A tu per tu con il misterioso cantautore mascherato, fuori con il suo nuovo singolo intitolato “Riviera”
Tra i rappresentanti della nuova scena cantautorale italiana, da qualche mese a questa parte, ha fatto irruzione sulle piattaforme digitali Pianista Indie, misterioso artista mascherato che ha deciso di improntare la propria comunicazione musicale sul contenuto e non sul contenitore, in totale controtendenza con ciò che attualmente ci circonda. Oggi come oggi si fatica un po’ ad immedesimarsi nelle canzoni, soprattutto nei temi trattati, ascoltando “Urologia”, “Zara”, “Fabio” e il suo ultimo singolo “Riviera” ci rendiamo conto di come la semplicità sia ancora la chiave per arrivare alle persone, parlando di cose comuni con un linguaggio nuovo ma comprensibile. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Pianista Indie, ti devo confessare che questa è la mia prima intervista mascherata. In un’epoca dove conta tanto l’immagine, a cosa si deve la scelta di non apparire e di celare la propria identità?
«Desidero mettere la musica davanti a tutto, non voglio ricevere like per il mio volto, per la mia immagine o per quello che vedono su Instagram, il mio obiettivo è far ascoltare le mie canzoni, se piaceranno magari un giorno farò vedere il mio volto, ma sarà soltanto una conseguenza. Quindi, il contenitore viene dopo il contenuto».
“Riviera” è il titolo del tuo ultimo singolo, cosa rappresenta per te?
«La bellezza della vita e la bellezza dell’estate, sono un amante delle stagioni calde, mi piacerebbe vivere all’estero su un’isola deserta, lavorare in un bar, sempre con l’infradito ai piedi, questo è il mio sogno. Il nostro Paese è pieno di riviere, anche se ognuno di noi identifica la propria, io il video l’ho girato in Romagna, a Ravenna, un posto fantastico. Questa canzone rappresenta la festa, la gioia e la voglia di spensieratezza».
Un brano che inizia con “Ah com’è bello scopare” e prosegue con “Ah com’è triste lasciarsi”, un mix di stati d’animo che emotivamente colpiscono sin dal primo ascolto. Cosa hai voluto raccontare esattamente?
«In realtà sono il bianco e il nero della vita, la massima espressione della felicità e uno dei momenti di tristezza che accomuna un po’ tutti, con “Ah com’è triste lasciarsi” non intendo esclusivamente la fine di una relazione d’amore, si può riferire a qualsiasi altro tipo di rapporto. “Riviera” è il bianco e il nero degli umori delle nostre vite».
Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?
«Con Pianista Indie mi sento totalmente libero, mi diverto tantissimo a scrivere, ho la possibilità di mettermi a suonare e dare sfogo alla mia espressione artistica. Tutto quello che senti non è filtrato, è puro, come un flusso automatico che esce dallo stomaco e arriva fino alle note del pianoforte. Ogni volta che scrivo una canzone è un po’ come una seduta terapeutica in qualche modo».
Proporre qualcosa di autobiografico e non studiato a tavolino, secondo te, è il modo migliore per arrivare in maniera trasversale ad un pubblico universale?
«La mia paura era proprio questa, fare cose troppo semplici in un’epoca troppo artefatta. Oggi ci sono determinati mondi musicali che funzionano e che arrivano a tutti perché sono inquadrati perfettamente nel momento storico che stiamo vivendo. Io sonoro totalmente diverso da tutti, ho pubblicato quattro canzoni completamente piano e voce come se fossero dei provini, ho trovato una sorta di pertugio nella musica indie e mi sono tuffato divertendomi.
Quando ho pubblicato la mia prima canzone “Urologia” non avrei mai pensato che potesse piacere alla gente, per me è stata una sfida perché ho sempre pensato che una canzone dovesse esser iperprodotta, mentre in questo particolare momento storico ho capito che si piò toccare le corde più sensibili delle persone attraverso la semplicità, questa è la magia della musica».
Personalmente ho sempre sostenuto che i cantautori siano un po’ dei supereroi, perché hanno il potere di coinvolgere. Appartenendo anche tu a questa categoria, tra l’altro celando la tua identità come accade nella migliore delle tradizioni di supereroi, ti chiedo: quali sono i nemici e i mostri che cerchi di combattere attraverso la tua musica?
«Ho sempre visto la musica come puro divertimento, credo che chiunque si approcci alla composizione voglia esorcizzare qualcosa che ha dentro e, nello stesso tempo, comunicare quello che non riesce a esprimere con le parole, vuoi per timidezza, vuoi per riservatezza, vuoi perché non ha mai avuto l’occasione di dire certe cose nella vita. Oltre ad essere dei supereroi, noi cantautori siamo anche dei miracolati, perché ci sono tante persone che sono costrette ad ingoiare quello che vogliono dire e non possono mai urlarlo».
Quali sono i tuoi prossimo obiettivi professionali, stai pensando in che direzione andare?
«Non sto pensando in che direzione andare dal punto di vista della scrittura, perché con Pianista Indie ho trovato la massima espressione artistica, non voglio cadere nel rischio di mettere paletti o di chiudermi all’interno di preconcetti o di etichette, desidero sentirmi totalmente libero, per cui la prossima potrebbe essere una canzone di liscio ungherese (ride, ndr)».
Per concludere, dove a chi desideri arrivare con la tua musica?
«Desidero arrivare al cuore della gente, non voglio raggiungere numeri, se poi i cuori di quelle persone sono tanti sono ancora più felice, ma il mio obiettivo principale è toccare ogni singola persona. Sai, su Instagram ho aperto la pagina da zero follower, sono poche le persone che mi seguono, ma con quei pochi riesco ad avere un contatto diretto, mi scrivono costantemente e si confrontano con me, la trovo una cosa figa e in totale controtendenza con i tempi che viviamo».
Nico Donvito
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