Entriamo dentro il testo di una canzone
Nuovo appuntamento con “Canzone per te”, la rubrica che ogni settimana ti porta alla scoperta di una canzone diversa, cercando di capire il significato e il messaggio che vuole trasmettere attraverso la sua musica e le sue parole. La canzone protagonista di questa settimana è “Signor tenente” di Giorgio Faletti; si tratta del singolo facente parte dell’album “Come un cartone animato”, pubblicato nel 1994 e certificato con il disco di platino per le oltre 100 mila copie vendute; con questo brano Giorgio Faletti si classificò secondo al Festival di Sanremo 1994, vincendo anche il Premio della Critica ed ottenendo grande consenso da parte del pubblico.
In “Signor tenente” Giorgio Faletti si concentra sulle condizioni alquanto difficili e precarie in cui i Carabinieri svolgono il loro lavoro, mettendo costantemente in gioco la loro vita senza ricevere sostegni e compensi adeguati.
“Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’è, questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole”: sono queste le parole con cui si apre il testo. Già da qui è possibile comprendere il rammarico e la sofferenza provata dal narratore, ma allo stesso tempo anche l’orgoglio e la fierezza di indossare la divisa e di svolgere il proprio lavoro al meglio. I pericoli a cui questi uomini devono far fronte sono molteplici e diversi; la vita di ciascuno di loro non può pertanto essere normale e stabile, ma sempre incerta e in bilico: “tutti aggrappati ad un filo e non sappiamo dove”.
“Ed è così tutti sudati che abbiam saputo di quel fattaccio di quei ragazzi morti ammazzati, gettati in aria come uno straccio, caduti a terra come persone che han fatto a pezzi con l’esplosivo”: da queste parole emerge fortemente l’indignazione provata dal narratore. I riferimenti alle malefatte di Cosa Nostra e, in particolare, alle stragi di Capaci e via d’Amelio (in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) sono chiari ed evidenti. Inoltre, anche il marcato accento siciliano utilizzato da Faletti nell’interpretazione e il ripetuto utilizzo della parola “minchia” (termine di uso comune nel dialetto siciliano) pongono ancor maggiormente in risalto i grandi problemi della società e ricordano i gravi fatti di cronaca che si erano da poco verificati.
Lo Stato, che dovrebbe essere il principale difensore e garante delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate, non sembra essere in grado di proteggere i suoi uomini: “e siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo Paese”. Anche i compensi ricevuti per il lavoro svolto sono fortemente sproporzionati rispetto ai continui rischi e pericoli a cui i Carabinieri e, più in generale, tutte le forze di Polizia sono esposti: “dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese”. Il paradosso è proprio che, spesso, gli uomini corretti e giusti sono sfavoriti rispetto ai malviventi: “se chi ci ammazza prende di più di quel che prende la brava gente”. Il narratore, pertanto, si rivolge direttamente al suo superiore; lo sconforto e la rabbia sono dei tratti distintivi di questo brano, ma, alla fine, a prevalere è l’orgoglio. L’orgoglio di essere dalla parte della giustizia, di essere corretto e onesto e di non arrendersi di fronte alle offese e alle ingiustizie della società.
In “Signor tenente” Giorgio Faletti racconta una storia di grande rilevanza sociale. Egli è stato inoltre in grado di unire due delle sue molteplici “anime”: quella da cantante e quella da attore. Da questo perfetto connubio è nata un’interpretazione che è stata in grado di offrire un lustro ancora maggiore a un testo che, già di per sé, è straordinario.
Interessante da ricordare è che nel 2015, al chilometro 41 della Statale 10, vicino a Villafranca d’Asti (piccolo comune di poco più di 3mila abitanti in provincia di Asti), è stata posta una targa in memoria di Giorgio Faletti; era proprio quello il punto in cui l’artista fu ispirato nella scrittura della canzone. Inoltre, nel febbraio 2017, in occasione della 67esima edizione del Festival di Sanremo, condotto da Carlo Conti e Maria De Filippi, Marco Masini presentò una cover di “Signor tenente”, che si classificò al terzo posto nella serata dedicata alle cover; insomma, un bel modo per celebrare un brano e un artista di grande talento e umanità.
Testo |
Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole
Forse cent’anni o duecento è un attimo che va
Fosse di un attimo appena
Sarebbe con me tutti vestiti di vento ad inseguirci nel sole
Tutti aggrappati ad un filo e non sappiamo dove
Minchia signor tenente che siamo usciti dalla centrale
Ed in costante contatto radio
Abbiamo preso la provinciale
Ed al chilometro 41 presso la casa cantoniera
Nascosto bene la nostra auto c’asse vedesse che non c’era
E abbiam montato l’autovelox e fatto multe senza pietà
A chi passava sopra i 50 fossero pure i 50 di età
E preso uno senza patente
Minchia signor tenente faceva un caldo che se bruciava
La provinciale sembrava un forno
C’era l’asfalto che tremolava e che sbiadivo tutto lo sfondo
Ed è così tutti sudati che abbiam saputo di quel fattaccio
Di quei ragazzi morti ammazzati
Gettati in aria come uno straccio caduti a terra come persone
Che han fatto a pezzi con l’esplosivo
Che se non serve per cose buone
Può diventar così cattivo che dopo quasi non resta niente
Minchia signor tenente e siamo qui con queste divise
Che tante volte ci vanno strette
Specie da quando sono derise da un umorismo di barzellette
E siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese
Dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese
E c’è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù
E farla scendere è una parola, se chi ci ammazza prende di più
Di quel che prende la brava gente
Minchia signor tenente lo so che parlo col comandante
Ma quanto tempo dovrà passare per star seduto su una volante
La voce in radio ci fa tremare, che di coraggio ne abbiamo tanto
Ma qui diventa sempre più dura quanto ci tocca fare i conti
Con il coraggio della paura, e questo è quel che succede adesso
Che poi se c’è una chiamata urgente se prende su e ci si va lo stesso
E scusi tanto se non è niente
Minchia signor tenente per cui se pensa che c’ho vent’anni
Credo che proprio non mi dà torto
Se riesce a mettersi nei miei panni magari non mi farà rapporto
E glielo dico sinceramente
Minchia signor tenente
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