Reduce dal Festival di Sanremo 2019, il cantautore toscano racconta uno spaccato della nostra attuale società tra chi vince, chi perde e chi non se la sente
Fotografa i nostri pregi e le nostre contraddizioni con lo sguardo disilluso di un innamorato Francesco Motta (qui la nostra recente intervista), al suo debutto sul palco dell’Ariston nell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Più che una critica “Dov’è l’Italia” è una rappresentazione in movimento del nostro Paese, uno scatto sfocato che non necessita di una migliore messa a fuoco, poiché ad un certo tipo di domande non esistono ancora le dovute risposte. Una canzone sociale e non politica, a metà tra acustica e nu folk, sostenuta dal ritmo e dall’ipnotico inciso.
Lo stile ben definito del cantautore toscano non scende né a patti né a compromessi con il prestigio e la tradizione della manifestazione canora, attraverso la sua ispirata e quantomai positiva partecipazione. Molto interessante il testo, che sprona ad un’attenta riflessione di carattere culturale, figlia dei tempi che stiamo vivendo e di un’evoluzione sempre più rapida.
Parole che sviscerano lo smarrimento di più di una generazione, attraverso gli occhi di chi non giudica ma osserva guardingo procedendo a piccoli passi, ma senza prendere una posizione e non per paura di schierarsi ma per la necessità, l’urgenza e la voglia di raccontare ciò che ci circonda con estrema imparzialità. Disorientato ma consapevole del valore e della potenza della gentilezza, dell’educazione e della bellezza racchiusa in qualsiasi forma d’arte.
“Dov’è l’Italia” è il manifesto di un’umanità inconsapevole e distratta, che non conosce la direzione del proprio cammino, ma che insegue il sogno di poter tracciare una nuova rotta, fatta d’istinto e di stelle. Questo e molto altro ancora è Motta, personaggio simbolo del nuovo cantautorato, capace di abbracciare parole trasformandole in ritratti di pensieri e di note, galvanizzato dall’idea del diverso e da tutto ciò che rappresenta qualsiasi forma di arricchimento. Perché non serve conformarsi per prendere a tutti i costi una posizione, a volte basta soltanto immedesimarsi tra chi vince, chi perde e chi non se la sente.
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Nico Donvito
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