brano che, finalmente, spicca tra questo piattume musicale. Arrangiamento urban pop che a tratti sovrasta persino la bella voce da cui non proprio tutto il testo risulta ben scandito. Difficile immaginarla canticchiata per la strada ma la resa con l’orchestra ed un coro gospel per l’intermezzo finale sarebbe sicuramente molto interessante. VOTO: 7 (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

36. Junior V – IL TEMPORALE

Partenza quasi inquietante nella sua resa musicale ricordando l’universo di Battiato. L’inciso si apre leggermente in un sound più sintetico che, poi, trova spazio anche per un assolo sonoro. Testo non troppo impegnativo con queste continue gocce che completano il mare. Innocente. VOTO: 5

37. Kaligola – IPERTESO

Questa folta presenza della cosiddetta “musica demenziale” inizia a disturbarmi. Punto uno non la gradisco, punto due all’Ariston non funzionerà mai, punto tre di Elio ne basta uno (anche se ora si sciolgono). Martellante nella sua melodia ma per me rimane no. Per principio. Per di più vocalmente lascia a desiderare. VOTO: 3

38. Karavans – LA SPERANZA E’ UN ALIBI

Arrangiamento progressive-rock con il basso che fa il suo giro di accordi fin dalle strofe portando ad un inciso bello denso in cui, però, la voce non ha la sufficiente energia per funzionare e sporcare come si dovrebbe la canzone che dalla sua ha davvero poco che funziona, voce in primis. VOTO: 4

39. Loomy – SOLDI E PIOMBO

Talento di X-Factor tanto caro ad Arisa che per lui sarà sicuramente felice. La sua chance se la gioca con un brano cantautorale con un testo denso di parole e cantato in più di un’occasione con una sovrapposizione vocale. Il ritornello sfoga la rabbia che il suo autore conserva in sè cantando con decisione “questa umanità è soldi e piombo”. Scorre via leggera senza troppi sussulti. VOTO: 5++

40. Loredana Daniele – ED IO RIVIVO

Sentore argentino nella melodia che senza troppo mistero richiama le musiche tipiche del tango a cui anche il cantato si ispira per trovare la fonte della sua sensualità espressa anche dal testo che recita “siamo due vendicatori uniti da mille passioni da raccontare”. Diversa da ogni altra ma non è abbastanza. VOTO: 5-

41. Lorenzo Baglioni – IL CONGIUNTIVO

Lodevole il tentativo di insegnare finalmente agli italiani l’utilizzo del congiuntivo visto il livello medio dell’istruzione generale. Simpatica l’idea di farlo in musica con una canzone che, come giustamente prevede la didattica, si avvale di regole ed esempi. Tutto bene quel che finisce bene. Ora basta che non finisca all’Ariston: sarebbe davvero troppo. VOTO: 5

42. Loris Iannamico – CORIANDOLI A TERRA

La tensione si avverte fin dall’apertura quando la difficoltà di vivere trova come unica soluzione l’idea di un suicidio che, però, si rivela inattuabile per tutta una serie di ragioni. Poi, magicamente, “arrivi tu” aprendo ad un inciso leggero e arioso che si rifà alle immagini bibliche di morte e resurrezione per arrivare a sentenziare che “si vive solo per morir d’amore”. Forse troppo “ecclesiastica” e piatta.  VOTO: 6

43. Luchi – GLI AMORI DELLA MENTE

Una voce che si rivela flebile e difficilmente decifrabile nella sua timbrica eterogenea. Un brano ben scritto e che suscita curiosità nel suo incedere che porta ad aspettarsi da un momento all’altro un’esplosione timbrica che, però, non arriva mai davvero lasciando troppo piatta la dinamica vocale. VOTO: 6.5

44. Luigi Salvaggio – SI SOGNA UNA VOLTA SOLA

Il vincitore del Festival di Castrocaro propone per Sanremo una classica ballata pop che parte con il pianoforte ed una vocalità talmente scura che suggerisce un’età anagrafica ben più avanzata di quella che, poi, effettivamente ha il giovane interprete siciliano. Non è poi nemmeno così malvagia, anzi. Timbrica sabbiosa che rimane delicata per l’intera durata della canzone pur potendo permettersi una maggiore estensione. VOTO: 8 (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

45. Maria Faiola – TERRA DEI FUOCHI

Altro tema parecchio caro al cantautorato partenopeo che non è nuovo proporsi anche a Sanremo. In questo caso la Terra dei Fuochi funge, però, solo da metafora per raccontare un amore “inquinato” con gusto ed ironia su di una melodia spensierata e trascinante. VOTO: 6/7

46. Mario D’Acunto – LA MIA FEDE

Altra canzone incentrata sulla tematica divina affrontata, in questo caso, senza troppi mezzi termini nelle strofe dedicata a quel “Dio che ho conosciuto”. Il ritornello si priva del testo per suonare con un più semplice uh-ah-eh-i-o. Trova spazio anche un bell’intermezzo quasi rappato in cui “che tu creda in Gesù Cristo, Maometto o gridi Allah: me lo spieghi in due parole ma che differenza fa”. Si parla anche di fondamentalismo e di perdono. Attuale (furbamente, per i mal pensanti). Certo che un ritornello lo si poteva trovare. VOTO: 6.5

