Proposte musicali alternative per l’estate
Sarà la stagione troppo “ballerina” e il clima caldo umido che alterna piogge ai primi giorni roventi dell’estate, ma un fatto è certo: molti tormentoni estivi di quest’anno sembrano il compitino di fine anno scolastico. Mi serve una musica anti-accademica che mi argini dal dilagante pop da riviera; per questo, “Considera” di Colapesce e Dimartino e “Mezzo mondo” di Emma.
Il duo più esistenzialista del pop nostrano proietta la realtà nuda e cruda nella possibilità che tutto possa cambiare, mentre la Brown “scappa via dai cieli grigi e dalla nostalgia Corro lontano verso il mare, verso casa mia”. In tutte e due le canzoni, ciò che ci circonda, e che siamo costretti a vivere, non va accettato passivamente, ma può cambiare, anzi “considera che tutto può finire” ci dicono Colapesce e Dimartino.
Come? Intanto, non subendo gli schemi sociali. Così, “non ho mai imparato l’inno nazionale Ma con la tastiera un altro lo possiamo inventare Pieno di parole sconce, di amori sbocciati per caso Lasciarsi senza un avvocato, solo gioia”; tanto, per dirla con Emma, “sembriamo pezzi di un puzzle Che sono messi qui a caso Tu, di quei sogni, cosa ci fai? Io non c’è male, tu come stai? Come stai? Come?”. Rispondono i due siciliani, “lo sai che mi deprimo, ma con stile”, a cui aggiungono una speranza e un ulteriore dubbio: “considera che tutto può fiorire Ma in fondo stare insieme questa sera cos’è?”.
Ci piacciono i testi che si pongono domande, che mentre intrattengono, aprono al senso e trovano significati. “Considera” nella radice latina del termine, si può tradurre con ‘osservare le stelle’: una dimensione celeste, collocabile oltre l’orizzonte che si costituisce come antidoto al caos e ai dubbi più profondi, cui nemmeno le religioni sanno dare risposta. Infatti, “nutro forti dubbi sulle religioni Penso che alla fine un’altra ci poteva stare Per metterci d’accordo tutti Sensi di colpa da eliminare Peccare senza farsi male Solo gioia, ma”. Questa preposizione avversativa è fondamentale perché non risolve il testo in una conclusione, al contrario, lo rende funzionale ad ammettere che “la verità è che è solo un pugno nell’anima Questo bisogno di esserci Per la paura di perdersi nell’universo”.
Dunque, esistere senza un perché, solo per il gusto di esserci, rispondendo alla domanda “ma in fondo stare insieme questa sera cos’è?”, semplicemente con “una manciata di stelle davanti a questo disordine”. Se Colapesce e Dimartino si rifugiano nell’infinito, Emma preferisce mettersi in viaggio attraverso la via nostalgica del ricordo, per cercare di trovare luce ai mille interrogativi che le fanno chiedere “ma dimmi, tu chi sei? La strada del ritorno Nient’altro intorno, chi sei? In fondo è da una vita che vorrei parlarti Dirti quello che non ti hanno ancora detto gli altri Ballare senza voltarmi Girando mezzo mondo“.
Anche qui, la soluzione non si trova nella realtà concreta, “e ti ho cercato pure sulla luna Mi ha riportato qui un soffio di vento”, ma in una condizione interiore, di cui l’artista è ben consapevole. Partendo da se stessa, “perdermi per ritrovarti“, la salentina cambia pelle, si lascia andare e sa cambiare rotta. Senza porsi obiettivi effimeri, il suo modo di vivere assume un senso universale e diventa “perdersi per per ritrovarsi”.
Così, si chiude il cerchio tra queste due canzoni, legate da una relazione semantica di continuità e con un messaggio tanto forte da poter farle durare ben oltre la stagione estiva, cosa non scontata e, sicuramente, non da poco per il mercato attuale della musica pop ‘a tempo’.
Francesco Penta
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