Disponibile dal 23 aprile il brano che rappresenta il battesimo discografico della giovane artista
Talento e semplicità si fondono e danno vita ad una nuova e interessante proposta musicale, è autentica Chiara Melzi, fedele a se stessa e genuina come solo una ventiseienne con una valigia piena di sogni sa essere. Si intitola “Solo di notte” il brano inedito, composto da Luca Sala (musicista che negli ultimi anni ha collaborato con Emma, Le Deva, Clementino e Valerio Scanu) e Remo Elia per l’etichetta La mia song, un pezzo che segna per la giovane artista di Vimercate il suo personale debutto nel mondo della musica.
Ciao Chiara, partiamo naturalmente da “Solo di notte”, cosa rappresenta per te questa canzone e perché l’hai scelta come tuo singolo d’esordio?
«Rappresenta il mio inizio, il mio primo inedito, ma anche un piccolo traguardo, un sogno che si avvera. Mi gratifica sapere che un autore importante come Luca Sala abbia scelto me per interpretare questo pezzo, insomma, una bellissima soddisfazione. L’ho scelta perché la sento cucita addosso alla mia vocalità, anche se all’inizio ho avuto un po’ di timore per via del testo molto crudo e abbastanza esplicito, che parla di un amore passionale, travolgente e fisico, diciamo un po’ l’opposto di come vivo io i sentimenti. Non sapevo bene come interpretare al meglio quelle parole poi, grazie all’aiuto della mia insegnante di canto, abbiamo trovato la corretta chiave di lettura e la giusta strada da percorrere».
Al di là del testo, musicalmente il brano si presenta melodico e molto romantico, sonorità che rappresentano al meglio la tua identità artistica?
«Diciamo che il genere che più sento affine è questo, il pop melodico all’italiana, mi piacciono molto le ballad, ma in futuro mi piacerebbe sperimentare anche altro, rimanendo sempre aggrappata a questo filone musicale, spaziando in altri stili come il blues, il soul e l’R’n’B, contaminando e riarrangiando insieme tutte queste sonorità, ottenendo magari un mix inedito per il nostro Paese, chissà. Diciamo che sono ancora alla ricerca di quello che vorrei essere, ma so benissimo chi sono e cosa voglio cantare oggi».
Una canzone composta da Luca Sala e Remo Elia, com’è stato lavorare con loro?
«Un’esperienza davvero importante, con Remo ci siamo sentiti molto ma visti poco, perché abita in Campania, mentre con Luca c’è stato uno contatto perché abitiamo vicini. Mi sono stati entrambi di grande aiuto, per me è stato davvero un grande onore, sono letteralmente affascinata dal modo che hanno di lavorare e dalla passione che esprimono attraverso la musica».
Cosa avete voluto trasmettere con le immagini del videoclip diretto da Vittorio Raucci?
«L’idea era di valorizzare ogni singola parola della canzone. Così come per il testo, anche il videoclip inizialmente mi ha lasciato titubante, non è stato facile mostrarmi in maniera un po’ sensuale, per come sono fatta caratterialmente è stato un bel passo avanti. Con il regista, abbiamo scelto una coppia di ragazzi, che sono realmente fidanzati, per trasmettere al meglio il senso della canzone. Poi ci sono io come voce narrante, che racconto questa storia così emotivamente intensa e appassionata».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come è nata la tua passione per la musica?
«Sono sempre stata attratta dal canto, al punto che da piccolissima i miei mi portarono alle selezioni dello Zecchino D’Oro. Da lì non ho più smesso, sono entrata a far parte del piccolo coro “La Goccia” del mio paese e, a partire dai dodici anni, ho preso lezioni private di canto e tre anni fa ho iniziato il percorso di certificazione per diventare anche io insegnante. Credo sia importante essere aggiornati su quello che è la musica e mi piace l’idea di poter trasmettere mediante l’insegnamento dei valori importanti, che possono anche andare oltre alla tecnica vocale».
Che ruolo ha avuto la tua famiglia nel tuo percorso?
