A tu per tu con Aaron, la nostra intervista in occasione dell’uscita di “Poteva piovere”, singolo pubblicato lo scorso 11 ottobre
Tempo di nuova musica per Aaron, fuori su tutte le piattaforme digitali il nuovo brano “Poteva piovere”. In questa nostra intervista parliamo con il giovane artista di questa canzone, scritta e composta con la collaborazione di Roberto Casalino.
“Poteva piovere” arriva dopo “I colori dell’alba”, che fa parte insieme al brano “Urlare” di un nuovo capitolo del suo percorso artistico, con cui Aaron sta sperimentando sonorità country-folk, rivisitate in chiave pop.
Aaron, la nostra intervista
Partiamo da “Poteva piovere”, il tuo nuovo singolo. Ci racconti com’è nato e quali esperienze di vita lo hanno ispirato?
«Allora, “Poteva piovere” è nato prima in cameretta, scritto da solo, con l’ispirazione di un mio amico. Eravamo in videochiamata e lui mi raccontava delle sue vicende, della sua vita un po’ particolare. A un certo punto ho guardato il cielo e ho pensato: “Però, va beh, poteva anche andare peggio, poteva piovere”. Da lì è iniziato tutto e l’ho trasformato un po’ in un modo più personale».
Com’è stato lavorare con Roberto Casalino e cosa ti ha insegnato l’esperienza in studio con un autore del suo calibro?
«È stata un’esperienza molto bella. Roberto mi ha già aiutato in passato e lo ringrazio perché è un grande professionista, molto empatico. Mi ha insegnato a essere più trasparente, a non nascondermi dietro le parole. Mi ha detto: “Non c’è bisogno di nascondersi” e ha ragione».
Sia in questa che in altre tue canzoni sembra che cerchi di trasmettere un messaggio universale, anche quando parli di emozioni molto personali. Quanto è importante per te che il pubblico si senta coinvolto nelle tue storie?
«Il pubblico è fondamentale per me. Quando sono sul palco, la loro partecipazione è ciò che mi dà protezione. Ho bisogno di sentirli coinvolti, di creare un abbraccio reciproco di sentimenti. È per questo che cerco di mandare questo messaggio di connessione, sin dal mio primo EP che non a caso si intitolava “Universale”».
“Poteva piovere” arriva dopo “I colori dell’alba” e “Urlare”, pezzi che hanno segnato l’inizio di questo capitolo sonoro. Consideri queste nuove canzoni un netto cambiamento rispetto al passato o un giusto proseguo, un’evoluzione?
«Considero questi nuovi brai un netto cambiamento rispetto al passato, non tanto della persona, ma a livello artistico. Prima avevo tante idee ma non sapevo come formarle, mentre adesso le parole sono più chiare e per questo spero che la mia musica possa arrivare in maniera più diretta alle persone».
A proposito dell’esperienza di Amici, adesso che è passato del tempo, quanto pensi che quel periodo nella scuola abbia influenzato il tuo modo di fare musica oggi?
«Tanto. Amici mi ha cambiato in modo devastante. Mi ha aiutato a crescere, sia artisticamente che personalmente. Si è rivelata un’esperienza fondamentale per il mio percorso».
Hai conservato qualche rapporto tra i compagni con cui hai condiviso il programma?
«Sì, certo! Anche se ognuno di noi sta seguendo la propria strada e siamo tutti abbastanza concentrati sui nostri rispettivi progetti, ho mantenuto rapporti con alcune persone, come Cricca, Piccolo G e Gianmarco. Ci sentiamo e ci vediamo ancora».
E con Maria De Filippi invece, come descriveresti oggi il rapporto che avevate nella scuola?
«Il rapporto con Maria era speciale. Lei mi sopportava e mi supportava, perché ero molto paranoico. Ogni esibizione era un momento di grande ansia per me, e lei mi ha insegnato a navigare in questo mondo complicato, dandomi anche un po’ di protezione».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso del percorso fatto finora e cosa desideri per il futuro?
«La verità: questo mi rende molto orgoglioso. Il mio percorso è spontaneo e sento che il messaggio che porto è autentico. Non sono molti gli artisti che fanno country folk in Italia, quindi spero di continuare su questa strada, rimanendo sempre aderente alla realtà che mi circonda».
Nico Donvito
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