Viaggio nella storia e nell’evoluzione dell’hip hop italiano, tra derive, evoluzioni e sottogeneri. A cura di Mattia Cantarutti
Nato nei ghetti d’America come espressione di ribellione e rivalsa sociale, l’hip hop ha attraversato l’oceano per piantare le sue radici anche in Italia. Quello che inizialmente era visto come un fenomeno d’importazione, con il tempo è stato assorbito e trasformato, diventando qualcosa di profondamente nostro.
Dalle rime grezze dei pionieri fino alla conquista delle classifiche, il rap italiano ha saputo imporsi come una nuova forma di cantautorato contemporaneo, capace di raccontare le sfide e i sogni di un’intera generazione. In questa rubrica, Mattia Cantarutti ci guiderà attraverso la storia e l’evoluzione di un genere che, da sottocultura, è diventato parte integrante della nostra identità musicale.
Rap Italy, FantaHipHop: i migliori joint album che sogniamo
Nuovo anno, nuovi dischi: il 2025 promette grandi ritorni sulla scena rap italiana. Se in due settimane abbiamo già avuto l’ottimo disco di Guè (“Tropico del Capricorno”) e l’annuncio del disco imminente di Jake La Furia, dobbiamo ancora aspettare invece per i ritorni di Ghali, Luchè, Izi e tanti altri esponenti della scena.
Questo approfondimento di Rap Italy però sarà invece diverso dai nostri precedenti articoli, in quanto ci concediamo dei fantacasting su dei possibili (o impossibili) fanta-joint album nel rap italiano. Le proposte che seguono nascono da progetti editoriali e da rapporti di amicizia che negli ultimi anni si sono fatti sempre più frequenti nella scena italiana.
Come abbiamo spesso raccontato negli approfondimenti dedicati alla storia dell’hip-hop italiano, le collaborazioni nel rap sono da sempre state una pratica estremamente comune, queste partecipazioni sono alle volte, nel corso degli anni, sfociate in collaborazioni più sostenute, come quelle dei joint album.
Non si può parlare di joint album italiani senza citare “El Micro de Oro” (2014), il progetto del mai dimenticato Primo e del sempre valido Tormento, che vi invitiamo a recuperare per intero, senza limitarci ai soliti consigli sui singoli.
Ma anche l’istant cult “Santeria” di Guè e Marracash nel 2016 o “Comunisti col Rolex” di J-Ax e Fedez del 2017. E ancora “Infernum” (2020) di Claver Gold e Murubutu, i vari progetti di Madman e Gemitaiz, Rkomi e Irama con “No Stress” (2023) e ovviamente il bellissimo “17” (2020) di due pezzi da novanta della scena come il già citato Jake La Furia e l’amico Emis Killa.
Quali progetti possiamo provare ad ipotizzare quindi?
Il primo joint album che ci viene in mente è un disco Luchè-Geolier, annunciato a sorpresa addirittura nell’estate del 2023 ad un live dei due rapper, siamo ancora in attesa di una concretizzazione effettiva. Con il live annunciato al Maradona di Luchè (e relativo disco sicuramente in uscita) e gli impegni continui di Geolier, ci sentiamo di ipotizzare (per non affermare direttamente “sognare”) un’uscita verso la fine dell’anno.
Un progetto forse più concreto, editorialmente parlando, potrebbe essere quello tra Shiva e Paky, il cui annuncio non è mai stato ufficiale ma su cui i due hanno spesso fatto riferimenti (più o meno velati) nei loro contenuti social. Un disco solista di Paky è molto probabile, ma considerata la prolificità del duo, non escludiamo dalla metà dell’anno in poi una possibile combo.
Per restare nel campo del “detto e non detto”, anche in questo caso dopo un obbligatorio progetto solista da parte di Bresh, non ci dispiacerebbe ascoltare il potenziale EP con il fraterno Tedua. Progetto molto quotato e che sicuramente vorremmo gustarci il prima possibile.
Non escludiamo inoltre un ritorno dell’amata coppia Tony Effe e Side Baby (e successivamente della richiestissima reunion DPG in toto), il trapper libero dagli impegni nel post Sanremo di quest’anno potrebbe dedicarsi ad un progetto più di passione e allo stesso tempo comunque redditizio.
Potrebbe essere interessante un disco gangsta di Guè con Rasty Kilo. L’amicizia sempre più evidente dei due potrebbe portare ad un nuovo progetto nel corso dell’anno (dubitiamo fortemente in qualsiasi caso che il Guercio possa “fermarsi” con solo questo disco nell’arco di quest’anno).
Non ci resta che sognare un disco che, probabilmente, otterrebbe il triplo platino già il giorno dell’annuncio, un progetto in condivisione tra Lazza e Sfera Ebbasta non farebbe solo felici le casse dei sottoscritti e della Universal ma potrebbe portare un progetto discografico di grosso peso nella nostra industria e dalle venatura artistiche e sonore sicuramente estremamente interessanti da ascoltare e analizzare (le loro collaborazioni, a detta chi scrive l’approfondimento, si sono sempre rivelate estremamente efficaci ed epiche).
Concludiamo con un piccolo extra volutamente non preciso, il prossimo anno (2026 per chi è in questa linea temporale) ricorreranno i dieci anni dal citato precedentemente “Santeria” dei maestri Guè e Marracash, con quest’ultimo in fase di rinnovo dopo la sua personalissima trilogia discografica, l’occasione del decennale a portata di mano e un Guè artisticamente lanciatissimo, ci sentiamo di sperare in un nuovo progetto del duo, sicuramente attesissimo dai più e dal successo artistico ed economico assicuratissimo.