Recensione del nuovo album del cantautore toscano
Le favole non sono tali se non si concludono con un finale mozzafiato, uno di quei lieto fine che tutti, almeno una volta nella vita, vorremmo vivere permettendoci di sognare ad occhi aperti una realtà fatta di buoni che vincono sui cattivi e di principesse che si risvegliano dal sonno eterno grazie al loro principe azzurro. A volte, pare strano a dirsi, le favole accadono ed il mondo appare molto più bello di quanto in realtà sia. Ad Enrico Nigiotti infondo è accaduto proprio questo e Cenerentola non può esserne che la prova, l’ultimo atto di una storia tormentata che, però, alla fine si dissolve in un gioioso finale.
Il nuovo disco, dodici tracce, è un succulento e prezioso gioiellino pop pubblicato al tempo di un pop italiano in difficoltà e quasi messo in soffitta per volere (o per obbligo) degli stessi artisti e della discografia. Il coraggio del giovane cantautore di Livorno, invece, sta proprio nel proporsi, insieme alla sua musica, per ciò che è da sempre: un abile autore, compositore ed interprete del sentimento amoroso letto e sviscerato in una chiave melodica tradizionalmente italiana. Ne sono due validi esempi i due singoli già anticipatori del progetto: la fortunata L’amore è, che ricerca una definizione del massimo sentimento all’interno della quotidianità e nel momento in cui “sarà chiaro che non c’è più niente”, e la più moderna Nel silenzio di mille parole, dove alla chitarra acustica si sostituisce una linea più sostenuta e orchestrata che si confonde tra le doppie voci per tutta la durata del brano.
Il terreno più fertile per la scrittura e la resa di Nigiotti rimangono, però, le ballate più intense, sofferte, sussurrate e quasi minimali; quei pezzi in cui non occorre aggiungere nulla, basta una chitarra ed una voce senza troppe pretese per raccontare quanto di più vero non c’è oltre all’amore e ad una canzone sincera. Manifesto di ciò sono la bella Buona notte, dove nel potente inciso che racconta la fine di una storia d’amore esce allo scoperto anche un bel timbro graffiato ed intenso, Chiedo scusa, dove mentre “con la penna nella mano, bacio in bocca il mio dolore, scrivo questa mia preghiera che assomiglia ad una canzone” che racconta come nella vita sia bello darsi del tempo per ricominciare lasciando da parte la “paura di essermi preso cura di me”, e Tuo per sempre, che riprende il tema dell’amore per viene visto qui come totalizzante.
Interessanti sono anche le parentesi più ritmate ma ugualmente concentrate su di un’analisi di sè e della propria esistenza alla luce delle difficoltà e delle insicurezze individuali e di coppia. Un altro giorno azzecca delle appropriate sonorità up-tempo con un’ottima ritmica che trascina l’ascolto dall’inizio alla fine del brano e lo stesso fa E sarà che, se parte con una sola chitarra acustica ad accompagnare raccontando la vita come un “mare aperto” in cui non ci si riconosce, si evolve poi in una bella prova che, pur mantenendo suoni acustici, confeziona un’ottimo inciso accattivante.
Tra le tracce più trascinanti risaltano Bomba dopo bomba, che si apre con archi che paiono preannunciare un’orchestrazione classica che, invece, si rivela essere, poi, un ottimo espediente per raccontare in modo cantautorale una vita che vuole solo vivere “senza più domande che spariscono nel vento”. Più dialogata è, invece, Campari soda che adotta un timbro più soffice e rotondo per un testo che pare proprio sognare ad occhi aperti. A chiudere è Devo prendere il sole dove esce allo scoperto la maggior positività e freschezza del giovane cantautore.
Una parentesi curiosa è offerta da Lettera da uno zio antipatico che costituisce, a detta dello stesso Nigiotti, l’unica canzone scritta per una precisa persona, la sua nipotina, a cui, in qualche modo, si cerca di raccontare la vita che l’aspetta adottando uno schema quasi assimilabile dai cantastorie.
Gemma dell’intero disco è sicuramente Complici, il vero e proprio primo estratto del progetto e la traccia che sicuramente contiene, grazie al duetto con Gianna Nannini, un valore di per sè speciale oltre che la più autentica novità stilistica nel contesto dell’intero progetto. Vera protagonista di un pezzo che si caratterizza più per il proprio inciso arioso e melodico (vero terreno musicale della rocker senese che, finalmente, pare qui ritrovare la propria essenza) che per le strofe incessanti e parlate è la voce travolgente e rock della Nannini che si mette in luce molto più che l’autore del brano e l’interprete delle sue strofe così serrate e poco memorabili. Un’unione che appare più un manifesto per la gloriosa interprete a cui è affidata la colonna portante del brano, il ritornello, più che un’autentica glorificazione di una penna che ha dimostrato di saper scrivere e cantare brani molto più adatti alla propria essenza musicale. Malgrado ciò anche questa è sicuramente un’ottima prova che, forse, avrebbe avuto più senso per la discografia di lei che per quella di lui. Ma fa niente.
Cenerentola è uno di quei dischi che si ascolta con gusto. Uno di quei lavori che hanno senso di essere a prescindere da tutto perchè sono oggettivamente un prodotto, malgrado sia poco nobile questa definizione, di valore. A Nigiotti va il merito di aver scritto dei brani credibili, senza troppe pretese certo ma sicuramente meritevoli di rientrare nella grande categoria del pop melodico italiano di cui tanto sentiamo la mancanza in questi anni. Non è servito molto se si esclude una buona chitarra acustica suonata con determinazione e chiarezza e una dose di parole espresse con semplicità ma correttezza e chiarezza di significato.
MIGLIORI TRACCE: Complici – L’amore è – Buona notte – Chiedo scusa
VOTO COMPLESSIVO: 8/10
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Ilario Luisetto
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