venerdì 22 Novembre 2024

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Ermal Meta e l’essenzialità delle sue “9 primavere” – RECENSIONE

Quarto estratto dall’album “Non abbiamo armi” per il cantautore vincitore del Festival di Sanremo 2018

Chi pensa che il romanticismo sia decaduto nella prima metà del XIX secolo si sbaglia di grosso, a restituirci i canoni estetici dello Sturm und Drang è Ermal Meta, la cui missione è quella di donare centralità ai sentimenti. Non lascia spazio alle obiezioni il suo nuovo singolo “9 primavere, quarto estratto dal fortunato album Non abbiamo armi, oltre che il pezzo più bello dell’intero lavoro. Dopo aver emozionato smuovendo coscienze in “Non mi avete fatto niente”, dimostrato di saperci fare col funky in “Dall’alba al tramonto” e decantato con leggerezza di un bene universale in “Io mi innamoro ancora”, il cantautore di origine albanese torna a dispensare positività elargendo emozioni oneste e sincere, rievocando lo stesso tipo di purezza già espressa anche in “Piccola anima”.

In tal senso, “9 primavere” rappresenta tutto ciò di cui abbiamo bisogno in questo determinato momento storico: una bella canzone d’amore, una poesia senza tempo, di quelle che ti trafiggono il costato e penetrano nell’animo sin dal primo ascolto. Delicata e commovente, la canzone si erige come manifesto di una certa sensibilità per nulla banale o scontata, l’epilogo di una relazione d’amore in cui vengono rivissuti i momenti più importanti di quella determinata storia, attraverso le stagioni che scandiscono il nostro quotidiano. Ma, proprio quando il grigiume sembra dominare l’intero cielo autunnale, ecco che un pensiero si insinua tra i rovi melanconici della nostra mente e si fa largo con motivazione nello special: “Lo sai che sta piovendo perché ci stiamo lasciando, altrimenti sai mica pioveva così tanto, e queste nuvole d’acciaio fanno sparire il cielo vedrai che tornerà sereno, domani tornerà sereno”.

Non prendersi mai troppo sul serio, nemmeno nel dolore, arrivando nell’inciso a sminuire le lacrime e, persino, le canzoni d’amore stesse, “quelle che fanno sempre stare male, ma che la scienza non ti può spiegare”, regalando sul finale una serie di “ti voglio bene” che risuonano come un ringraziamento per il tempo speso assieme. L’essenzialità espressa da Ermal Meta ha del commuovente, con dei versi semplici e diretti comunica ciò che ognuno di noi, almeno una volta nella sua vita, avrebbe voluto sentirsi dire, con la stessa spontaneità dei bambini che rendono tutto facile e non conoscono il significato della parola “menzogna”. Perché nei rapporti umani non esiste un punto di non ritorno se ci spogliamo del nostro orgoglio, se facciamo nostro il buono che ci viene donato da ogni singola esperienza, senza paura di mostrarci per ciò che siamo. Se è vero il detto “una rondine non fa primavera”, aggiungendone altre otto si riesce a comprendere concretamente il concetto sublime della bellezza.

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Ermal Meta "Non abbiamo armi"

9 primavere | Audio

9 primavere | Testo

Nove primavere, nove inverni, altrettante estati
e dopo quegli autunni ci piacevano da matti
quattro case, tre traslochi
tre mila quattrocento giorni in due
libri, storie buone ti racconto cose, sai stasera
non mi va di uscire, ti va bene cucinare?
pure due spaghetti due, se li fai come sai fare tu va bene
torno tardi, mangia pure, non mi devi più aspettare
spegni quella luce amore, fa un casino di rumore
forse mi alzo, forse scrivo nella testa ho una canzone
come un temporale che non vuole cadere

Sono solo lacrime
e non è proprio niente di speciale
una per ogni passo fatto insieme
una per tutte quelle notti svegli ad ascoltare
canzoni d’amore, quelle che fanno sempre stare male
una per ogni piccola emozione, i tuoi vestiti in sette borse
ed una in più perché
ti voglio bene

Cinema poi pizza e birra, passeggiata verso casa
com’è grande questa luna che assomiglia a quella nostra
ti ricordi? Era bella come te che eri bambina
adesso sei una meraviglia
dici che mi devo prender cura di me stesso
e adesso che non è lo stesso adesso che è cambiato tutto
ma l’unico modo che conosco per volermi bene è attraverso te
sì, attraverso te

Sono solo lacrime
e non è proprio niente di speciale
una per ogni passo fatto insieme
una per tutte quelle notti svegli ad ascoltare
canzoni d’amore, quelle che fanno sempre stare male
una per ogni piccola emozione, i tuoi vestiti in sette borse
da portare chissà dove, chissà dove

Lo sai che sta piovendo
perché ci stiamo lasciando
altrimenti sai mica pioveva così tanto
e queste nuvole d’acciaio fanno sparire il cielo
vedrai che tornerà sereno, domani tornerà sereno

Sono solo lacrime
e solo senza la si può spiegare
è solo un po’ di acqua con il sale
è solo un’occasione per cantare a bassa voce
una canzone d’amore
di quelle che ti fanno un male cane
ma che la scienza non ti può spiegare
non c’è niente da capire sono lacrime perché
ti voglio bene, perché ti voglio bene
ti voglio bene

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.