A tu per tu con la giovane e talentuosa artista, fuori con il singolo “Bumaye“, disponibile dal 10 dicembre
Si intitola “Bumaye” il nuovo brano inedito di Adriana, cantante e ballerina professionista della scuderia Honiro Ent. Nata da padre africano e mamma italiana, l’artista ha sviluppato sin da giovanissima la propria passione per la musica, sviluppandone tecnica e capacità comunicativa, caratteristica fondamentale per veicolare emozioni. In occasione di questa nuova uscita, l’abbiamo incontrata per approfondire la sua conoscenza.
Ciao Adriana, partiamo dal tuo nuovo singolo “Bumaye”, che sapore ha per te questo pezzo?
«Ha il sapore del sabato mattina, quando la settimana al lavoro è finita e hai la possibilità di scegliere cosa fare del tuo tempo».
Dal punto di vista testuale, il brano rappresenta una sorta di protesta nei confronti delle ideologie e, perchè no, delle etichette. Viviamo in una società che troppo spesso sottovaluta e da per scontato. Cosa ti ha ispirato di preciso questa riflessione?
«Fin da piccola sono sempre stata etichettata, per il colore della mia pelle, i miei capelli e la mia personalità. Sono stata fortunata ad avere una famiglia che mi ha insegnato che le diversità sono invece un punto di forza. Prima di fare qualcosa mi chiedo sempre se lo faccio perché devo o lo faccio perché voglio farlo, se quello che penso arriva da me o è frutto di ideologie e “dogmi”. Cosi ho deciso di rovesciare le carte in tavola per inseguire quella che sono io, con tutte le domande e le incertezze del caso. Con “Bumaye” ho voluto figurare la morte di quello che non voglio essere».
A livello musicale, invece, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Tra me ed Apoc, produttore musicale di “Bumaye”, c’è una grande sinergia. Non siamo in realtà partiti dalle sonorità che volevamo abbracciare ma dal mood e dal messaggio che volevamo trasmettere. Complici le influenze di mio padre, quando da bambina sentivo le musiche popolari della Guinea Bissau, con canti semplici e gioiosi. Nel ritornello canto: “Uh na na na eh”, come a voler catapultare l’ascoltatore nei suoni della mia infanzia. Questo contrasto culturale rappresenta a pieno le due facce dell’essere umano, puoi essere quello che sei ed essere anche felice».
Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Nicola Bussei?
«Con il videoclip volevamo trasmettere il tempo che passa. La location è un ex fabbrica abbandonata che ha dato da mangiare a migliaia di famiglie del territorio Veronese, ma come la storia insegna tutto passa e tutto finisce. Sta a te dare importanza al tuo tempo, una candela che brucia ma non sai mai quando si spegnerà».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai scoperto la tua passione per il canto?
«Ho sempre avuto la passione per il canto e per la musica. Non riesco a collocarne un inizio, questa passione c’è sempre stata».
Quali ascolti hanno segnato e influenzato il tuo percorso?
«Sono una ballerina professionista, ascolto musica tutto il giorno di qualsiasi genere. Ogni artista mi dà un qualcosa di diverso. Se devo partire dall’inizio citerei James Brown, Etta James, Aretha Franklin e tutti i grandi del Soul, mi hanno sempre ispirato, specie per il loro groove e quel modo leggero e libero di fare musica; allo stesso tempo anche gli artisti dello scenario hip-hop italiano, mi hanno dato modo di scoprire la scrittura, un arte che sta svanendo. Quindi ricapitolando, la musica è musica, mi piace quella autentica, vera».
Come hai anticipato, sei una ballerina professionista, cosa aggiunge la danza al tuo percorso artistico?
«La danza non è da aggiungere, fa parte del mio percorso artistico. La danza mi ha insegnato a stare sui palchi, ad essere sotto gli occhi di migliaia di persone, a superare l’ansia e la paura trasformandola in adrenalina e voglia di “spaccare”!».
Papà africano e mamma italiana, quali sono gli aspetti che più ti affascinano di entrambe le culture?
«La cultura di mio padre non la conosco così a fondo da poter dare un giudizio o un mio pensiero a riguardo a 360°, sicuramente ha avuto un ruolo fondamentale nella mia infanzia. La musica che ascoltava mio padre e il sapore dei suoi piatti tradizionali erano in netto contrasto con la musica e i gusti di mia madre che ha sempre ascoltato cantautorato italiano. Direi che ad affascinarmi maggiormente sia stato proprio questo contrasto, il fatto che due poli apparentemente opposti riescano a far nascere qualcosa di diverso ma autentico».
Come valuti l’attuale situazione musicale del nostro Paese?
«Credo che la scena musicale italiana in questo momento sia in fase di evoluzione e cambiamento. Degli Artisti di oggi mi piace chi ha qualcosa da dire, non mi piace chi invece non ce l’ha, chi fa musica di plastica. Non mi riferisco solo alle parole, la musica deve dare qualcosa. Molti oggi sono al 99% Look e Social e 1% musica».
Sogni nel cassetto e buoni propositi per il prossimo futuro?
«Ho lo stesso sogno del cassetto da quando sono piccola, ma non si può dire sennò non si avvera! Buoni propositi per l’anno nuovo sempre e comunque, vediamo se riesco a mantenerli!».
Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare con la tua musica?
«La verità è che ogni artista vorrebbe sfondare e diventare famoso, ma questa è solo una conseguenza del far arrivare la tua musica alle persone. Ecco, è questo che io voglio fare, arrivare al cuore delle persone».
Nico Donvito
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