L’analisi delle parole utilizzate nelle venti canzoni della categoria “Campioni” dell’imminente Festival
Manca una settimana all’inizio ufficiale del Festival di Sanremo e, come di consueto, ci ritroviamo a spulciare i testi delle canzoni in gara, rivelati annualmente da Tv Sorrisi e Canzoni. Mai come quest’anno la parola assume un valore assoluto, simbolico e di grande importanza, vuoi per la direzione artistica affidata a Claudio Baglioni, uno dei nostri pilastri cantautorali, vuoi per la presenza di ben ventiquattro brani su ventotto (considerando anche le Nuove Proposte) firmati dagli artisti che si presentano in gara.
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli
“Il segreto del tempo”
(Pacifico e Roby Facchinetti)
«Ho visto amici andare in pezzi, è successo anche a me,
buttare al vento certezze e abbracci e una parte di sé».
Un brano che porta la firma di Pacifico e che racconta la storia di due vecchi amici, che si ritrovano dopo diverso anni e ripercorrono insieme i tempi andati, versi che sembrano cuciti addosso alla pelle dei due protagonisti, in maniera coerente e, soprattutto, credibile. Voto al testo: 6
Nina Zilli
“Senza appartenere”
(Nina Zilli, Giordana Angi e Antonio Iammarino)
«Donna siete tutti e tu non l’hai capito,
donna non di tutti, non è mai cambiato».
Un testo rivolto alle donne, che ne esalta la bellezza e la forza. Un’analisi che esprime, senza enfatizzare, quanto è importante non solo parlare di femminicidio, ma esaltare il coraggio e la femminilità nella nostra società, perchè non si appartiene mai agli altri se non a se stessi. Voto al testo 6.5
The Kolors
“Frida (Mai, Mai, Mai)”
(Davide Petrella, Alessandro Raina, Dario Faini e Stash Fiordaspino)
«E poi cadi nel panico, il destino a volte è un attimo,
ci porta dove vuole, ci rivela strade nuove».
In effetti, ripetere ventiquattro volte la parola “mai” rende il testo un po’ macchinoso e poco scorrevole nella lettura. Oltre questo (rimane qualche frase interessante) viene lanciato un messaggio d’amore positivo che racconta di come si possa uscire da ogni difficoltà con forza e determinazione, anche nelle relazioni più intricate. Comunque troppi “mai”. Voto al testo: 5
Diodato e Roy Paci
“Adesso”
(Antonio Diodato)
«Dici che un giorno torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari,
fino a che gli occhi riusciranno a guardare, vedere quanto una luna ti può bastare».
Alcuni potranno definirlo un testo retorico, ma l’autenticità di una canzone si imbatte spesso nella realtà dei nostri giorni e può sfociare in luoghi comuni, per cui il rischio di risultare banali esiste. Leggendo più volte queste parole e conoscendo la poetica di Antonio, ci troviamo davanti ad un manifesto della quotidianità, che racconta la nostra società in maniera chiara e diretta, meno criptica di “Occidentali’s karma”, ma con un messaggio finale molto simile. La presenza di Ghemon nella serata del venerdì, darà ancora più verità e urbanità al brano. Voto al testo: 7
Mario Biondi
“Rivederti”
(Mario Biondi, Giuseppe Furnari e Dario Fisicaro)
«Entra se vuoi ma non pensare a niente, vieni,
resta se puoi ma non fingiamo sia per sempre».
Con il presupposto che la voce di Mario Biondi dovrebbe essere dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, la stessa cosa non si può dire del testo. Come alibi c’è da dire che il brano è nato in lingua inglese e, si sà, le trasposizioni in italiano spesso non risultano un capolavoro, in più queste parole nulla tolgono e nulla aggiungono a quanto si è già detto e stradetto in ambito sentimentale. Voto al testo: 4.5
Luca Barbarossa
“Passame er sale”
(Luca Barbarossa)
«Passame er vino lo mischio cor sangue, passame i sogni je metto le gambe,
passano stelle che inseguono er giorno e nun sanno dov’è».
Una testo proposto completamente in dialetto, dal mio punto di vista, deve risultare originale e raccontare qualcosa di nuovo, ad esempio come ha fatto recentemente Davide Van De Sfross con “Yanez”. Se vai a Sanremo e canti l’amore con estrema semplicità, allora puoi farlo anche con un linguaggio tradizionale, tanto risulterai sempre banale. Il romanesco al Festival c’era già stato con “A bocca aperta” di Daniele Silvestri, che raccontava in maniera cruda una manifestazione operaia e aveva un senso. Da uno come Barbarossa ci si aspettava qualcosa di meglio di uno stornello. Voto al testo: 4
Lo Stato Sociale
“Una vita in vacanza”
(Lodovico Guenzi, Alberto Cazzola, Matteo Romagnoli, Alberto Guidetti, Enrico Roberto, Francesco Draicchio)
«E fai il candidato e poi l’esodato, qualche volta fai il ladro o fai il derubato
e fai opposizione e fai il duro e puro, e fai il figlio d’arte, la blogger di moda».