47. Mirkoeilcane – STIAMO TUTTI BENE

Il nome, ovviamente, non poteva promettere nulla di meglio e giunto a questo punto non sono davvero più in grado di sopportare proposte di questo genere. Che vuoi dire su una canzone come questa? E’ brutta. E la “rottura di co…” m’è proprio venuta e senza asterischi. VOTO: 2

48. Mudimbi – IL MAGO

Uno dei primi veri e propri pezzi rap tra quelli selezionati anche se l’ispirazione è quella istrionica di Franck-Hi-NRG da cui la distanza non è poi così sensibile. Allegra grazie a quel fischiettio che alleggerisce il contesto. Alla fine, però, preferisco altre soluzioni musicali. VOTO: 6

49. Nameless – IL TUO POSTO NEL MONDO

Una voce sinuosa che si dimostra morbida nella sua espressione e, proprio per questa, paga pegno risultando, forse, troppo misurata, delicata, soft rispetto ad un arrangiamento che avrebbe voglia di andare oltre. Nonostante tutto il brano c’è e funziona nella sua “banalità” che si nutre del motto “non abbiamo nulla di nuovo da proporre ma prendiamo qualcosa di carino da quello che già c’è stato in giro”. VOTO: 6.5

50. Nicola Bueti – OGGI

Voce che senza troppe pretese gorgheggia su di una melodia senza precisi confini stilistici. Il problema è il testo davvero poco ispirato che poggia su continue frasi fatte messe insieme a rigor di logica. Abbastanza brutta come canzone e sinceramente fa davvero voglia di premere il tasto stop. VOTO: 2.5

51. Nicolas Bonazzi – ALI DI CARTA

Nicolas torna a proporsi a Sanremo dopo l’esperienza che lo vide protagonista nel 2010 con la magica Dirsi che è normale. Questa volta lo fa in una veste nuova che, per la prima volta, lo vede abbandonare la tematica dell’amore passionale per raccontare di sé attraverso “parole che fan male” ricordando quando “tu giocavi a farmi male”. In un’emozionante lettera aperta ad un ipotetico coetaneo che ha fatto usato il bullismo per mostrarsi più forte Nicolas cerca di sfuggire ora che “fa male ricordare”. Alla fine, però, il perdono vince su tutto risanando le ferite attraverso una canzone. Diverso da come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi il cantautore emiliano propone il pezzo più emozionante tra i 68 (e l’unico davvero socialmente impegnato): si perderà qualcosina in orecchiabilità ma si acquista enormemente in maturità artistica. VOTO: 8++ (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

52. Nicole Stella – L’INNUMEREVOLE CALCOLO DEL TUO PERFETTO IMPROVVISO (CERCAMI)

Il titolo si rivela di per sé piuttosto impegnativo e per i tempi televisivi non potrebbe essere un bene se coniugati a quelli di Baglioni. Ironia a parte anche questa si rivela essere una intima e delicata ballata d’amore suonata dalla parte sinfonica dell’orchestra con il pianoforte in primissimo piano a sostegno di una voce piena che si districa in un testo sufficientemente articolato. VOTO: 7=

53. Noemi Smorra – IL MOLO INCALZA

Sonorità urban per Noemi che anche lo scorso anno era riuscita ad accedere tra i 60 finalisti non rientrando, però poi, tra i 12. Non ho ben capito cosa possa significare che “il molo incalza” ma mi fido, si fa per dire, della giustificazione della licenza poetica. Il basso inserisce il giusto pepe preparando un’esplosione che, però, non arriva mai lasciando la vocina flebile sempre al servizio di un brano non abbastanza forte da imporsi. VOTO: 6.5

54. Nyvinne – SPRECO PERSONALE

Voce profondissima nella sua timbrica così particolare ma è sicuramente da migliorare la resa nello scandire le parole che spesso risultano confuse nella loro enunciazione. Canzone che, malgrado un buon arrangiamento interessante, non merita troppe lodi: in radio avrebbe anche le carte per funzionare nei suoi suoni vintage e contemporanei contemporaneamente ma tutto il resto gioca da deterrente. Avrebbe potuto far di più. VOTO: 6/7

55. Rachele di Vaia – DOLCEAMARO

Ennesima ballata cantautorale chitarra e voce che si dota soltanto del leggero apporto della ritmica nella sua apertura prima di aprirsi nella sua metà dove anche l’arrangiamento acquista di volume. Canzone che, comunque, non prende mai il volo. VOTO: 5

56. Rudi Fiasco – FA LO STESSO

Mood da sigla televisiva americana per questo martellante brano che si fa ascoltare nel suo incedere contornato da trombe e tastiere. Testo sull’orbita ironica ma non per questo sufficientemente centrato. Anzi. VOTO: 5-

