A tu per tu con l’artista toscana classe ’93, in gara tra i ventiquattro finalisti con “Almeno tre”
Serena e determinata, così si presenta Giulia Mutti in questa importante avventura che sancisce il suo personale battesimo discografico. “Almeno tre” è il brano proposto e scelto dalla commissione per prendere parte alla fase finale di Sanremo Giovani, in onda giovedì 20 e venerdì 21 dicembre su Rai Uno. Musicista e cantautrice dal chiaro appiglio rock, non disdegna le sonorità pop che rivendica con tenacia e orgoglio. Il riscatto e la grinta sono gli ingredienti principali di un pezzo dall’impatto immediato, radiofonico e dotato di grande anima.
Ciao Giulia, partiamo da “Almeno tre”, brano con cui parteciperai alla finalissima di Sanremo Giovani, com’è nato e cosa rappresenta per te?
«È una canzone che mi piace definire come una presa di coscienza di se stessi, una sorta di riscatto morale, il racconto parte da una situazione negativa da cui riesco ad uscire con l’aiuto di una forte determinazione. Un atto di coraggio che ti spinge a venir fuori dalle fasi negative della vita».
Un pezzo che lancia un messaggio positivo, come dicono a Roma: daje una volta, daje due volte, alla terza le cose devono andare bene e che cavolo! E’ questa la chiave del brano?
«Il concetto è questo (ride, ndr), arriva un momento nella vita in cui ti senti pronto a raccogliere i frutti di ciò che hai seminato. Con questo brano credo di aver trasmesso tutta la mia grinta, ma anche di portare le persone a riflettere su quanto sia importante rialzarsi e andare avanti a testa alta».
A livello musicale, invece, quali sonorità avete scelto per rendere al meglio il significato di parole così importanti?
«Abbiamo lavorato tanto sull’arrangiamento, sono molto felice del taglio che abbiamo trovato. Ovviamente non potevo non prescindere dal pop, un genere che orgogliosamente mi appartiene, mescolandolo con un po’ di rock e, soprattutto, utilizzando strumenti veri, dalle chitarre alla batteria, passando per il basso e il pianoforte, non c’è nulla di preconfezionato, anche in controtendenza rispetto a quest’epoca elettronico-digitale. Insomma, pochi elementi ma buoni».
Molto bello il video che accompagna il pezzo. Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini dirette da Megan Stancanelli?
«Questo video mi racconta attraverso varie immagini, non solo mia anche di diverse comparse. Come anticipato prima, il concetto della canzone è positivo, di conseguenza volevo riuscire a trasmettere tutta la bellezza di questo messaggio, la splendida location del Palazzo Rosso di Genova mi hai aiutato ad esprimerlo al meglio. Nel video mostro le mie sfaccettature che fanno riferimento alle diverse fasi della vita, mettendo in risalto tutto ciò che sono».
https://www.youtube.com/watch?v=EId4WBxKzS8
Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinata alla musica?
«Da quando ho memoria, la musica è sempre stata il mio chiodo fisso, crescendo mi sono interfacciata con il pianoforte, uno strumento che non ho mai lasciato perché mi ha trasmesso grande passione. Da grande ho capito che desideravo mettere insieme le due cose, vale a dire comporre canzoni al pianoforte e cantarle mettendoci tutta me stessa».
Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?
«La buona musica mi piace tutta, al di là delle etichette varie. Sono attratta dal pop rock, all’estero ti farei il nome di Patty Smith, mentre in Italia mi hanno molto influenzato i cantautori, da Fabrizio De André a Lucio Battisti, passando che Enzo Jannacci e Lucio Dalla, tutti artisti che mi hanno fatto capire l’importanza della parte testuale».
Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?
«È un settore molto difficile (sorride, ndr), io ci sto entrando in punta di piedi con “Almeno tre”, il mio primo singolo ufficiale pubblicato dall’etichetta BMG che mi ha dato questa grande opportunità, a prescindere da come andrà l’avventura di Sanremo Giovani abbiamo un bel progetto da portare avanti insieme. Senza alcun dubbio sono determinata a proseguire su questa strada, certa che mi darà tante belle soddisfazioni».
Puoi anticiparci qualcosa a riguardo di questo progetto?
«Sicuramente posso anticiparti che nei prossimi mesi usciranno altri singoli, altri video e che Sanremo sarà un punto di partenza e non di arrivo. Dal punto di vista delle scelte musicali proseguiremo sulla scia dell’arrangiamento pop-rock di “Almeno tre”, sempre in chiave attuale e moderna. Spero che a tutto questo venga affiancato un discorso live, perché i concerti sono la parte che prediligo di questo lavoro, il contatto con il pubblico mi piace molto e mi regala sempre nuovi stimoli».
Mi ha molto incuriosito il tuo rito scaramantico, mi spieghi bene questa cosa del pennarello e delle scritte sulle mani?
«Si (ride, ndr), è un qualcosa che mi porto dietro da un po’ di anni ogni qual volta mi esibisco dal vivo. Componendo le canzoni al pianoforte, le mani per me rappresentano una parte importante che desidero mettere in evidenza quando salgo sul palco, scrivendo con un pennarello parole e frasi che descrivono un mio stato d’animo. Non ho tatuaggi, questo rituale mi consente di esprimere ogni volta concetti diversi, un po’ come scrivere su una lavagna cancellabile».
Cosa ti aspetti da Sanremo Giovani? Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quale sarebbe per te il riconoscimento più importante?
«Mi auguro che Sanremo Giovani mi dia la possibilità per poter entrare nelle case e nel cuore del pubblico, lo considero un palco molto importante e un’opportunità più unica che rara, il mio obiettivo è quello di arrivare a più persone possibili attraverso la mia musica».
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Nico Donvito
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