giovedì 21 Novembre 2024

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Anna Oxa: “Desidero toccare il cuore della gente” – INTERVISTA

Intervista all’artista che è tornata al Festival di Sanremo con Sali (canto dell’anima)

Nelle ultime settimane si è parlato molto di Anna Oxa partendo dal suo clamoroso ritorno sul palco del Festival di Sanremo 2023 con una Sali (canto dell’anima)” che ha catturato l’attenzione del pubblico più desideroso di aprirsi ad una comunicazione reale e ad una riflessione profonda. In attesa di tornare dal vivo in tour, l’artista ha scelto di raccontarsi a noi in quest’intervista che ripercorre i punti essenziali degli ultimi mesi e della sua riflessione artistica e personale.

Partiamo dall’annuncio del suo ritornare al Festival di Sanremo. E’ stato un momento di grande emozione da parte del pubblico che da 12 anni aspettava questo ritorno. Personalmente che cosa l’ha emozionata?

«Credo che ciò che ha creato quest’empatia con il pubblico sia stata la commozione che la gente ha provato all’annuncio del mio ritorno a Sanremo. Non si è trattato unicamente di una mia percezione: mi sono arrivati tantissimi messaggi di felicità, la gente mi fermava per strada per manifestare la propria contentezza. Per me si è trattata di una manifestazione particolare molto sentita grazie alla quale ho potuto constatare il rapporto che mi unisce al pubblico».

Come definirebbe questo suo rapporto con il pubblico?

«Si tratta di un rapporto molto profondo che va al di là del vedere continuamente un’artista in televisione o sentirla costantemente in radio. C’è un rapporto che è stato coltivato nel tempo e che ha generato questo tipo di sentimento. E’ stato questo rapporto che mi ha fatto provare un sentire così differente dalle altre volte che sono stata a Sanremo che ho potuto dire, realmente, di portare con me sul palco anche il loro cuore. Ho sentito di avere ancora un filo in costante movimento. C’è un’energia che continua a fluire tra me e la gente».

Che cosa le ha fatto maggiormente piacere della sua partecipazione all’ultima edizione di Sanremo?

«I tantissimi ragazzi che si sono ispirati a questo brano con attenzione, cura e curiosità. Mi ha fatto piacere vedere ciò da parte di ragazzi per i quali tutto questo era nuovo: nel canto, nelle timbriche, nel contenuto. Questo vuol dire che è scattata una scintilla che ha ispirato diversi ad esprimersi e ad andare ad indagare questo mondo un po’ diverso che si sono ritrovati a ricevere. Era esattamente quello che desideravo: toccare il cuore della gente. Volevo essere utile attraverso il dono che ho, che rispetto e che proteggo. Un dono che, da sempre, mi porta a fare delle scelte differenti».

Come avviene la comunicazione tra un’artista ed il pubblico?

«Mi piace il concetto di verticalità che per me corrisponde ad una connessione, ad un atto che da la possibilità di far arrivare un qualcosa che non è nei canoni e che, soprattutto, non ha una direzione. Si tratta di un’urgenza».

Su quali presupposti si basa il suo rapporto con il pubblico?

«Sulla mia libertà di esprimermi e di poter essere sempre diversa. Diversa vuol dire darsi la possibilità di scoprirsi. Questo è avvenuto sia nella mia vocalità che nella scrittura oltre che nelle interpretazioni e nella scelta degli arrangiamenti. Questo mi ha permesso sempre di esprimermi tranquillamente.

Anna Oxa

Ma poi c’è anche un rapporto basato sul mio essere donna, il mio essere artista, il mio essere umano. Tutto ciò che io ho fatto l’ho portato per come io lo pensavo senza mai dover rinunciare a delle parti di me per poter essere favorevole ad un mondo in cui di artistico appare ben poco. Penso che tutto questo abbia creato una credibilità ed un rapporto di fiducia fatto di sincerità. Ciò che io faccio è per tutti: c’è la libertà di poter esserci o non esserci. C’è un contatto diretto con il pubblico, con la gente che decide di attraversare questo passaggio insieme».

Come definirebbe questo passaggio?