«Direi determinante, perché non mi ha mai ostacolato e mi ha consentito sempre di provarci, ricordandomi di coltivarla come passione e di costruire la mia strada, senza troppe ambizioni e senza tralasciare gli studi. Mio papà, come battuta, mi ha sempre detto: “Canta, però poi trovati un lavoro all’Esselunga” (sorride, ndr), perché sanno quanto sia difficile, ma non mi hanno mai fatto mancare la loro presenza e il loro supporto».
Da giovane emergente, come valuti l’attuale panorama discografico del nostro Paese?
«Bella domanda, mi trovo spesso a confrontarmi con i miei coetanei che coltivano la mia stessa passione, sappiamo quanto sia complicato perché siamo davvero in troppi, per questo motivo emergere dal nulla è davvero difficile. La scorsa estate ho tentato l’avventura di Area Sanremo, anche in quell’occasione mi sono resa conto che eravamo tantissimi, per soli due posti a disposizione. Non è facile ma, nonostante questo, conto di continuare sempre a fare musica, al di là dei risultati e del successo che può anche non arrivare. Cantare mi fa stare bene ed è l’unica cosa che per me conta».
In molti considerano i talent show una scorciatoia, una delle poche opportunità che ti consentono di ottenere oggi un “successo facile”, un’occasione che, se magari non sei pronto o non hai qualcuno alle spalle, rischi che ti si possa ritorcere contro. Hai mai provato o pensato di partecipare ad uno di questi format?
«Devo ammettere di si, ho fatto dei casting in passato e non è stata un’esperienza felicissima, più che altro perché dopo ore di attesa ho fatto il provino e mi sono sentita dire: “Sei troppo magra”. Io… boh, mi sono spesso chiesta se davvero in questi programmi la musica conti davvero qualcosa, o interessa solo creare dei personaggi da dare in pasto al pubblico per fare spettacolo. Dietro ci sono altre dinamiche che personalmente non mi piacciono e, come dici tu, possono rappresentare un’arma a doppio taglio per chi partecipa».
Credi che il web rappresenti più una risorsa o una minaccia in ambito discografico?
«Guarda, dipende tutto da come ognuno di noi utilizza i social network. Nella musica, oggi, contano tantissimo più i numeri virtuali di quelli delle vendite reali, mi riferisco alla visualizzazioni di YouTube, piuttosto che gli ascolti di Spotify, per non parlare dei like. A livello personale, cerco di prendere il buono da questo mezzo che, sicuramente, è utile e ti consente di farti conoscere. La considero una vetrina che, se vissuta in maniera giusta e sana, riesce a darti un po’ di visibilità».
Abiti a Vimercate, in provincia di Milano, che possiamo tranquillamente considerare la capitale della discografia. Credi che la tua città ti abbia aiutato ad esprimere questa necessità di cantare e di proporti attraverso la musica?
«Ni, nel senso che sicuramente è una delle città che offre maggiori opportunità nel nostro Paese, in qualsiasi ambito. Però, ormai c’è davvero troppa concorrenza, il segreto del successo credo sia trovarsi nel posto giusto al momento giusto, viviamo in un periodo storico in cui il talento deve essere accompagnato a stretto contatto da un bel po’ di fortuna».
Sul tuo canale YouTube sono presenti alcune interessanti rielaborazioni di brani in cui hai dato già sfoggio delle tue abilità da interprete. Rispetto alle cover, cosa hai provato nel cantare la prima volta un tuo pezzo inedito?
«C’è sicuramente più responsabilità, è una canzone solo tua e non puoi avere metri di paragone con nessuno. Cantare un singolo inedito è stata una grandissima emozione, per molti può non significare niente ed essere considerata al giorno d’oggi una cosa normale, per me è stata una soddisfazione incredibile, perché c’è molto lavoro dietro e davvero tanti sacrifici».
Per concludere, quale messaggio vorresti che arrivasse al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
«Che nella vita si può essere felici anche con poco, credere sempre nelle proprie capacità e perseguire i propri obiettivi con le unghie e con i denti. Avere sempre un sogno ed anche un Piano B nel cassetto, per restare sempre ancorati con i piedi saldi per terra. Le soddisfazioni prima o poi arrivano sempre, nel mio caso con questo inedito, un piccolo inizio che rappresenta, allo stesso tempo, una grande occasione e un’emozione gigantesca».
Nico Donvito
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