L’incontro con uno degli otto protagonisti dei giovani di Sanremo 2018, in gara con la ballad “Bianca”
Ventisette anni e nel proprio bagaglio tanto entusiasmo e tanta positività, questo e molto altro ancora è Leonardo Monteiro, ballerino per professione e cantante per vocazione. Tra i suoi prossimi progetti in calendario è evidenziata la settimana che va dal 6 al 10 febbraio, quando si esibirà con “Bianca”, canzone con il quale si è aggiudicato il concorso canoro di Area Sanremo insieme ad Alice Caioli, garantendogli un posto tra le Nuove Proposte della sessantottesima edizione del Festival della Canzone Italiana. Dal teatro della Scala di Milano al teatro Ariston di Sanremo il passo è stato breve, la danza ed il canto sono le due forme d’arte attraverso il quale ha scelto di raccontare se stesso, con la professionalità che gli appartiene e l’energia che lo contraddistingue.
Ciao Leonardo, partiamo dalla tua “Bianca”, cosa rappresenta per te questa canzone e cosa hai pensato quando l’hai sentita per la prima volta?
«Rappresenta il principio di tutto, un brano per me molto importante perché mi ha permesso di superare le selezioni di Area Sanremo e mi ha aperto le porte dell’Ariston. La prima cosa che ho pensato quando l’ho ascoltata e che avrei voluto mettere delle impronte soul e R&B all’interno di questa canzone che mi ha da subito colpito, perché credo rappresenti me stesso e la mia vocalità meglio di qualsiasi altra. Un pezzo che ha convito prima me e poi gli altri e… speriamo sempre più persone possibili!».
A questo brano ha collaborato un importante team di addetti ai lavori, dagli autori Vladi Tosetto e Marco Ciappelli al produttore Adriano Pennino che ha curato gli arrangiamenti, fino a Giuliano Boursier produttore e proprietario della Music Ahead, lo studio dove hai inciso le voci del brano. Com’è stato lavorare con tutti loro?
«E’ stato molto stimolante e continuerà ad esserlo perché stiamo ancora collaborando insieme. Sono tutti grandi professionisti del settore musicale che mi stanno insegnando tantissimo, hanno lavorato con grandissimi artisti e anche a loro volta sono dei personaggi importanti per il nostro settore discografico. Per me è stato un vero onore poter confrontarmi con loro, oltre che una grande lezione di vita».
Riguardo al videoclip, mi incuriosiva la scelta del bianco e del nero. Cosa avete voluto trasmettere con quelle immagini?
«La scelta del bianco e nero è stata un’intuizione del regista Roberto Pignataro, che voleva dare una certa idea del brano, per risaltarne la delicatezza del testo e della melodia. Le immagini rappresentano la storia che racconto nella canzone, due persone che terminano una relazione ma che rimangono unite da un legame indissolubile».
Come ti stai preparando per il Festival? Quali sono le tue aspettative?
«E’ un periodo stra-impegnativo nel quale ci stiamo occupando di tante cose, dal Festival alla preparazione dell’album, quindi sono un attimino frastornato. Sto cercando di mettere insieme tutti gli impegni per cercare di affrontarli al meglio. Per quanto riguarda le aspettative, mi sono imposto di non averne perché credo rovinino le esperienze, ho deciso di salire su quel palco e dare tutto me stesso. Poi se capita qualcosa in più, ben venga».
Sei uno dei due vincitori di Area Sanremo, cosa ti ha lasciato questa esperienza?
«Reputo sia stato un grande valore aggiunto trascorrere parecchio tempo con tanti musicisti, diversi tra loro, che hanno qualcosa da raccontare e seguono lo stesso sogno. Per me è stato bellissimo, perché mi ha offerto questa possibilità di interazione e uno scambio di energie che non dimenticherò facilmente».
Ti faccio la domanda più semplice ma anche la più complessa del mondo: chi è Leonardo Monteiro?
«Guarda, mi reputo una persona positiva, che crede nella luce e in Dio, una persona semplice o se vogliamo un semplicione, un essere umano normalissimo come tutti gli altri, che cerca di perseguire al meglio i suoi obiettivi. Non mollo mai, anche quando le difficoltà rappresentano un ostacolo, faccio sempre il possibile per arginarlo ed andare avanti».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come è nata la tua passione per la musica?
«Credo ci sia sempre stata, i miei genitori sono entrambi due ballerini, per cui la musica ha sempre fatto parte della mia vita. Da bambini, io e mio fratello gemello, ascoltavamo moltissimo Michael Jackson, poi con gli anni abbiamo spaziato ed affinato i nostri gusti musicali, sia dal punto di vista italiano che internazionale. La danza mi ha sempre tenuto legato alla musica, una passione che ho sempre avuto e coltivato per me stesso, che ora cerco di esternare e donare agli altri».
