giovedì 21 Novembre 2024

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Rap, indie e Roma: le “Notti Brave” raccontate da Carl Brave – RECENSIONE

Recensione del primo album solista di Carl Brave dal titolo Notti Brave

C’era un volta Carlo Luigi Coraggio, al secolo Carl Brave, l’uomo che unì il rap con il mondo indie (e pop), mettendo d’accordo tutti mixando universi separati dalla nascita, creando di fatto un genere ibrido ma tremendamente efficace per narrare storie in maniera semplice ma innovativa. Tutto ciò si verifica in Notti brave, album uscito lo scorso 11 maggio per Universal Music Italia, primo lavoro da solista per il rapper e producer romano, anche se di fatto si tratta del secondo lavoro ufficiale dopo Polaroid, uscito lo scorso anno in collaborazione con il socio Franco126.

Probabilmente è giusto partire proprio da lì: è stato, infatti, proprio con l’album Polaroid che il duo romano è esploso a livello nazionale, puntando su un disco sperimentale ma assolutamente a fuoco, in cui le vicende narrate si incastrano perfettamente sulle basi leggere di Carl, creando un sound fresco e malinconico. ‘Notti brave’ non si discosta dall’ultimo lavoro né per contenuti né per sound proseguendo, infatti, sulla stessa strada aggiungendo un numero incredibile di ospiti appartenenti a mondi diversi che riescono a integrarsi e incastrarsi bene (chi più e chi meno) nel concept dell’album. La solita malinconia è il sentimento che più si trascina durante l’ascolto del disco, Carl crea immagini flash che si susseguono continuamente, dai rimandi al paesaggio romano alle metafore contemporanee del mondo giovanile di oggi, alternando discorso diretto e indiretto, tra “tu” e “lei”.

La prima traccia, dal titolo Professorè, è un lungo e nostalgico racconto degli anni passati sui banchi di scuola, dal “ferro dei baci all’apparecchio” ai tre mal digeriti della professoressa alla quale l’artista si rivolge direttamente senza filtri: “Aeh professorè / Vorrei vederti a te / Mi so’ fatto il culo ehh / E poi m’hai messo tre”. Si prosegue sullo stesso mood con Fotografia, che si candida come possibile hit estiva, ben costruita grazie a un ritornello super di Francesca Michielin e un Fabri Fibra che non punta all’eccesso ma si amalgama perfettamente al sound del brano. Pezzi forti sono anche Camel Blu e Parco Gondar in cui i ritornelli di Giorgio Poi (nella prima) e Coez (nella seconda) spezzano perfettamente le efficaci strofe di Carl.

Le strumentali rappresentano una netta caratterizzazione del disco, tra arpeggi di chitarra e fiati mixati perfettamente, l’effetto è quello di un disco integro e con suoni sempre simili ma non per questo ripetitivi, nel quale la cifra stilistica rimane volutamente ben precisa e delineata.

Senza ospiti sono le sentimentali Vita e Noi Pub Crawl, una vera e propria carrellata continua ed esasperata sulla città eterna vista di notte. Il ritmo sale e scende tra i vari pezzi, contribuiscono a variarlo in maniera ottima Gemitaiz e Frah Quintale rispettivamente in Malibu e Chapeau mentre si distingue in positivo Emis Killa, che tira fuori il jolly con un ritornello e una strofa super in Bretelle, dimostrandosi uno degli artisti più versatili nel mondo del rap italiano attuale.

Scusa (con B e Ugo Borghetti), E10 e Pianto Noisy (con una strumentale di livello altissimo), sono le tracce già uscite come singoli prima dell’album: tracce che mantengono sempre alto il livello così come La cuenta, grazie anche al ritornello della sempre brava Federica Abbate e la strofa del compare Franco126.

Il ” viaggio” si chiude con il brano più sentimentale dal titolo Accuccia, una lunga e struggente dedica al cane che non c’è più: “Ho pianto lacrime amare/era solo un cane/il mio cane/a volte ti sento abbaiar/che vita da cani/una vita da cane”, Carl Brave conclude con amarezza un lungo e preciso climax ascendente delle sue “notti brave”.

Un disco che instrada l’artista romano nel mondo del mainstream mantenendo però intatta la sua genuinità e la capacità di viaggiare tra le immagini della quotidianità.

MIGLIORI TRACCE: Bretelle, Pianto Noisy

VOTO COMPLESSIVO: 7/8/10