S.O.S. reality – ricerca artistica cercasi: il caso Emma Marrone
A quanto pare, con “Mezzo mondo“ ci farà domandare, “ma dimmi tu chi sei? la strada del ritorno nient’altro intorno chi sei?”. Questa è una storia che si ripete ormai da troppi anni: chi esce da un talent show musicale rimane ingabbiato in un circuito di produzione fast, con canzoni usa e getta, destinate a diventare pezzi senza memoria, che faranno da sfondo agli accadimenti di un certo periodo di vita, o meglio, di una stagione da calendario, e nulla più.
Non vogliamo dire che la musica debba necessariamente essere impegnata o impegnativa, ma anche per il disimpegno, il sollazzo e il passatempo dovrebbero cominciare a stabilirsi dei limiti. Le nuove generazioni sono state orientate sempre di più a pratiche di ascolto estremo, dove da un lato c’è la musica che ha fatto la storia, cioè un repertorio non recente, a cui si contrappone una vastissima produzione di canzonette ‘da consumarsi preferibilmente entro’ e che, a ben guardare, è a carico di ‘illustrissimi’ nomi venuti fuori dai reality televisivi e non solo.
Va bene cedere alla tentazione di questo triturante circuito mediatico, magari fregiando la propria carriera con tormentoni che fanno comunque curriculum e ci sta pure un feat di rinforzo con un nome importante della musica per ottenere credibilità e consenso, ma tutto questo vuol dire rimanere in una zona confort che garantisce vendite, popolarità e una manciata di concerti.
Quello che manca alle giovani leve è una volontà espressa ed agita di rompere gli schemi e di sovvertire le consuetudini, cercando di capire che non basta dichiarare il desiderio di voler fare qualcosa che rimanga nel tempo, ma che questo è un progetto fatto di azioni reali e di attese. Bisognerebbe riflettere su quanto sia necessario qualche spazio di silenzio, dove più che l’attesa del prossimo pezzo, possa fiorire quello inaspettato.
L’arte ha bisogno di ossigenarsi, anche tenendosi in disparte e di decantare come un buon vino che degusteremo a piccoli sorsi. Cosi, l’artista ha bisogno di vivere senza mostrarsi necessariamente ogni giorni, anzi è in questo spezzare delle abitudini che si rinforza il legame col proprio pubblico. E forse, di tutto questo Emma Marrone ne ha sentito il bisogno con un ritiro pressoché totale dai riflettori, rotto da alcuni scatti fotografici e uno spoiler dopo più di un anno. La didascalia “vita distratta vita sbagliata’”, seguita da una tessera di un puzzle, fanno pensare a un frammento di testo del singolo in arrivo.
Nel caso di Emma, è la prima volta che assistiamo a una pausa così lunga e, con molta probabilità, si tratta di una volontà precisa di fare un passo in più verso un’ulteriore maturità artistica, avvenuta tra lacrime e sudore. Perché, va detto che se per molte personalità dei talent non si sono risparmiate lodi e ovazioni, Emma le ha dovute distinguere e separare dalle critiche distruttive e fin troppo feroci.
Dovremmo provare, invece, a fare un passo indietro e cominciare a vedere l’esercizio dell’assenza artistica come opportunità di ricerca; una presa di contatto con le parti più profonde; una dolce attesa generare la linfa necessaria per una nuova proposta di vita. Perché questo dovrebbe fare l’artista nel senso più ampio del termine, ancora di più oggi, che di queste personalità abbiamo fame e bisogno, spesso senza rendercene conto. Per Emma, è tempo di rompere questo silenzio: “in fondo è una vita che vorrei parlarti dirti quello che non ti hanno ancora detto gli altri ballare senza voltarmi girando mezzo mondo perdermi per ritrovarti”.
Francesco Penta
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