Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di parlare con Antonio Maggio, in partenza per un tour molto importante per lui ed il suo percorso artistico. Insieme abbiamo chiacchierato di presente, passato e anche futuro ponendo l’accento sull’importanza delle parole e della musica più profonda e autentica della nostra tradizione: quella cantautorale. Ecco che cosa mi ha raccontato:
Partiamo dal tuo presente prossimo: è partito da qualche giorno il tuo nuovo tour che ti vede in vesti totalmente nuove e che ti porterà in giro per l’Italia in questa primavera in attesa di novità discografiche su cui sei a lavoro.
<<Si, questo nuovo tour, “L’odore delle parole”, mi vede per la prima volta in scena con una veste totalmente acustica che va a richiamare quella fase in cui nascono le canzoni. I miei brani nascono essenzialmente al pianoforte e dunque piano e voce: mi piace l’idea di poter fare un tour raccontando la genesi delle canzoni e il modo in cui sono nate. Il nome del tour poi sottolinea proprio l’importanza delle parole che saranno nude, spoglie di qualsiasi artificio d’arrangiamento>>.
Già dal titolo di questo nuovo tour si intuisce l’importanza fondamentale che hanno e avranno le parole nella tua musica. Quanto pensi contino nella musica di oggigiorno?
<<Come dicevo prima oggi la parte letteraria è come se si desse per scontata e non è bellissima come cosa questa perché basta prendere la bellezza di alcuni testi dei cantautori che ci hanno preceduti e che ancora oggi sembrano attuali per capire quanto ci perdiamo. Oggi, invece, ci basta accendere la radio, la tv o anche solo quel grande motore che è internet e ci troviamo di fronte a delle cose imbarazzanti. Credo che bisogna assolutamente ritornare a mettere al centro la parte letteraria delle canzoni e per fare questo c’è bisogno di parlare, come sostengo da tempo, in prima persona e quindi c’è grande bisogno soprattutto in prima persona>>.
In un verso de “L’equazione” dici “tanto i sogni te li vendono in TV”: che rapporto hai personalmente con la televisione?
<<E’ un rapporto che nasce come per ogni persona dall’infanzia perché il primo approccio con la TV penso sia legato ai cartoni animati che per me hanno avuto una grossa importanza perché la prima volta che ho cantato l’ho fatto con le sigle dei cartoni animati. Poi è andato via via evolvendosi anche se oggi non la guardo tantissimo se non per ciò che mi interessa. Quando nel testo de “L’equazione” parlo dei sogni che ci vengono venduti in TV è ovvio che mi riferisco a quella parte della televisione che mette molto fumo sugli occhi ai giovani che sono sempre la categoria da salvare visto che rappresentano il futuro. Negli ultimi anni credo la televisione non stia aiutando a capire ciò che si è e ciò che si è portati a fare: mi viene difficile pensare che ogni anno si possano presentare 15,20,25 mila persone per fare provini per qualsiasi trasmissione televisiva, fatico a pensare che su 20.000 persone ci siano 20.000 potenziali artisti. Bisognerebbe tornare a farsi un esame di coscienza più profondo su quelle che sono le proprie capacità e le proprie aspirazioni: il fumo abbaglia la mente, gli occhi e l’anima>>.
Torniamo ancora più indietro nel tempo e torniamo a “Mi servirebbe sapere”. Parlando proprio di gestazione di canzoni, ricordi come è nata quella canzone che per la tua carriera ha costituito un momento fondamentale?
<<”Mi servirebbe sapere” ha avuto una gestazione che è durata un po’ di mesi come quasi tutte le mie canzoni. Era nata come un brano molto triste e questo è rimasto nell’introduzione che era talmente triste che il produttore dell’epoca mi disse “dove vuoi andare con questa canzone? A Sanremo? C’è bisogno di rivitalizzarla un po’” e allora da lì è nata il ritornello>>.
Parlando del Festival di Sanremo che, per l’appunto, hai vinto nella categoria delle Nuove Proposte con “Mi servirebbe sapere” nel 2013, che cosa ricordi di quell’esperienza?
<<Tutto. E’ inevitabile non tralasciare nulla perché quando un giovane ragazzo che si avvicina alla musica quando vive i momenti più belli del suo percorso artistico non può dimenticarli. Ricordo ogni giorno e poi avendolo vinto è normale che quei ricordi siano stati evidenziati ancora di più>>.
A livello emotivo è stato più forte la sensazione dopo aver cantato per la prima volta “Mi servirebbe sapere” all’Ariston oppure aver vinto il Festival?
<<Vincere sicuramente perché quando l’ho cantata per la prima volta ero consapevole di vivere un’esperienza unica e da privilegiato. Per me andava già bene così mentre tutto ciò che è venuto dopo non era preso assolutamente in considerazione e quindi essendo stato inaspettato l’ho sentito di più>>.
Tornando ancora indietro nel tempo te la ricordi “Chi (Who)”?
<<Me la ricordo si. Ma non avendola scritta io quella probabilmente non l’ho nemmeno mai suonata. Dopo la vittoria di X-Factor e il disco d’inediti degli Aram Quartet ci siamo sciolti quindi saranno 8 anni che non tocco quella canzone. Quella è come se fosse proprio un’altra vita artistica, una parentesi di due anni importante per il mio percorso che si è aperta in maniera inaspettata e che si è chiusa perché probabilmente era giusto così dopo una serie di belle esperienze accumulate. Io forse sono un caso unico per aver vinto un talent show con un’entità artistica che oggi non esiste più ed aver trovato la mia strada con tutt’altra forma che poi è quella mia più autentica: Antonio Maggio non ha mai fatto X-Factor, l’hanno fatto gli Aram Quartet. E’ palese che sia così: sono due universi paralleli ma lontanissimi che non si toccheranno mai>>.
