venerdì 22 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Sanremo Giovani, conosciamo meglio FADI – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore romagnolo, in gara a Sanremo Giovani 2019 con il brano “Due noi”

E’ un momento importante per la carriera di Thomas O. Fadimiluyi, meglio conosciuto con lo pseudonimo di FADI, artista italo-nigeriano nato e cresciuto sulla riviera romagnola, che ritroviamo in concorso per la finalissima di Sanremo Giovani 2019 con il brano “Due noi”. Prodotto da Antonio Filippelli, il pezzo mette in risalto sia le potenzialità vocali che le doti di scrittura del talentuoso cantautore, in maniera ispirata e realistica.

Ciao Thomas, partiamo da “Due noi”, brano con cui partecipi alla finalissima di Sanremo Giovani 2019, cosa racconta?

«”Due noi” racconta del mio periodo universitario a Bologna, ho scritto questa canzone proprio nella tratta che và da Riccione al capoluogo emiliano, vuole essere un omaggio a quegli anni e alle tante persone che ho conosciuto, ai compagni di corso, a quel paio di ragazze che mi han detto di no (sorride, ndr). Attraverso questo pezzo parlo di quei rapporti che si instaurano in momenti così importanti e formativi della tua vita, un periodo che è passato per cui nutri un po’ anche di nostalgia, ma si tratta di ricordi che ti porterai dietro per sempre».

Dal punto di vista musicale, invece, quali sonorità hai voluto abbracciare?

«Ho voluto essere molto semplice, mi sono messo addosso un vestito piuttosto classico per questo brano, per sottolineare appunto la sua semplicità, il fatto di raccontare una storia personale ma anche comune, in modo piuttosto lineare. Faccio riferimento a tanti aspetti della mia vita che spero possano essere condivisibili, che ci si possa in qualche modo immedesimare. Parlo dell’Andrea di De Andrè, perché a mia volta mi sono molto rispecchiato in quella canzone, così come cito Dalla che racconta di come nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino. Le sonorità appoggiano il testo e le parole che ho scelto di utilizzare».

Che tipo di valore aggiunto ha donato Antonio Filippelli attraverso la sua produzione?

«Antonio mi ha dato una grandissima mano a focalizzarmi, perché sono uno che tende ad avere sempre in testa mille cose, per cui faccio molto presto a perdermi. Ha tirato fuori quella che è la mia anima musicale, è stato come guardarmi allo specchio».

C’è una frase che meglio rappresenta la tua canzone?

«”La tua stagione non finirà mai”, perché nonostante la nostalgia vuole augurare il meglio, perché parliamo di cose e persone che ti porterai dietro per tutta la vita».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando hai capito che la musica avrebbe fatto parte della tua vita in maniera così importante?

«Non so quando l’ho capito esattamente, era una cosa assopita dentro di me, nel senso che sin da piccolino mi piaceva cantare e “spataccare” con la musica. Da bambino avevo un bel timbro e quando mi mettevano dietro nei cori ci rimanevo male, non capivo che fosse normale, perché davanti avrei coperto gli altri, ricordo solo che lo vivevo come un disagio assurdo (ride, ndr). ».

Quali ascolti hanno influenzato il tuo percorso?

«Io mi rispecchio molto nelle canzoni di Lucio Dalla e di Rino Gaetano, mi piace la loro umanità. Non ho un genere di riferimento, ascolto veramente di tutto».

Lo scorso aprile hai partecipato al disco omaggio a Fabrizio De Andrè, intitolato “Faber Nostrum”, com’è stato mettersi alla prova con un gigante di quel calibro?

«Omaggiare un artista e un uomo di quel calibro non è mai facile, ho scelto di cantare “Rimini” perché è il posto in cui sono nato, ero combattuto anche con “Andrea”, ma alla fine tutti i suoi brani sono meravigliosi, oltre che importanti per il mio percorso di vita. E’ stato un onore per me partecipare a questo disco».

Stai lavorando a nuove canzoni, alla preparazione del tuo primo album, cosa dobbiamo aspettarci a riguardo?

«In cantiere c’è un nuovo album, sto lavorando di brutto. La direzione che sta prendendo quello che sto scrivendo è piuttosto versatile, ci saranno delle super sorprese, perché Fadi fà di tutto (ride, ndr), sono uno che “spatacca”, mi piace applicare questa mia attitudine romagnola anche nella musica».

Come stai vivendo l’attesa di Sanremo Giovani?

«La sto vivendo bene dai, sono molto contento della possibilità che mi è stata data per far conoscere la mia musica, visto che siamo arrivati fin qui non sarebbe male anche andare un po’ più avanti (sorride, ndr)».

Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quale sarebbe per te il riconoscimento più grande di tutta questa esperienza?

«Per me è già una grande vittoria essere qui, quello che vorrei portarmi a casa da questa esperienza è la leggerezza e la felicità di poter prendere parte ad una manifestazione di questo calibro. Riuscire a preservare questo spirito fino alla fine e pure dopo questa esperienza, al di là di come andrà, non sarebbe davvero male».

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.