Nel mondo della danza eri abbastanza addentrato e affermato, fermo restando che rimane comunque una tua grande passione, cosa ti ha spinto a mollare tutto e a ricominciare da zero con il canto?
«Considera che quando ballavo io ho sempre cantato, quindi la passione per la musica mi ha sempre accompagnato. Frequentando una scuola prestigiosa come quella del Teatro della Scala di Milano, ho preferito concentrarmi sulla danza. Dopo essermi trasferito a New York e aver vissuto tante esperienze importanti, ad un certo punto mi sono sentito appagato, lì ho cominciato ad avvicinarmi al gospel, così, senza pensarci due volte ho ricominciato da zero con la musica, ma il canto ha sempre accompagnato la mia vita».
Sei giovanissimo ma hai già girato mezzo mondo, quindi conosci realtà musicali diverse dalla nostra. Secondo te, cosa rende la melodia italiana così amata nel mondo, paradossalmente forse molto di più che in patria?
«La nostra è una melodia ricca di storia e molto romantica, quando ascolto una bella canzone italiana mi vengono in mente le immagini di due persone che si amano. Non so per gli altri, ma a me personalmente trasmette tanto amore, anche per questo motivo ho scelto di interpretare “Bianca”, che reputo un pezzo molto italiano ‘sporcato’ da un’interpretazione dal taglio un pochino più internazionale».
Tornando a Sanremo, non hai ancora avuto l’occasione di provare con l’orchestra perché sei stato colpito dall’influenza. Te l’ha attaccata Baglioni?
«No (ride, ndr), non credo sia stato lui. Mezza popolazione è stata colpita da questo virus influenzale, sono rimasto a letto per giorni con la febbre a quaranta. La cosa simpatica è che non ho mai avuto l’influenza in ventisette anni, mi è arrivata proprio adesso in questo momento così delicato della mia vita, ma fa parte del gioco. Nei prossimi giorni avrò le prove con l’orchestra direttamente sul palco dell’Ariston, devo riprendermi al meglio perché sarà una botta di adrenalina bella tosta e ho bisogno di tutti i miei anticorpi per poterla superare!».
In Italia trovo ci sia una vera e propria “emergenza-melodia”, le canzoni non si cantano più e sono meno orecchiabili di una volta. Sappi che, da un mese a questa parte, canto l’inciso di “Bianca” dalla mattina alla sera e per questa ragione, per colpa mia, qualcuno ti odia…
«Ma davvero? Mi fa piacere! Non che qualcuno mi odi, sia chiaro, ma che ti sia rimasta in testa, di questo sono contento… in qualche modo (continua a ridere, ndr). Seriamente, sono consapevole di avere tra le mani un brano molto sanremese, ma la mia è stata una scelta dettata dall’emozione che mi ha dato il pezzo, è stato sicuramente amore a prima vista».
Non ti chiederò chi tra le altre Nuove Proposte ti ha colpito di più, ma mi incuriosiva sapere chi tra i Big in gara non vedi l’ora di incontrare e stringergli la mano?
«Mah, guarda, un sacco di artisti, nessuno escluso. Ti farei i nomi di tutti perché veramente stimo tutti loro, io ascolto e amo qualsiasi tipo di musica e con il cast di quest’anno ce n’è davvero per tutti i gusti! Girerò con il taccuino per gli autografi e lo smartphone per fare i selfie!».
Quali sono i tuoi progetti futuri e/o sogni nel cassetto?
«Dopo il Festival ci sarà l’uscita dell’album, stiamo lavorando affinché avvenga il prima possibile, poi dovremo pensare all’organizzazione dei concerti, calcola che per me è tutto nuovo, sto cercando di apprendere più velocemente per farmi trovare pronto e affrontare tutto come si deve».
Al Festival mancano esattamente 15 giorni, 366 ore, 21.000 minuti e 1.300.000. Hai ansia?
«Adesso si (ride, ndr). Diciamo che un pochino c’è, ma vorrei arrivare al momento dell’esibizione con meno ansia possibile per cantare al meglio. Tra i miei buoni propositi per il Festival c’è proprio quello di mantenere la calma, il silenzio mentale e fare tanta meditazione prima di salire sul palco. Ommmmmm».
Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
«Un messaggio di amore e di speranza. In ‘Bianca’ parlo proprio di questo, una relazione spesso può finire, ma se c’è stato un legame forte e sincero può continuare attraverso il ricordo, che all’interno del nostro cuore non tramonta mai».
Nico Donvito
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