sabato 23 Novembre 2024

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Io Virginia e il Lupo: “La musica è il veicolo delle nostre emozioni” – INTERVISTA

A tu per tu con la band fiorentina, fuori con l’EP “Domenica” contenente cinque brani inediti

Sono i vincitori dell’edizione 2018 di Arezzo Wave Toscana, Francesco Nesi, Giovanni Pontoni e Giacomo Pierucci, alias Io Virginia e il Lupo, gruppo musicale che ha recentemente pubblicato “Domenica”, progetto discografico che mette in luce sonorità piuttosto interessanti. Alla vigilia della loro partecipazione al “Rockin’1000 – That’s Live”, in scena a Firenze il prossimo 20 luglio, abbiamo incontrato per voi i tre musicisti, per conoscere meglio la loro storia e in quale direzione vira il loro percorso.

Ciao ragazzi, partiamo dal vostro ultimo EP “Domenica”, ci raccontare la fase di creazione dell’intero progetto?

«”Domenica” riassume il percorso fatto negli ultimi 2 anni in cui ci siamo plasmati e conosciuti a fondo, fino a trovare la nostra identità come gruppo. La scelta di rinunciare alle chitarre pur mantenendo un suono ruvido e distorto ci ha dato la possibilità di sperimentare nuove strade, sia negli arrangiamenti delle canzoni che nel modo di esprimere il loro significato».

C’è un qualche filo conduttore che lega i cinque inediti presenti?

«Non c’è un vero “concept” alla base dell’EP, almeno non nella gestazione dei vari pezzi. Ma l’ascolto suggerisce un’atmosfera di fondo incalzante ed al tempo stesso distensiva, un mood continuo che li accomuna e li lega».

Da cosa traete maggiormente ispirazione per le vostre produzioni?

«Cerchiamo in realtà di non farci condizionare molto da quello che ci gira intorno anche se è impossibile isolarsi completamente. Più che altro facciamo in modo che sia il pezzo (l’idea embrionale o il testo) a suggerire un suo “naturale” sviluppo bilanciando la nostra natura istintiva con una certa maniacalità su alcuni dettagli…».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come vi siete avvicinati al mondo della musica?

«Io (Giacomo) e Giovanni abbiamo iniziato fin da bambini ad approcciarsi alla musica, anche attraverso lo studio degli strumenti. Io ho studiato chitarra, Giovanni pianoforte fino al diploma del conservatorio. Francesco è sempre stato un attento ascoltatore ed appassionato di synth elettronici».

Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato la vostra crescita?

«Veniamo da ascolti molto diversi, spesso diametralmente opposti. Si va dalla psichedelia degli anni ’70 alle deviazioni più estreme del rock anni ’90 passando per drum’n’bass e techno. La sala prove è un ottimo luogo di incontro/scontro dove far convergere tutte le idee verso una direzione in cui tutti ci riconosciamo».

Siete i vincitori dell’edizione 2018 di Arezzo Wave Toscana. Cosa ha rappresentato per voi questa esperienza?

«E’ stato un risultato stupefacente. Tra di noi c’è chi il festival lo ha vissuto in pieno fin da piccolo ed è cresciuto con la sua musica ed i suoi eventi. Quindi immagina la soddisfazione di essere tra i loro rappresentanti in Italia e in Europa. Quello che più ci ha fatto piacere e ci da fiducia è la voglia (manifestata da sempre dalla fondazione Arezzo wave) di credere in progetti originali al di fuori dei soliti schemi, che a volte si ripetono anche nella scena alternativa ed indipendente».

Il 20 luglio parteciperete al “Rockin’1000 – That’s Live” di Firenze, un super evento dal vivo che includerà oltre 1500 musicisti. Quanto è importante per voi la dimensione live?

«Per noi è fondamentale, probabilmente è quella che sentiamo più nostra e quella in cui rendiamo al meglio le nostre canzoni. L’energia che puoi imprimere dal vivo è quasi impossibile da confinare su qualsiasi supporto. Poi durante il concerto avviene un vero scambio tra chi suona e chi è lì per ascoltare…è proprio una bella sensazione. Per quanto riguarda il Rockin’1000 è un evento unico e speciale: in quei giorni sarà pieno di musicisti ovunque!».

Come valutate l’attuale situazione discografica del nostro Paese e il livello qualitativo generale delle proposte?

«L’Italia è sempre stato una fucina in grande fermento; soprattutto negli ultimi anni si sono affermati moltissimi gruppi di generi più disparati che sono riusciti a ricavarsi il loro spazio, anche rimanendo nel circuito indipendente. E’ quello che vorremo anche per noi nell’immediato futuro».

Progetti futuri e/o sogni nel cassetto?

Suonare, suonare ed ancora suonare i nostri pezzi in giro per l’Italia. Poi, in realtà, avremmo anche un sacco di materiale nuovo pronto per essere inciso…»

Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«Non c’è un messaggio ben preciso e costante; la musica è il veicolo delle nostre emozioni e delle storie che desideriamo raccontare, entrambe si evolvono nel tempo. La bellezza nel rapporto con il pubblico sta nel riconoscersi in quelle stesse emozioni e condividerle insieme, soprattutto durante i live».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.