57. Santiago – NESSUNO

Il protagonista del testo si scopre essere nessuno dopo essere stato dottore, professore, soldato, padre, poliziotto, studente e  cantante. Niente di interessante musicalmente parlando e temo che il nostro Santiago continuerà ad “esistere solo per te”VOTO: 4.5

58. Silver – POWER OF LOVE

Inquietante quanto davvero poco stimolante. Un mix di rock progressivo cantato da una voce che vuole essere rock ma non può esserlo per naturale indole. In sostanza “sembra inutile”. VOTO: 3

59. Silvia Oddi – LA TUA CANZONE

Un’altra voce assolutamente innocente e priva di qualsivoglia sprazzo di personalità e grinta malgrado un brano che cerca di spingere e far salire il beat. Alla fine del pezzo c’è davvero bisogno che tu “riaccendi il mio volto” perchè tempo di essermi addormentato (e con disgusto). E mi raccomando, “non voglio il ricordo”. VOTO: 4/5

60. Skuba Libre – IL MEGLIO

Delle barre vengono proposte su di una melodia sufficientemente orchestrale venendo cantate da una voce non troppo memorabile. Il vero problema, però, è un ritornello che ha il coraggio di proporre gli imbarazzanti versi “e non mi crederai ma ti auguro il meglio, non mi crederai ma ti auguro il meglio, il meglio che non sai che sorrido se ti penso e ti auguro il meglio”. Tutta qui la fantasia per il brano che dobvrebbe cambiarti la vita? VOTO: 5=

61. Sofia Moraccini – DRUNK LOVE

Scanzonata e piena di intensi ricordi di varie ultime volte interrotte da “foto con lei”. Voce che canta come se stesse gemendo di piacere distorcendo le parole che a tratti risultano fin troppo artificiose su di una melodia che compie continui sali e scendi musicali. VOTO: 5/6

62. Stephanya – TU NON SEI LA PIU’ STESSA

Voce interessante che gioca tra suoni pieni e falsetti delicati mentre si racconta di una tentazione di scappare mentre “la voglia di vivere resta costante anche se tu non sei più la stessa”. Il testo si rivela più lacunoso della voce e della struttura melodica che, comunque, ha qualcosa di decisamente ipnotico. VOTO: 7 (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

63. Tom Armati – SA SA PROVA

Non ho davvero più le forze per sopportare l’ennesimo brano cantato da una voce poco nobile, con un testo alquanto imbarazzante che non ha saputo trovare nulla di meglio del motivetto “sa sa prova”, e con una melodia che dalla sua ha “pochi accordi, però non te la scordi”. Preferirei, invece, di gran lunga dimenticare. VOTO: 4-

64. Tommaso di Giulio – A CHI SA LA PIU’ LUNGA

Voce profonda dalla timbrica interessante che ben gioca tra sali e scendi vocali cantando di “noi due che siamo ancora qui”. La canzone, però, non è all’altezza delle potenzialità del suo interprete che, alla fine di tutto, passa inosservato. VOTO: 5.5

65. Turkish Cafè – RUGGINE

Voce limpida che interpreta con sinuosità una storia scritta abusando fin troppo delle rime baciate nelle strofe. Il ritornello si fatica a distinguerlo a causa di una dinamica vocale del tutto piatta se non fosse per le doppie voci (opinabili) che danno un po’ di volume. VOTO: 5-

66. Ultimo – IL BALLO DELLE INCERTEZZE

E’ sicuramente uno dei nomi su cui personalmente punterei tra questi 68 ragazzi perchè il suo è un repertorio meritevole di essere scoperto dal grande pubblico. Si gioca la sua grande chance con un brano che mette in scena la sua capacità di comporre brani dalla bella orchestrazione in crescendo e la sua interpretazione intesa. A metà tra il cantautorato italiano e il rap nostrano Ultimo avrebbe tutte le carte in regole per cantare cose importanti e degne di nota. Non è senza ombra di dubbio il suo più bel brano ma rimane, comunque, di gran lunga superiore alla media. VOTO: 8- (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

67. Veronica Marchi – LA MUSICA FA MALE

Bellissima vocalità che sussurra una ballata intensa dedicata alla musica che “fa male, ti fa desiderare di avere quel coraggio di cantare”. L’effetto Arisa è presto servito con la differenza, però, che la potentina, a differenza di Veronica, non deve sforzarsi di sussurrare per risultare delicata: nonostante ciò una ballata come questa troverebbe nell’Ariston il palco giusto per essere proposta. Le pretese sul futuro, poi, si discuteranno in altra sede. VOTO: 7+ (TRA I MIEI 12 FINALISTI)

68. Vittorio Sisto – ANIME DIVERSE

Un buon brano pop-rock che viene interpretato da una voce che è capace di sconfinare a piacimento tra delicatezza e potenza nell’arco di qualche battuta. Sicuramente l’arrangiamento nobilita la canzone pensandolo eseguito dall’orchestra che, senza ombra di dubbio, esalterebbe gli archi ampliando l’effetto sognante della canzone con cui cozza alla grandissima l’evoluzione progressiva del finale che rovina quanto di buono creato. VOTO: 6/7

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.