«E’ un passaggio ricco e in cui c’è la libertà di esprimersi in tanti modi a livello artistico. Un passaggio in cui è possibile portare dei contenuti con i quali io ho a che fare personalmente. Non sono contenuti cantati senza esser vissuti. Sono il punto di domanda della mia vita».

Che cos’è per lei la libertà?

«Essere liberi per me vuol dire aver abbattuto tutte le possibili barriere psicologiche che portiamo dentro di noi. Da quel momento nasce il contatto con il cuore. La libertà è contattare il cuore, è l’amore. Il vero amore è questo: togliere ogni condizionamento affinchè diventi una vera libertà rivoluzionaria».

Passiamo a ‘Sali (canto dell’anima)’, una canzone che invita a riscoprirsi come essere umani. Che cosa era per lei più importante comunicare con questo brano?

«E’ una canzone semplice da comprendere, non nasconde alcuna simbologia. E’ lo specchio di ciò che vive l’umanità. Ho raccontato tutti quanti noi, la nostra vita. Una vita che appartiene ad un cuore che spesso, anzi sempre direi, si divide mettendosi uno contro l’altro. Questo avviene perchè tutto è preparato affinché la gente viva questa dualità in cui l’altro diventa il nemico. Si finisce così nel non vedersi più, nel credere che tutto quello che ci viene raccontato ed imposto diventa la ragione di vita trasformando la vera natura dell’essere umano. Il recinto peggiore che noi abbiamo finisce per essere la nostra stessa psicologia: tutto quello che noi crediamo, che abbiamo vissuto pensando fosse questa la vita. Questo modo di vivere fa si che non si possa scoprire sé stessi».

Dualità, altro, diverso… tutte parole che suggeriscono l’idea di una separazione

«Siamo sempre più distanti dalla natura di ciò che siamo ma anche dalla natura che ci circonda. Separati per l’appunto. Siamo talmente abituati, perchè questo ci hanno insegnati da sempre, ad essere separati da noi che abbiamo creato una separazione totale dalle cose. Viviamo di impulsi e di moralità false».

Come può l’uomo, a suo giudizio, ritrovare la strada?

«Siamo in un’epoca dove dobbiamo assolutamente ricercare la nostra natura, l’origine. Dobbiamo andare all’origine. Altrimenti è facile perdersi. ‘Sali’ suggerisce di alzare il proprio livello iniziando a lavorare su se stessi facendosi delle domande. E’ l’opposto di quello che accade nella nostra società dove tutti, invece, pretendono delle risposte senza porsi domande».

Il tema del ritorno all’origine era già stato suggerito da Primo cuore (canto nativo), un brano regalato al pubblico qualche anno fa

«Esattamente. E’ il richiamo della genesi. Ho voluto richiamare l’attenzione di ognuno a guardare se stesso e la realtà nella quale siamo calati. ‘Sali’ si rivolge alla donna e all’uomo: anche qui si è creata una separazione totale. L’essere umano deve ricordarsi chi è sfuggendo all’appiattimento e alla lotta contro se stesso».

Anna Oxa

Da dove nasce la creatività?

«Non dalla divisione, non dalla paura, non dal conflitto, non dalla limitazione del pensiero, dell’intelletto, della finta libertà. Non dalla conoscenza che è l’esperienza. Nemmeno dai condizionamenti, dai dogmi, dagli attaccamenti… potrei continuare. Credo sia uno stato di calma interiore, un silenzio di una sorgente di amore che non ha niente a che fare con quell’amore che noi crediamo essere vero, ma un Amore dove non siamo approdati».

Che cos’è la musica in tutto ciò?

«Noi siamo suoni anche se non ce ne rendiamo conto e proprio per questo diventiamo distonici con la natura. La musica è tutto questo grandissimo insieme di possibilità di frequenze. Ogni cosa suona, ogni cosa vibra. C’è una sacralità in tutto questo e appunto per questo la musica è nata come sacra, anche nella sua forma popolare. Il dramma è che la musica sia stata stravolta facendole perdere quasi del tutto quella capacità di emanare gioia. Spesso la musica di oggi rispecchia bene il dramma delle società che viviamo: è statica anche quando niente è statico in natura. Quando la musica viene stravolta da altri meccanismi con cui naturalmente non ha niente a che fare è ovvio che smetta di essere musica. La musica è un qualcosa che fluisce, che è attorno a noi».