Parole mirate e studiate che scorrono sarcastiche, rigorosamente fuori dagli schemi, e che messe insieme ci regalano uno spaccato della nostra attuale Italia. Una canzone che si scaglia contro le regole e le etichette, in maniera eco-riferita. Sarà divertente sentir cantare questi versi dal Piccolo Coro dell’Antoniano nel corso della quarta serata. Voto al testo: 8
Annalisa
“Il mondo prima di te”
(Annalisa, Davide Simonetta e Alessandro Raina)
«Siamo fiori, siamo due radici che si dividono per ricominciare a crescere,
siamo montagne a picco sul mare, dal punto più in alto impariamo a volare».
La cantante savonese torna al Festival per la quarta volta con un brano che parla della rinascita dopo la conclusione di una storia d’amore. Un testo che guarda con ottimismo al futuro, con un occhio rivolto al passato, e che vede tra gli autori anche il suo ex fidanzato Davide Simonetta. Ho un deja vù: ricordate Arisa e Giuseppe Anastasi? Auguriamo loro lo stesso destino sul palco dell’Ariston. Voto al testo: 7
Giovanni Caccamo
“Eterno”
(Giovanni Caccamo e Cheope)
«Prendimi la mano scappiamo via lontano,
in un mondo senza nebbia, in un mondo senza rabbia».
“Soltanto gli occhi tuoi, per sempre gli occhi tuoi”, è vero che ci avviciniamo a San Valentino, ma l’amore nelle canzoni dovrebbe essere tassato, altrimenti si rischia l’effetto-stucchevole. A leggere il testo, infatti, cuore fa rima con amore dall’inizio alla fine. Di sicuro l’arrangiamento e la London Session Orchestra daranno valore aggiunto al brano, ma a giudicare solo le parole ci tocca bocciare Caccamo e rimandarlo a settembre, anzi a martedì prossimo. Voto al testo: 5
Enzo Avitabile con Peppe Servillo
“Il coraggio di ogni giorno”
(Enzo Avitabile e Pacifico)
«Questa è la mia storia, anni come pietre che scorrono veloci,
nel mio sangue rapido terra scusa e fertile, stella mia stella sempre».
Un testo che si rivolge agli ultimi, che parte da Scampia (il quartiere dov’è nato e cresciuto Avitabile) e si estende in ogni luogo del mondo in cui regna disagio e precarietà. Parole semplici e umili , che troveranno sicuramente maggiore impatto con l’interpretazione e la mimica facciale di Peppe Servillo. Voto al testo: 6
Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico
“Imparare ad amarsi”
(Pacifico, Bungaro, Cesare Chiodo, Antonio Fresa)
«Bisogna imparare ad amarsi in questa vita, bisogna imparare a lasciarsi quando è finitae vivere ogni istante fino all’ultima emozione, così saremo vivi».
Una canzone matura e consapevole, che si incastra alla perfezione nel vasto repertorio di Ornella Vanoni, che decide di dare spazio agli autori Bungaro e Pacifico portandoli con se sul palco del Teatro Ariston. Un testo vissuto, che racconta l’amore sotto la lente d’ingrandimento di chi nella vita ha provato emozioni forti, fino ad arrivare alla conclusione che l’unico sentimento eterno è il perdono. Voto al testo: 7.5
Renzo Rubino
“Custodire”
(Renzo Rubino)
«Tu ridotta una bambina, io tradotto in un bastardo,
noi non siamo mai stanchi nell’odiarci».
Un testo crudo e autobiografico che parla di valori perduti che andrebbero riscoperti. Il protagonista immagina un dialogo i suoi due genitori separati e propone una tematica delicata, attraverso la propria acuta e indubbia capacità di scrittura. Voto al testo: 6.5
Noemi
“Non smettere mai di cercarmi”
(Massimilano Pelan, Diego Calvetti, Noemi, Fabio de Martino)
«Ci pensi mai a quello che è stato, quando dici che era tutto sbagliato,
la luce taglia il primo bacio e la promessa che mi hai regalato».
La fine di un’amore non è mai un tema semplice ma quando viene scritto per una qualche esigenza non può che produrre spunti di riflessione fuori dall’ordinario. “La distanza è una scusa ma lentamente ci consuma” e “Ti basta solo un pensiero per cancellare i confini”, sono soltanto due dei versi che impreziosiscono questo piacevole saggio musicale, profondo q.b. Voto al testo 7
Ermal Meta e Fabrizio Moro
“Non mi avete fatto niente”
(Fabrizio Moro, Ermal Meta, Andrea Febo)
«C’è chi si fa la croce e chi prega sui tappeti, le chiese e le moschee, l’Imàm e tutti i preti,
ingressi separati della stessa casa, miliardi di persone che sperano in qualcosa».
