Intervista al giovane cantautore che con La fame chimica avvia il suo nuovo progetto
Giovane, figlio di un talent musicalmente parlando (partecipò a quella strana edizione di Amici 11 che vedeva big e giovani condividere lo stesso palco), ma poi maturato sotto l’ala protettrice della musica più vera, della ricerca e dell’istinto artistico più puro e viscerale che l’ha portato a vivere negli Stati Uniti per qualche anno. Tornato in Italia Wepro, al secolo Marco Castelluzzo, mi ha raccontato la partenza del suo nuovo progetto discografico fatto di quella verità e semplicità che la sua voce da ragazzo dei giorni d’oggi trasmette in tutta la sua tranquillità, esperienza e gentilezza. Ecco cosa ci siamo detti dopo la pubblicazione de La fame chimica e prima del lancio del suo nuovo brano, Un male cane:
Allora, caro Marco, ci risentiamo a distanza di quasi tre anni da quando ci sentimmo per il tuo singolo, ‘When is march’. So che nel corso di questo tempo sei ritornato in Italia dagli Stati Uniti e hai intrapreso un nuovo percorso
<<Esatto, sono tornato in Italia perchè mi si sono aperte delle nuove opportunità qui tra cui anche la scrittura del testo della colonna sonora de ‘L’isola di Pietro’, la serie TV andata in onda lo scorso autunno con protagonista Gianni Morandi. Poi c’è stata anche ‘Love Dilemma’ su Real Time dove alcune mie canzoni sono entrate a far parte della serie. Ho colto tutte queste occasioni per tornare, diciamo>>.
Ti era mancata l’Italia in questi anni oppure no?
<<In qualunque posto si vada ci si sente sempre italiani. M’era mancata, sicuramente, tanto casa per il semplice fatto di sapere cosa significa essere un cittadino libero nella propria terra. E’ una cosa che molte persone sottovalutano credendo al mito di poter andare in un altro Paese e poter fare esattamente ciò che gli pare: non è esattamente così, devi convivere con altre regole e un’altra cultura dove non sei che uno straniero>>.
Rientro che arriva, musicalmente parlando, corrisponde anche a un recupero della lingua italiana anche per i tuoi brani
<<Si esatto. Ero arrivato ad un punto in cui la lingua inglese non mi bastava per comunicare fino al punto giusto: non riuscivo ad esprimermi totalmente e l’italiano mi ha ridato questa possibilità mettendomi a nudo, scoperto visceralmente. E’ per questo che tutto il nuovo album sarà in italiano anche se questo non significa che nel mio futuro non ci saranno altre canzoni in inglese perchè io amo quella lingua ma, a livello comunicativo, l’italiano, per gli italiani, rimarrà sempre imbattibile. Non nascondo il fatto di aver attraversato la fase in cui ero un assoluto sostenitore del “in inglese suona meglio” ma, poi, ho capito che in italiano un brano può rendere ancora di più se fatto bene>>.
“La fame chimica”, il primo episodio di questo nuovo lavoro, è un pezzo importante sicuramente anche per tutta questa serie di motivi ma l’hai scelta più sulla base dell’istinto o su quella della razionalità?
<<Ti confesso che quando ho fatto ascoltare l’album a delle persone di fiducia nessuno aveva puntato su questo pezzo ma ho comunque scelto di dare, con questo pezzo, una chiara visione del progetto che verrà: un disco che vuole raccontare una storia. La fame chimica doveva essere il primo capitolo di questa lunga e grande storia, non c’era brano più adatto. Ho voluto, proprio per questo, unire la cinematografia alla musica: prima di ogni singolo uscirà un cortometraggio recitato dove verrà velatamente svelata la trama del brano che sta per uscire. Alla fine di tutto il lavoro la serie di cortometraggi creerà una vera e propria storia>>.
Hai parlato di album: è già completo? Hai già delle idee sulla data di pubblicazione?
<<Teoricamente dovrebbe uscire a novembre anche se è un periodo ancora molto indicativo. Verrà, ovviamente, anticipato da altri singoli, in uscita con tempistiche piuttosto brevi l’uno dall’altro>>.
