A tu per tu con la poliedrica artista, in uscita con il suo secondo singolo intitolato “Me gustan dos“
Attrice, regista e produttrice, questo e molto altro ancora è Ludovica Lirosi, in arte Julia Liros, alla sua seconda esperienza discografica con il singolo “Me gustan dos”, la sua personale proposta per l’estate 2019. A pochi mesi di distanza dal lancio del precedente “Me siento sola”, pezzo che ha di fatto segnato il suo esordio musicale, l’artista torna sotto il segno di sonorità latine con una canzone fresca e leggera, che ben si presta ad essere ascoltata con la tipica spensieratezza che accompagna la calda stagione. All’impegno cinematografico, la giovane artista romana ha deciso di sviluppare la sua innata attitudine per la musica, portando avanti parallelamente un’altra grande passione. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Ludovica, partiamo dal tuo nuovo singolo “Me gustan dos”, che sapore ha per te questo pezzo?
«“Me gustan dos” è la seconda canzone che ho composto, il sapore è prettamente estivo, nel testo racconto la storia di una ragazza a cui piacciono contemporaneamente due persone, perché può capitare anche ad una donna di provare attrazione nei confronti di due ragazzi nello stesso momento, non è di certo una prerogativa maschile. E’ un pezzo molto leggero, allegro, che ben si presta alla frenesia tipica di questa stagione».
In questa estate torrida piena zeppa di tormentoni, con quale spirito ti affacci al mercato?
«Con uno spirito diverso ma positivo, forse arrivo un po’ in ritardo a livello di tempistiche, perché “Me gustan dos” è uscita all’inizio di agosto. Naturalmente quello attuale è un mercato difficilissimo, conosciamo tutti la situazione dell’industria musicale, personalmente cerco di inserirmi piano piano anch’io proponendo qualcosa di diverso».
Cosa raccontano le immagini del videoclip da te diretto?
«Ho scelto di realizzare un videoclip molto semplice per quanto riguarda la sua struttura, mi sono immaginata l’intera ambientazione in spiaggia, con la protagonista che incontra questi due ragazzi, li conosce e non sa che fare perché prova interesse per entrambi. Non ho voluto costruire una storia più articolata come accaduto per il precedente singolo “Me siento sola”, in questo caso il mio obiettivo era quello di accompagnare il senso piuttosto esplicito e diretto della canzone (sorride, ndr)».
https://www.youtube.com/watch?v=aOjhSoBqFpI
Quando e come hai scoperto la tua attitudine con la musica?
«Ho iniziato con il teatro sin da piccolina, ho studiando recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia, per cui provengo da un mondo diverso. Durante il montaggio di una web series mi sono ritrovata per caso a partecipare ad un festival, avevo pochi giorni per realizzare una sigla, non c’era il tempo di cercare musicisti, così mi sono messa a smanettare con Logic Pro X, un software che non conoscevo benissimo, perché per le immagini in genere effettuo il montaggio con Final Cut o Avid. Ho composto un pezzo dance e mi sono piuttosto sorpresa perché era uscito abbastanza bene, per cui ho scoperto di avere una specie di attitudine musicale che mi diverte sviluppare e migliorare».
Quali ascolti ti hanno maggiormente influenzato e ispirato?
«In genere tendo a non soffermarmi su uno stile in particolare, ho sempre ascoltato molta musica, di sicuro preferisco quella latina, ballabile e carica di energia. Il reggaeton è arrivato in Italia da qualche anno, ma in realtà lo conoscevo e ascoltavo da molto più tempo, perché sin da piccola ho sempre viaggiato, soprattutto durante i miei soggiorni in Spagna. Tra gli artisti che più mi piacciono, ci sono J Balvin, Natti Natasha, Daddy Yankee e tanti altri big del genere».
Canto e recitazione, cosa accomuna queste due forme d’espressione?
«Sono correlate, per un artista in generale più cose sa fare meglio è. Secondo me, la poliedricità è fondamentale, soprattutto al giorno d’oggi. In Italia c’è da sempre una sorta di pregiudizio per chi si cimenta in forme d’arte diverse, un po’ come la distinzione netta che c’era fino a qualche tempo fa tra cinema e tv, in realtà piano piano la mentalità sta cambiando e ci stiamo avvicinando ad un approccio molto più statunitense. Per gli americani è normale aver studiato e sviluppano l’attitudine per più discipline, anche a livello di metodo di studio, nelle loro scuole di recitazione si studia tutto, ad esempio anche regia e montaggio, qui si ragiona più a compartimenti stagni, specializzandosi su un’unica cosa mentre trovo sia importante imparare ad essere versatili».
Cosa aggiunge “Me gustan dos” al tuo percorso musicale rispetto al precedente singolo d’esordio “Me siento sola?”
«“Me gustan dos” è una canzone che definirei latin pop, mentre “Me siento sola” è un reggaeton non classico, contaminato da altre sonorità di respiro internazionale. Sono due pezzi diversi tra loro, mi piace questa cosa di sperimentare, di ricercare una sorta di novità, di non ripetermi. Infatti, attualmente sto lavorando già ad un terzo brano, che non andrà in nessuna di queste due direzioni, questa volta vorrei orientarmi verso un reggaeton più tradizionale. Per quanto riguarda la lingua, invece, vorrei continuare con lo spagnolo, magari aggiungendo qualche parola in inglese, aprendomi anche al brasiliano che mi affascina molto».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere e/o sogni nel cassetto?
«Continuare a fare musica perché mi piace e mi diverte, coltivare una passione è sempre bello e stimolante. Parallelamente proseguirò il discorso che riguarda la regia e la recitazione, magari tornando a lavorare anche in Italia, visto e considerato che negli ultimi anni ho viaggiato e lavorato molto all’estero. Non ho particolari sogni nel cassetto, il mio desidero più grande è quello di continuare a dedicarmi a ciò che mi emoziona, crescendo il più possibile».
Per concludere, dove e a chi desideri arrivare con la tua musica?
«Spero che la mia musica possa piacere ad un pubblico diverso, il più variegato possibile, riuscire a ricevere un consenso trasversale, nonostante sia perfettamente cosciente che i gusti sono personali e che non si può convincere tutti. La musica va a sensazioni e ad orecchio, ognuno di noi ha una sensibilità e una capacità di percezione diversa».
Nico Donvito
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