Il testo che rischia di più, dal mio personale punto di vista, è sempre quello più genuino e, di conseguenza, il migliore. Rischiavano la “paraculata”, ma hanno messo in musica la triste realtà di questa nostra epoca, come solo due attenti narratori sanno fare. Non c’è retorica, non c’è “abuso indebito del tema”, ma solo la verità e il pensiero di molti. Un brano che si assume la responsabilità di lanciare un messaggio di speranza e che sarebbe fantastico sentire cantare al prossimo Eurovision Song Contes, in più lingue possibili. Voto al testo: 9
Le Vibrazioni
“Così sbagliato”
(Francesco Sarcina, Andrea Bonomo, Luca Chiaravalli e Davide Simonetta)
«Portami a casa, salvami ancora da queste mani fredde e viola
riportami a casa, perché ho paura di me».
Dal testo sembrerebbe davvero che si tratti del brano giusto al momento giusto, che casca come si suol dire a “fagiuolo” per la reunion di una della band più amate degli anni duemila. Una presa di coscienza, un’ammissione di debolezza e di fragilità che non fa mai male, anche a quarant’anni. Voto al testo: 6.5
Ron
“Almeno pensami”
(Lucio Dalla)
«Sono già passati mille anni, tanto è il tempo che io ti guardo e non mi parli,
senza lei io morirei, ma chiudo gli occhi e so sempre dove sei».
La suggestione di un leggere un brano firmato da Dalla c’è, ma è inversamente proporzionale all’emozione e al tocco di una delle migliori penne italiane di sempre. Un testo che racconta di un amore non corrisposto, quasi platonico, in un modo schietto ma al tempo stesso intimo, come solo Lucio ha dimostrato più volte di saper fare. Voto al testo: 8.5
Max Gazzè
“La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”
(Francesco Gazzè, Max Gazzè, Francesco De Benedettis)
«Si dice che adesso, e non sia leggenda, in un’alba d’agosto, la bella Cristalda
risalga dall’onda a vivere ancora una storia stupenda».
A Sanremo Gazzè è sempre una garanzia, nelle quattro partecipazioni precedenti ha sempre portato brani validi e testi ispirati, ma questa volta sempre essersi superato. Il testo racconta la leggenda di un monolite che si trova sulla spiaggia pugliese di Vieste, in realtà un marinaio che ha perso la sua amata per invidia delle sirene. Una storia affascinante e incredibilmente romantica, a dimostrazione che si può cantare d’amore senza troppa retorica. Voto al testo: 7.5
Decibel
“Lettera dal duca”
(Enrico Ruggeri, Fulvio Muzio e Silvio Capeccia)
«Passano vecchie immagini, indelebili su di noi, restano frasi e musica e quel battito sentirai, io non capisco più certe meschinità, le misere mediocrità, io vivo un’altra dimensione».
Enrico Ruggeri, Fulvio Muzio e Silvio Capeccia tornano a calcare il palco dell’Ariston a trentotto anni di distanza dall’esordio con “Contessa”, lo fanno a modo loro e con originalità, oltre che dei suoi anche dei testi. Un brano che omaggia un mito della musica. il leggendario David Bowie, che ci rivolge una lettera immaginaria, dove veniamo invitati ad un’utopistica riflessione di massa. Voto al testo: 7
Red Canzian
“Ognuno ha il suo racconto”
(Miki Porro e Red Canzian)
«Ho sbagliato, ho pregato e ho pianto, poi c’ho preso, ho capito e ho vinto,
miracolato d’amore e sono diventato per te testimone del tempo».
E’ curioso come i due testi più credibili di questa annata siano proposti dagli ex Pooh, a dimostrazione che cinquant’anni di storia portano non soltanto una grande amicizia, ma parecchia sintonia. Un pezzo maturo raccontato dalla voce di chi ha vissuto appieno la vita, da buon testimone del tempo. Voto al testo: 6
Elio e le Storie Tese
“Arrivedorci”
(Stefano Belisari, Sergio Conforti, Davide Civaschi e Nicola Fasani)
«Una storia unica, singolare e atipica, completamente antieconomica, a propulsione elica,
una storia unica, una carriera artistica, dolcemente stitica, ma elogiata dalla critica».
Un testo che letto può sembrare malinconico e che, forse, non rende omaggio alla straordinaria carriera della band. Ci si aspetta sempre molto da loro, l’asticella nei loro confronti è sempre alta, ma sappiamo benissimo che i loro punto di forza sono le performance dal vivo. Citando Stanlio e Ollio saluteranno il loro pubblico dal palco dell’Ariston e, forse, il problema è proprio questo, perché il paragone con “La terra dei cachi” e “La canzone mononota” verrà spontaneo, e si rischia di bissare l’insuccesso di “Vincere l’odio” di due anni fa, anche se dal loro punto di vista un dodicesimo posto è migliore del secondo, dato che hanno più volte espresso il desiderio di arrivare diciannovesimi. Noi glielo auguriamo di cuore. Voto al testo: 4
Nico Donvito
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