A tu per tu con il duo veneto, presenti in tutti i digital store con il singolo “California (mi manchi tu)”
Tempo di nuova musica per i fratelli Luca e Francesco Baù, meglio conosciuti come i Blonde Brothers, ispirato duo di musicisti hanno saputo mescolare esperienze, viaggi e sperimentazioni in un unico cocktail esplosivo, un sound avvincente e originale che autodefiniscono con il nome di Electro-Country. In attesa dell’uscita del loro nuovo progetto discografico, intitolato “Hey Hey Hey”, abbiamo incontrato i due artisti, di ritorno da una lunga tournée negli States.
Ciao ragazzi, partiamo da “California (mi manchi tu)”, il vostro ultimo singolo, com’è nato e cosa rappresenta per voi questo pezzo?
«E’ una canzone nata prima, durante e dopo il tour in America. Abbiamo raccontato in modo ironico la nostalgia che proviamo prima e dopo ogni viaggio».
C’è una veste precisa che avete voluto donargli sia a livello di sonorità che dal punto di vista testuale?
«Il singolo “California (Mi manchi tu)” rappresenta il compromesso musicale tra lo stile country con le chitarre acustiche e a doppie voci (che ci ha sempre caratterizzati) e la musica ritmata del reggaeton che è tipica di questi ultimi anni. Siamo contenti perché il pubblico l’ha recepito in maniera molto positiva».
Il brano è stato prodotto da Emanuele Emyk Mattozzi con la collaborazione di Sabatino Salvati ed Enrico Kikko Palmosi, come vi siete trovati a collaborare con questo ormai rodato team?
«Kikko, Sabatino, Emyk sono prima di tutto degli amici, oltre che grandissimi produttori discografici. Con loro abbiamo da sempre riscontrato una grande qualità di registrazione e una modernità sugli arrangiamenti e la scelta dei suoni. Siamo orgogliosi di aver condiviso insieme questo percorso iniziato due anni fa e che si coronerà col disco».
Cosa avete voluto esprimere attraverso le immagini del videoclip?
«Attraverso il videoclip abbiamo voluto rappresentare, insieme ad Attilio Caldognetto (Regista e Videomaker) e Jessica Fifa (aiuto regia e comparsa) lo spirito dell’intero viaggio negli U.S.A. che è stato un’avventura “on the road”. Ogni giorno eravamo in un posto diverso e molto spesso non sapevamo di essere ripresi, ecco perchè alcune scene sono venute spontanee e rappresentano fino in fondo il nostro modo di essere».
Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando vi siete avvicinati alla musica?
«Da piccoli ci divertivamo a creare delle melodie con una tastierina giocattolo, sempre per caso abbiamo preso alcune lezioni di chitarra, a 13 anni, grazie a una nostra vicina di casa che ci ha proposto di iscriverci con suo figlio a un corso. Poi con il tempo abbiamo iniziato a cantare, ma non avremmo mai potuto immaginare che la musica potesse diventare il nostro lavoro».
Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il vostro percorso?
«Fin da piccoli nostro papà ci faceva ascoltare i brani dei più grandi artisti americani. Inconsciamente dentro al nostro D.N.A. abbiamo assorbito quel sound che da sempre ci viene spontaneo. Poi con il tempo le canzoni dei grandi cantautori come Battisti/Mogol, De Andrè, Rino Gaetano hanno cominciato a ricoprire un posto preciso dei nostri ascolti musicali».
Con quale spirito vi affacciate al mercato e come valutate il livello generale dell’attuale settore discografico?
«Mai come oggi la musica si diffonde con così tanta rapidità. Crediamo che lo streaming avrà molto da dire nei prossimi anni. Crediamo anche nel disco e nel Vinile perchè l’essere umano ha bisogno anche di toccare con le proprie mani la musica».
Personalmente, vi collocate in un genere particolare?
«Amiamo tutta la musica… ci viene molto spontaneo il genere Country anche se amiamo contaminarlo con molti generi, soprattutto con la musica elettronica. Il nostro quindi potrebbe essere definito un Electro-Country».
Un artista con cui vi piacerebbe lavorare in futuro?
«Ci piacerebbe lavorare con Elisa. La troviamo una ragazza molto umile e ricca di esperienza. Amiamo molto anche Jack Savoretti e lo sentiamo molto vicino a noi come stile».
Considerata la vostra esperienza dal vivo in giro per il mondo, quanto conta per voi la dimensione live?
«Per noi la dimensione live è fondamentale perchè amiamo lo scambio di energie tra noi e il pubblico. In alcuni concerti si crea un’alchimia che con il tempo può dare dipendenza, ecco perché il palco è la nostra casa e la nostra giusta dimensione, dove cadono le nostre maschere e ci sentiamo noi stessi».
“California (mi manchi tu)” è il pezzo che avete scelto come apripista del vostro album “Hey Hey Hey”. Cosa potete anticiparci a riguardo?
«L’Album “Hey Hey Hey” avrà molte sfumature pop, ma sarà caratterizzato principalmente dalle sonorità Elettro-Country, un genere che in Italia non è ancora molto diffuso ma che in Europa sta andando fortissimo. Siamo sicuri che il pubblico Italiano è pronto per ascoltarlo e noi cercheremo di portarlo in giro “on the road” pronti alle più svariate esperienze. Sarà un album in due lingue: inglese e italiano».
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Nico Donvito
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