giovedì 21 Novembre 2024

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Gli Articolo 31 nemici-amici nella sincerità del loro “Un bel viaggio” – RECENSIONE

Recensione del brano che gli Articolo 31 hanno presentato nell’ultima edizione del Festival di Sanremo

Réunion a vent’anni dal loro ultimo album di inediti “L’italiano medio” ed esordio sul palco di Sanremo: è un ritorno in pompa magna quello degli Articolo 31, speso attraverso un brano autobiografico come “Un bel viaggio” che, in meno di quattro minuti, racconta tutta la loro storia.

Non sono gli Articolo 31 ribelli degli anni ’90 e non è neanche il J-Ax che, con i suoi tormentoni, ha spopolato in radio negli ultimi anni. “Un bel viaggio” va ad incastonarsi, senza sfigurare, nel mondo delle rap-ballad più profonde proposte dallo “Zio d’Italia”, da “Non è un film” a “Tutto tua madre“, passando per “Intro“. Sembra proprio una continuazione della seconda strofa di quest’ultima: allora ci si limitava solo ad accennare i motivi della rottura tra lui e Dj Jad, oggi vengono invece argomentati con precisione e sincerità.

Esordi e prime incomprensioni |

È un viaggio che si muove tra amicizia, prime incomprensioni, litigi, ripicche e, infine, il recente ritorno di fiamma. L’inizio narra i loro esordi e un’amicizia, e collaborazione, nata ancora in età adolescenziale. Un rapporto sviluppatosi in un quartiere “dove scegli o lavori per due spicci o spacci pezzi” che, per loro, era però “una miniera di diamanti grezzi” e li ha portati a trasformare “l’eternit in oro“. Sono i primi momenti di celebrità, con la giustificata sensazione di avercela fatta e il tutto viene riassunto nel termine “pacchia“.

 

La passione diventa però in fretta un lavoro e il lavoro, a un certo punto, si trasforma in “ansia“. È l’inizio delle prime incomprensioni e distanze (“Poi darsi il cinque ma senza guardarsi in faccia, solo perché squadra che vince non si cambia“) e qui inizia anche la parte più dura del racconto.

Rottura esposta senza sconti e vie di mezzo |

J-Ax appare quanto mai vero e autentico nell’esporre, senza sconti e vie di mezzo, le proprie colpe. Prima si prende le responsabilità della rottura (“Ma se sei in gabbia prima o poi scoppi di rabbia, come un bimbo che si porta via la palla, vaf******* basta“), poi confessa al socio le proprie meschinità: dalla felicità per l’insuccesso altrui (“Che se a me va male, godo perché a te va peggio“) a quella per la fine di una storia d’amore (“Lei t’ha lasciato e ridevo“), fino a una scelta per cui i due si erano già scontrati in passato sui social.

Il momento forse centrale per la loro riconciliazione |

È Dj Jad, ai tempi, a gettare l’amo: “Ho un solo grande rammarico: il fatto che non sia venuto neanche al funerale di mia mamma quando lei gli dava sempre il piatto di pasta. Ho ricevuto solo un sms“. La risposta di J-Ax non si fa attendere e, già allora, riflette un pentimento: “Mi scuso di non averti fatto le condoglianze di persona. Sono stato immaturo e stupido, oltre che impaurito da un avvenimento simile. Ero ancora troppo arrabbiato con il passato e con la vita“.

E forse è proprio il fatto di tornare insieme con un brano che recita “Tua mamma è volata in cielo e al funerale non c’ero, un uomo è come il vino, il tempo lo impreziosisce” ciò che ha contribuito di più al loro riavvicinamento. Sono due uomini che si ritrovano non più nell’età della gioventù ma in quella della maturità, e l’esperienza ha permesso loro di seppellire l’orgoglio e il male che si sono fatti a vicenda. Due amici che, da una parte, sanno riconoscere ognuno le proprie responsabilità e, dall’altra, hanno conosciuto l’arte del perdono.

È da J-Ax che sembra arrivare il passo più importante: è lui che riconosce per primo gli errori fatti e che trasforma il “lutto per la fine fatta dalla prima band” di otto anni fa al “noi siamo quelli che si vogliono bene anche quando si fanno la guerra, come i fratelli“.

In conclusione |

Con “Un bel viaggio” gli Articolo 31 puntano tutto sull’effetto nostalgia, sia a livello musicale che testuale. I suoni riportano agli anni ’90, con il rap old-school delle strofe che sa trovare un ottimo incontro con l’orchestra (in particolare nello special), e un ritornello melodico e accattivante. Il testo è, invece, da commozione facile per chi è cresciuto con la loro musica ma appare in grado di colpire anche un ascoltatore diverso. Perché a chiunque, nella vita, è capitata un’amicizia persa e poi ritrovata e il loro racconto sa essere così anche universale.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.