Pensi che oggi ci sarebbe spazio per Antonio Maggio in un talent show?
<<Lo spazio c’è per tutti ma dipende dal mondo in cui si arriva a quell’esperienza un po’ come è successo a me poi con Sanremo: chi vi prende parte è sottoposto a un duplice destino, o non succede nulla oppure può essere un gran trampolino di lancio. Per un giovane è fondamentale il modo in cui si arriva a Sanremo come ad un talent, che se si ha la fortuna di vivere in maniera formativa trovando le persone giuste, è un’esperienza importantissima. Quando otto anni fa io ci sono andato con gli Aram Quartet ero un ragazzino di 20 anni ed era anche giusto per me provare quell’esperienza che poi mi è stata molto utile; oggi, vedendomi estremamente radicato in un ambito cantautorale, faticherei ad andare in un contesto in cui sono costretto a cantare canzoni di altri>>.
Tornando al Festival di Sanremo l’hai seguito quest’anno?
<<Non benissimo però l’ho guardato perché c’erano tanti amici che partecipavano>>.
Chi è ti è piaciuto?
<<Mi sono piaciuti molto i primi 3 classificati, e non succede spesso che i primi tre siano quelli che rispecchiano i miei gusti, e poi Paola Turci>>.
E dei giovani hai trovato qualcuno di interessante?
<<Quest’anno meno di altri edizioni, decisamente. Però quello che non mi è dispiaciuto è stato Maldestro>>.
Venendo, invece, a te quest’anno prima che fossero annunciati i 22 nomi il tuo era uno di quelli anticipati da varie indiscrezioni, fra le tantissime che circolano in quelle settimane. C’è mai stata la possibilità di scegliere di tornare all’Ariston quest’anno oppure non rientrava nei progetti?
<<E’ normale che per indovinare si gioca come quando si gioca la schedina: se non si gioca in maniera quantitativamente importante poi non si vince nulla. E’ normale, però, che essendo una vetrina così grossa che a tutti ogni anni baleni nella mente il pensiero se andarci o meno però poi, almeno per quanto mi riguarda, faccio i conti con il disco perché trovo fuori luogo andare a Sanremo senza un disco pronto da immettere sul mercato durante la settimana del Festival. Noi quest’anno non ce la facevamo con il disco, che infatti non è ancora pronto anche se è buon punto, e quindi era quantomeno fuori luogo andare al Festival senza l’album. Mi fa piacere essere tirato in ballo perché significa che c’è una buona considerazione di me ma poi sono chiacchiere>>.
Come hai anticipato tu poco fa c’è in programma un nuovo album che uscirà prossimamente: che evoluzione di Antonio Maggio ci aspetta?
<<Questo è un anno di importanti cambiamenti per me da più punti di vista: abbiamo parlato del cambiamento di questo tour che mi vedrà in veste più intima e altrettanto intimo sarà il nuovo disco che avrà un modo di espressione e delle tematiche nuovo. Quello che è stato il mio lato preponderante nei primi due dischi con un racconto abbastanza ironico nelle mie canzoni lascerà molto moto più spazio al mio lato più introspettivo. E poi sarà un disco di cambiamenti anche dal punto di vista delle collaborazioni perché sarà il primo con Mescal che è la mia nuova etichetta discografica e anche con Diego Calvetti alla produzione artistica. Sarà un disco importante e probabilmente il più importante che in questo caso non è la solita cazzata che si dice per ogni disco ma è vero perché quando ci sono tanti cambiamenti tutti insieme inevitabilmente ci sono responsabilità maggiori e step più alti da raggiungere>>.
E’ più complicato per te scrivere brani “ironici” come quelle che hanno caratterizzato la tua musica fin qui oppure brani più “intimi” come quelli che ci aspettano?
<<Non c’è una maggiore difficoltà nello scrivere un brano ironico e apparentemente spensierato rispetto ad un brano più intimo e minimalista. Ogni canzone riflette la situazione di un momento, di quell’istante in cui ci si ritrova a scrivere e a raccontare una situazione, un concetto, una sensazione>>.
Ringraziamo per la disponibilità Antonio Maggio e gli facciamo il nostro miglior in bocca al lupo per il proseguo del suo tour “L’odore nelle parole” a cui invitiamo tutti ad assistere con il cuore pronto ad accogliere un peso specifico importante offerto dalle parole a cui si è guidati alla riscoperta in quest’occasione musicale. Qui trovate tutte le nuove date a cui ne verranno aggiunte altre nel corso delle prossime settimane:
21/04 CASTIGLIONE COSENTINO (CS)
24/04 SAN NICOLA ARCELLA (CS)
28/04 PORGOMANERO (NO)
29/04 AVELLINO
03/05 ROMA
04/05 MORROVALLE (MC)
05/05 CORENO AUSONIO (FR)
06/05 MURO LUCANO (PZ)
09/05 BOLOGNA
10/05 RAVENNA
11/05 LECCE
13/05 BISCEGLIE (BA)
Ilario Luisetto
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