Martina Attili. Una musica da scudo per le paure di tutti
Un abbraccio delicato, leggero e un po’ timido parte dalla voce dell’artista per ricoprire e scaldare i cuori di tutti i presenti. Questa atmosfera si presenta più e più volte nel corso di una serata che è stata caratterizzata da un continuo e reciproco scambio d’affetto: gli applausi del pubblico dopo ogni canzone che restituiscono a Martina l’impatto emozionale che la sua voce regala loro.
Voce per lunghi tratti delicata e melodica, in modo particolarmente evidente quando si accompagna al pianoforte, e in certi momenti spinta per assumere un atteggiamento più grintoso e generare energia nell’ambiente. Energia che, in un primo momento, è stata protagonista indiscussa durante il live dj set di Simone Attili, dj e produttore di musica elettronica che ha di fatto aperto il concerto.
Sullo sfondo di un ritmo elettronico costantemente al centro della scena, Simone ha da un lato proposto brani direttamente prodotti da lui suonando parti strumentali e dall’altro scelto brani molto noti. Attraverso l’utilizzo di tastiere e pads, strumenti indispensabili per il nostro dj abituato ad esibirsi in festival europei, Simone ha creato rispettivamente melodie e voci. In sostanza una botta sonora di apertura grazie a quel tipo di musica che ti fa ballare dentro, prima di lasciare il palco a Martina Attili e al suo Cherofobia Tour.
La giovane artista romana mette in mostra più aspetti della propria personalità, apparentemente opposti, ma che se osservati con attenzione offrono la chiave per comprendere in pieno il senso della sua musica. Quando Martina canta appare estremamente sicura di sé, protetta dalla musica che le permettere di esprimere tutte le proprie emozioni, emozionando se stessa ed emozionando gli altri, proteggendo se stessa e proteggendo gli altri.
Durante i momenti di parlato, invece, l’atteggiamento è timido, estremamente dolce nel rivolgersi al pubblico per sapere se si stia divertendo. Emerge proprio in questi momenti quel tipo di sensibilità che abbiamo imparato a conoscere nei suoi inediti, attenti ad indagare fragilità e dettagli dell’animo umano.
Uno show nel complesso molto variegato, in cui si canta sia in italiano che in inglese, strutturato per creare momenti più intimi in cui la delicatezza vocale fa salire l’asticella del livello emozionale e momenti più coinvolgenti molto vicini al musical, con coreografie studiate nei particolari grazie alla partecipazione di ballerini e ballerine. Degna di sottolineatura la canzone “Piccoli eroi” in cui si rappresenta la concretezza di momenti difficili che problemi, paure, insicurezze e difficoltà varie possono procurare.
Così come sulla stessa linea troviamo “ Cherofobia”: questa paura di essere felici, stato di ansia costante che genera una prigione di pensieri da cui non è per nulla semplice evadere. Mi viene da pensare, in conclusione, che la musica sia un’armatura fondamentale per difenderci da tutto e sentirci più forti: chi riceve questo tipo di musica e sente di averne bisogno scopre di non sentirsi solo, e il peso delle paure può quindi risultare più sostenibile, più leggero e col tempo superabile.
Chi la produce, dall’altro lato, ha trovato nella musica un modo per esprimere e oggettivare quelle insicurezze, di modo che siano visibili, riconoscibili, più chiare, meno oscure, quindi affrontabili, e col tempo superabili. Voce e sensibilità: questo è stato portato sul palco del teatro milanese.
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