Analisi su “The Freak Show”, il terzo disco di Naska, fuori per Thamsanqa / The Orchard dallo scorso venerdì 11 ottobre
La mia storia come ascoltatore di Naska è stata piuttosto strana se messa a confronto con tanti altri artisti che negli ultimi dieci anni mi hanno conquistato o anche semplicemente incuriosito. The Freak Show Naska
Se il passaparola, piuttosto che il video su YouTube consigliato (ragazzi de La Sad, prima o poi ci racconteremo una storiella a riguardo) o ancora semplicemente un articolo recuperato sui social, nella maggior parte dei casi mi ha portato ad approfondire un artista, per Naska non è stato propriamente così.
Dopo averlo sentito nominare negli anni in cui con l’ex youtuber Zoda iniziava la sua carriera nella musica, ammetto di averlo totalmente rimosso per qualche anno e mi ci sono voluti forse svariati mesi prima di capire, o meglio ricordare, che il ragazzo di cui mi capitavano ogni tanto estratti dalle sue live Twitch su TikTok era proprio lui.
Dopo un follow su Instagram, più per morbosa curiosità che per altro, scopro che Naska sta facendo anche delle canzoni. Preso da qualche stereotipo di troppo lì per lì la cosa non mi tocca particolarmente, salvo poi un giorno per pura curiosità sentire delle note di una sua canzone. Colpo di scena, il ragazzo spacca troppo.
Da “Punkabbestia” in poi il mio percorso da ascoltatore incrocia la nuova vita artistica, super pop-punk, di Naska
E arrivano i dischi e le successive deluxe. Nel 2022 il cantante marchigiano caccia fuori una vera e propria sorpresa come “Rebel”, per poi l’anno seguente conquistarci nuovamente con un disco più ambizioso e rischioso come “La mia stanza”, arriviamo quindi in questo 2024 quasi al termine con una vera e propria sorpresa (e seconda conferma) chiamata “The Freak Show”.
Una delle intramontabili citazioni dal mondo della musica viene da un maestro delle rime come Caparezza ed è “il secondo album è sempre il più difficile”. Ci permettiamo di aggiungere alla rima del Capa che “anche il terzo album non è da meno”.
Tre dischi in tre anni vuol dire produttività. Ma vuol dire anche fatica, rischio e una buona dose di follia, che fortunatamente non oscura la qualità del progetto, a detta di scrive sempre in salita, in questa ideale trilogia che segna sicuramente una rinascita per il genere (o per restare contemporanei, per i generi) che Naska vuole portare al pubblico italiano.
Dopo un disco veramente convincente come “La mia stanza” ammetto che i primi due singoli mi avevano spaesato (nota a margine, “Berlino” è ora nella mia personale playlist) e forse leggermente “preoccupato” per il nuovo lavoro del cantante. Fortunatamente ogni sorta di preoccupazione si è dimostrata veramente infondata.
Naska realizza un disco breve ma completo e in qualche traccia perfino già maturo, esplorando una sensibilità che negli ultimi due anni era comparsa a più riprese.
“The Freak Show”, la recensione del terzo disco di Naska
L’inizio di “The Freak Show” è subito velocissimo, con una vivacissima “E mi diverto”, il cui testo ci rassicura subito che il Naska casinista che amiamo è presentissimo qui con noi a farci divertire, pogare ma anche fermarci di botto ogni tanto e riflettere sulle nostre emozioni e la nostra interiorità.
Il disco continua sempre carichissimo con “Scappati Di Casa (62015)” e lo spettacolo dello strambo circo di Naska sembra davvero non fermarsi più.
Arriva quindi la già anticipata “Berlino”, traccia numero tre del disco che vede Naska uscire dalla comfort zone musicale che ci aspettavamo, per poi passare alla ballad “Non me lo merito”, dove riprendiamo fiato per ripartire subito dopo.
Non manca quindi il punk e la sacrosanta voglia di fare una gran cagnara, con la divertentissima “La mamma di ****” ma pure la scatenatissima “Corona di spine”.
A vincere in assoluto, tra tutte le tracce, è la già cult “Piccolo”. Naska ci canta un testo semplice ma non per questo banale, tutt’altro. Sincera, toccante e interpretata benissimo, la canzone numero sette del disco sicuramente resterà nei cuori di molte e molti.
Chiudono l’ascolto “Horror 2” e la focus track “Pagliaccio”, che ci restituisce un Naska nella sua versione più introspettiva.
Questo è quindi “The Freak Show”, un disco convincente, emozionante e molto divertente. Con dieci tracce pubblicate, ci aspettiamo che questo spettacolo punk pieno di mostri, lacrime e divertimento non si fermi di certo qui. The (Naska) show must go on.
Mattia Cantarutti
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