sabato 23 Novembre 2024

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Verdiana: “Ho restituito un nuovo significato alla parola ambizione” – INTERVISTA

A tu per tu con Verdiana Zangaro, la nostra intervista in occasione della sua partecipazione alla quattordicesima edizione di “Tale e Quale Show”

Sta vivendo un bel momento artistico Verdiana, tra i protagonisti della nuova stagione di “Tale e Quale Show“, in onda su Rai1 ogni venerdì sera. Nel corso del programma, l’ugola calabrese si è messa in evidenza sfoggiando il suo talento interpretando Arisa, Celine Dion e Lady GaGa, mentre questa settimana dovrà calarsi nei panni di Antonella Ruggiero.

Per la cantante, che in passato ha preso parte a Sanremo 2003 e alla dodicesima edizione di Amici, si tratta di un’esperienza importante, coronata dall’uscita del nuovo singolo de Le Deva (trio vocale composto da lei, Greta Manuzi e Roberta Pompa), intitolato “Maledetto logico“, disponibile dallo scorso 20 settembre.

Partiamo da “Tale e Quale Show”, esperienza che ti sta regalando tante belle soddisfazioni. Cosa ti ha spinto a decidere di metterti alla prova in questo contesto?

«Era un’idea che avevo da tempo, anche se all’inizio avevo pensato di fare questo percorso con Le Deva, considerato che siamo molto unite e insieme ci divertiamo sempre molto. Da sola, francamente, non avevo mai pensato di poterci provare. Poi quest’anno, su suggerimento del mio manager, ho deciso di buttarmi. Mi ritengo una persona curiosa, mi piacciono le sfide. Ai casting ricordo che Carlo Conti e gli altri autori si sono emozionati, così mi sono detta: “beh, allora forse può funzionare!”. Qualche settimana dopo ho ricevuto il loro invito e ne sono rimasta contenta. Oggi sono felicissima, perché contro ogni mia aspettativa mi sembra che stia andando bene veramente bene».

A livello tecnico, quali skills stai acquisendo grazie a questa esperienza?

«Sicuramente sto sperimentando dei nuovi territori sonori, vocali e tecnici che prima non conoscevo. Non nascondo che in alcune situazione è davvero difficile riuscire ad arrivare a un certo timbro. In più nessuno di noi è un imitatore, quindi rappresenta per tutti una sfida. Per quanto mi riguarda, la considero un’incredibile sfida con me stessa, forse la più difficile realizzata fino ad oggi».

Analizziamo il tuo percorso finora, in queste settimane hai indossato i panni di Arisa, Celine Dion e Lady Gaga, com’è andata?

«Con Arisa è stato un bel debutto, lei ha una voce pazzesca e “Meraviglioso amore mio” è una canzone che ho sempre amato. Per Celine, all’inizio, è stata molto dura. Poi, grazie a Maria Grazia Fontana che mi è amica in questa avventura, siamo riuscite a portare a casa “All by myself”, un brano che ho sempre amato, proprio grazie ai suoi suggerimenti. Per Lady GaGa c’è stata tutta la difficoltà dell’emotività di quella canzone, nel riuscire a riportare anche la parte “attoriale” nel mia esibizione. Non essendo un’attrice, ho lavorato molto sulle mie emozioni, quindi sui miei ricordi per andare a cercare un’emozione simile e che fosse credibile. Mi sono ritrovata talmente connessa con quello che stavo cantando che a un certo punto del pezzo ho deciso di sganciarmi dall’imitazione e di vivermi solo la parte emotiva, così a un certo punto è venuta fuori anche Verdiana. Avevo una scelta, o rimanere concentrata su quello che era il suono di Lady Gaga o abbandonarmi all’emozione, perché su un pezzo così entrambe le cose non si possono fare. Quindi ho scelto la via del cuore, sono andata in quella direzione».

Come ti stai trovando con i tuoi compagni di avventura, con chi hai legato di più tra gli altri protagonisti di questa 14esima edizione?

«Praticamente siamo sempre al trucco, condividiamo questa grande sala per ore con il resto del cast. Per ingannare il tempo ci facciamo un sacco di risate, c’è un clima piuttosto disteso durante la settimana. Poi ovviamente sale un po’ di tensione il giovedì quando ci sono le prove generali, perché ovviamente c’è una gara di mezzo, e ognuno è preso dai propri pensieri ed è concentrato sulla propria performance. Ti dico la verità, io sto cercando di concentrarmi su quello che faccio, per arrivare il più possibile alla gente a casa. Questa è la cosa che mi che mi preoccupa di più, le classifiche meno. Ho partecipato a tanti concorsi nella mia vita, ma da qualche anno a questa parte ho deciso che mi voglio divertire, specie in un contesto come questo, vorrei voglio vivermela con serenità. Oggi ho un modo diverso di vivere la musica rispetto a dieci anni fa. Lo dico con sincerità, riconosco di avere oggi un’attitudine differente, sono serena e non sono mossa da alcuna voglia di rivalsa. Il progetto de Le Deva mi ha aiutato tanto in questi anni per smussare dei lati caratteriali o comunque un po’ ciò che fa parte del percorso di un artista. Ho fatto pace con me stessa e ho restituito un nuovo significato alla parola ambizione».

Per concludere, a proposito di questo discorso e al di là di una possibile vittoria, quale obiettivo ti piacerebbe raggiungere con questa vetrina di Tale e Quale Show?

«Adesso che sono un po’ più grande, seguo anche una realtà molto importante, l’accademia Cluster Music in Calabria, dove abbiamo aperto di recente anche una seconda sede. Credo di avere oggi anche la responsabilità di rivolgermi a un pubblico che è composto anche dai miei allievi, reali e potenziali. Ci tengo a comunicare nel modo migliore la mia visione alle nuove generazioni, che è un po’ quello che dico sempre ai miei ragazzi a scuola. Tale e Quale credo che la mia vittoria più grande potrebbe essere, per come è andato fino adesso almeno, trasmettere quanto sia importante il sacrificio in questo mestiere, impiegare tante ore per studiare e lavorare su se stessi. Fondamentale sono gli ascolti, avere curiosità di scavare anche nel passato e non pescare solo tra ciò che si conosce. Nei pezzi più datati ci sono anche più spunti armonici, melodici, tecnici da poter acquisire. Bisogna alzare l’asticella, insomma. Non demonizzo affatto quello che c’è oggi, anzi, ma dico semplicemente che si è arrivati un pochino a catalogare la musica come oggi ne esistesse solo una. In realtà sono sempre esistiti i generi e dovremmo, secondo me, cercare di ritornare alla voglia di scoprire una propria identità. Spesso con i miei ragazzi faccio ascoltare delle canzoni, tipo quando Angelina Mango ha cantato a Sanremo “La rondine”, molti di loro ragazzi non conoscevano la versione di suo papà, ricordo di avergli fatto ascoltare anche “Bella d’estate” e ne sono rimasti colpiti. Tutti noi siamo come degli hard disk e i ragazzi, in particolare, devono ancora comunque essere riempiti. Ben venga riempirei di poesia, no?».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.