venerdì 22 Novembre 2024

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C’è sempre una canzone (d’amore): Un’altra storia

Raccontiamo l’amore con una canzone

Inizia a fare caldo, a Torino. Le finestre si aprono e io vedo i miei vicini cucinare, in un martedì sera qualunque di giugno. Mi immagino le loro vite, le loro strade, le loro storie. Poi ci sono io che dalla mia finestra prendo l’ispirazione per parlarvi del pezzo di questa sera. Non so se c’è un momento giusto o sbagliato per scrivere di una canzone, può esserci un momento giusto e poi passare un po’ di tempo e trovarne uno giustissimo. A me è successo con “Due Vite” della quale vi ho parlato qualche articolo fa, che se potessi riscriverlo oggi, mi verrebbe un nodo alla gola da non potervela più raccontare, perché in qualche settimana si è evoluta come i Pokemon ed ora è una perla immagazzinata nei miei ricordi.

Lasciamo quindi “Due Vite” e passiamo al pezzo che vi racconterò stasera, che però a lei è legato, eccome se è legato. Quante volte succede che una canzone passa inosservata fino a che un bel giorno nella nostra vita accade qualcosa e allora improvvisamente, l’ascoltiamo. E nell’ascoltarla pensiamo che in quella canzone ci siamo dentro noi. A me è capitato con “Un’altra storia”, passata in riproduzione casuale esattamente dopo “Due Vite”, come se fosse la naturale prosecuzione, come se Marco Mengoni dicesse che per guarire una ferita non serve mettere solo il cerotto, ma bisogna pulirla e disinfettarla per bene.

Al mondo non esiste nessuno
Come te che mi guardi
Con gli stessi occhi tristi
Quando fuori c’è il sole
Hai una strana forma di malinconia
Che mi ricorda che ogni cosa è mia
Solamente a metà

Una fotografia salvata sul telefono anni fa, un posto, sempre lo stesso, che ha visto una storia dall’inizio alla fine, un muro di ricordi vissuti intensamente e altri che non abbiamo avuto il coraggio di vivere. Due occhi malinconici che pensano a tutto ciò che sarebbe stato, a tutto ciò che non è stato e che avrebbe potuto essere. Se solo fossimo arrivati in tempo, se solo fossimo stati più coraggiosi, se solo avessimo capito prima quello che stavamo provando. Perché le storie lasciate a metà fanno più male delle storie che abbiamo vissuto e che poi si sono distrutte, come quando cerchi il secondo calzino nel cassetto e non lo trovi, ma sei che c’è.

Mi saluti con un cenno
E non so se ti rivedrò domani
Oppure mai più
Guardarsi indietro è un’abitudine
Lo spettatore del tuo film
Non sei mai tu
Non mi dici neanche una parola
Guardo la tua ombra farsi piccola
Fino a scomparire

Non possiamo sempre vivere di ricordi, la vita va avanti e quello che dobbiamo fare è costruirne dei nuovi. Ma i ricordi non li cancelli così facilmente, soprattutto quando in quei momenti, eri felice. Viviamo così come quando siamo in treno e il nostro sedile è girato all’opposto del senso di marcia. Guardiamo indietro e recuperiamo da quegli attimi di vita, la forza che ci serve per andare avanti. Come se fossimo spettatori del nostro film romantico, quello che abbiamo scritto, girato e interpretato. Visto e rivisto più volte perché per niente al monto potremmo rinunciare a quel tramonto sulla spiaggia della California o a quell’abbraccio pieno d’amore in una sera torrida di giugno.

E ti vorrei rincorrere
Lo so bene che vuoi scappare
Ma non ti puoi nascondere
Come un abbraccio sulle scale
Ma lo sai da te
Anche adesso che sei lì da solo

I film, anche quelli mentali, però, finiscono e si torna alla realtà, quella che ti si schianta in faccia al mattino alle sette e che non è mai come l’hai immaginata. La presa di coscienza che anche l’amore gioca brutti scherzi e che la vita ci mette davanti alle scelte più difficili. Cosa facciamo, adesso? Lo rincorriamo cercando di far sì che quei ricordi ritornino a vivere, oppure cambiamo direzione? Così fingendo di essere forti nascondiamo i nostri abbracci sulle scale, le nostre debolezze dietro a un fanculo detto con amore, dietro a un saluto dal sapore agrodolce, un po’ di speranza e un po’ di addio. Nascondiamo i nostri piani per il futuro tra le righe di un messaggio e, soprattutto, nascondiamo le nostre emozioni dietro ad una canzone cantata a squarciagola.

E adesso so dove sei
Se solo sapessi dove sono io
Ti chiederei come stai
Se solo sapessi come dirti addio
E tu, lanci un desiderio a una fontana
E lo guardi arrugginire

Sono convinta, però, che chi si ama davvero non si perda mai. Se due persone sono destinate a stare insieme per la vita, potranno essere anche in capo al mondo e così piene di orgoglio da non chiedersi neanche come va, che si ritroveranno. Si ritroveranno quando il destino lo avrà deciso o quando qualcuno delle due riuscirà ad ammettere che per amore vale la pena rischiare. Quanti amori impossibili sono finiti nelle fontane insieme alle monetine e si sono arrugginiti, persi sul fondo, perché nessuno ha voluto rischiare di renderli possibili.

Quando ci si ammazza
Il tempo vola
Lo sappiamo entrambi
È un’altra storia

Ma l’amore non è tutto rose e fiori, specialmente se è un amore a metà. Quando sei nel limbo e non capisci cosa devi fare, sbagli se fai poco e sbagli se fai troppo, sbagli se ci credi e sbagli se lo lasci correre. Ci si ammazza con i silenzi, ci si ammazza con la distanza e con la convinzione di non essere abbastanza. Abbastanza bella, in gamba, magra, famosa, ricca. Tutti aggettivi che se avessero calzato a pennello su di noi, magari ci avrebbero impedito di soffrire così tanto.

Caro Marco, i ricordi che custodiamo sono davvero preziosi, specialmente se sono ricordi in cui abbiamo capito che cos’è l’amore e che cos’è la vera felicità. Tra quei ricordi ed oggi sono passati mesi, anni, viaggi, litigate, pandemie. Abbiamo seguito strade che ci hanno fatto crescere e ci hanno portato ad un punto esatto che è lo stesso in cui è stata scattata quella fotografia di tanti anni fa. Ma questa è un’altra storia.

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