Correggimi se sbaglio, l’ultima volta che ci siamo sentiti mi dicesti che eri a Boston per studiare Scrittura e composizione contemporanea e mi dicevi che uno dei tuoi sogni sarebbe stato quello di diventare un produttore un domani. Hai delle novità su questo campo?
<<Si, ho già messo da parte le prime esperienze anche da questo punto di vista. Sto già producendo e scrivendo per altri artisti anche se ancora non posso annunciare nulla. E’ una possibilità di creare delle nuove cose che magari a me non starebbero bene addosso ma che su altri artisti possono calzare a pennello>>.
Come valuti la situazione della produzione italiana attuale?
<<Non sono sicuramente tra i più esperti ed indicati per dare un giudizio così ampio ma, personalmente, credo che a livello di produzione l’ingresso della trap nel mercato discografico italiano abbia fatto si che l’Italia si mettesse al passo con i tempi dando una bella svolta. E’ sicuramente un periodo fatto di buona sostanza secondo me. Anche dal punto di vista della scrittura credo che siamo sulla buona strada. Apprezzo molto i Maneskin delle ultime novità>>.
Rispetto al tuo passato musicale questo brano, La fame chimica, spinge ancor di più sull’acceleratore a livello di un sound convinto ed energico
<<Si, è vero e, forse, un brano del genere 4 o 5 anni fa sarebbe stato pure troppo. In questo momento, però, voglio soltanto trasmettere l’idea che nella mia musica ci sia una firma soltanto mia sia a livello visivo, di sound e di testi. Voglio creare un mio mondo che sia unico qui in Italia e per questo mi piace essere e rimanere slegato da qualsiasi vincolo commerciale o editoriale: faccio soltanto quello che mi piace fare>>.
Ascoltando il pezzo ho estrapolato due versi che, secondo me, ben trasmettono l’idea di questo brano dedicato a quella che tu definisci “generazione miracoli”, un’idea che cozza con l’immagine che più spesso si tende a dare delle più giovani generazioni
<<E’ una definizione che riporta al fatto che noi giovani ci sentiamo spesso così tanto soffocati che arriviamo a dover sperare quasi in un miracolo. Penso che questa nostra generazione sia tutto tranne che un insieme di scansafatiche. Personalmente ho scelto di parlare di quella fetta generazionale che ha scelto un percorso difficile, che si trova sempre con i bastoni tra le ruote e che si ritrova a dover chiedere un miracolo per riuscire ad uscire da determinate situazioni>>.
In un altro momento di questo brano dici “quelli con gli occhi aperti quando tutto dorme non per il sesso”: un’altra bella immagine per descrivere noi ragazzi d’oggi che, forse, viviamo la nostra giovinezza in modo molto diverso da come si faceva un tempo
<<Questo verso è, ancora una volta, legata a voler descrivere la nostra generazione che si ferma ad amare la notte restando svegli anche quando tutto sta dormendo solo per pensare, per godere di un momento soltanto nostro>>.
Da dove arriva la scelta di scrivere un brano sulla fame chimica?
<<La fame chimica non è che un momento molto sincero dove si vede la persona per com’è realmente. In una serata, quando è arrivato questo momento, ho sentito come se ci fosse della poesia in quel momento in cui ho visto i ragazzi che erano con me come i soldati di questa nostra generazione. Ho scritto anche canzoni d’amore ma non posso scrivere sempre e solo di quello: volevo anche parlare di altre cose anche perché la vita è fatta di tanti momenti diversi che ho voglia di raccontare in modo autentico, coerente, scoperto>>.
Hai continuato a seguire Amici in questi anni?
<<Ho smesso di seguire Amici da un po’ di tempo, devo essere sincero, complice anche il fatto di essere rimasto a lungo in America>>.
Ti senti, in qualche modo, ancora legato a quel mondo, debitore di quell’esperienza, oppure credi che ormai sia un ricordo lontano?
<<Penso di essere sicuramente debitore di Amici perchè, in qualche modo, quel programma mi ha fatto capire tante cose, che siano belle o brutte. Non credo, però, di essere ancora legato a quel tipo di realtà che ormai guardo da molto lontano, quasi nemmeno più da spettatore>>.
Ilario Luisetto
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