Cosa significa essere artista?

«Artista è una parola oggi troppo abusata. Preferisco chiamarmi artigiana del canto. Porto con me i suoni dei popoli, i suoni che sento e che indago. Il lavoro dell’artista è questo: indagare le diverse possibilità di suoni. Questo è quello che è avviene in un canto come anche in ‘Sali’ dove c’è una miriade di timbriche e di suoni particolari. C’è il suono limpido ma anche quello graffiato e quello modulato andando a richiamare tanti popoli e tanti amici».

Durante i suoi concerti racconta la voce “come l’artista: va libera, cerca i suoi spazi senza seguire percorsi precostruiti. Il canto deve arrivare per ciò che è, non per ciò che ci si immagina debba essere”

«Lo confermo. ‘Sali’ e ‘Primo cuore’ rappresentano dei mondi e delle vocalità che spaziano in direzioni diverse. Si tratta di una scoperta nuova tutte le volte che permette di lasciarsi una libertà per cantare. La vocalità si modifica di volta in volta: non è cristallizzata ma si permette di indagare per dare tutte le espressioni che in quel momento può sentire. Anche a Sanremo questo è accaduto nel corso delle quattro esibizioni: ogni serata il canto si modificava».

Sali’ è un brano connotato sicuramente dalla ricchezza dei suoni e degli stili ma anche dalla particolarità della tua voce. Un dono, come lo hai definito, che nel tempo hai indagato e con il quale hai sperimentato. Come inquadreresti la voce?

«La voce è il primo suono e serba in sè tante conoscenze. Per la voce non c’è bisogno della parola, può andare da sè anche senza comporre per forza una frase. La voce porta a percepirsi e a scoprire il proprio strumento».

Anna Oxa

Questo è un concetto ben visibile anche nel suo ultimo tour, ‘Voce sorgente’: uno spettacolo che ha alla base il concetto di una vocalità accostata al movimento libero dell’acqua, della rinascita e del fluire

«Esattamente. Ho voluto dare questa possibilità alla voce sorgiva, una voce che è viva e che sgorga in quel momento, sorge e si modifica completamente perchè non vuole identificarsi in qualcosa».

Raccontando Anna Oxa in molti l’hanno definita nel corso del tempo come una delle ultime dive, se non l’ultima, rimastaci. Si è mai sentita una diva?

«No. Poi dipende da che cosa si voglia intendere con questa parola. Se diva deriva da divino allora tutti, in realtà, lo siamo solo che raramente ce lo ricordiamo. Sarebbe, tuttavia, meraviglioso se tutti riuscissimo a mettere delle gocce di sacralità, di divinità, in ciò che facciamo».

Ha sempre pensato a ‘Sali’ per il suo ritorno al Festival?

«Si, è sempre stato il brano che volevo assolutamente fare ascoltare. Inizialmente s’intitolava ‘Sali (rosa mistica)’. Successivamente, insieme a Bianconi e Kaballà, abbiamo modificato alcune cose del testo perchè volevo rafforzare la comunicazione alla base dell’idea del brano».

In ‘Apri gli occhi’ cantava “se vuoi capir chi sono non puoi voltarti indietro”: se l’Anna di oggi non è più quella di ieri sa darmi una definizione di chi è lei oggi?

«No, non potrei definirmi. Le definizioni fanno si che io finisca la mia indagine. Non posso dare definizioni: sarebbe come dare le risposte a quelle domande di cui parlavamo prima e che, invece, ognuno deve continuare a porsi. Anna è un cantiere aperto, non si arriva mai».

Nel prossimo futuro ha in cantiere un ritorno dal vivo con tre date già annunciate a Torino (17 maggio), Milano (21 maggio) e Roma (27 maggio). Che tipo di spettacolo sta preparando?

«E’ difficile descrivere esattamente che tipo di concerto sarà. In ‘Voce sorgente’ accadono sempre dei cambiamenti: non è il tour di qualche anno fa, ci sono sempre cose che cambiano in continuazione. E’ un concerto in cui si vive la musica ed il movimento anche di vari mondi dando la possibilità di viaggiare altrove entrando nelle note. E’ un mondo variegato come un po’ sono variegata io. Basta guardare la mia discografia (ride)».

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.