A tu per tu con il il rapper milanese, in gara a Sanremo Giovani 2019 con il brano “1,2,3 stella”
A pochi mesi dalla nostra precedente chiacchierata, incontriamo nuovamente Fabio Migliano, alias Jefeo, alla vigilia della finalissima di Sanremo Giovani, in programma giovedì 19 dicembre in prima serata su Rai Uno. “1,2,3 stella” è il titolo del brano con cui tenta di aggiudicarsi uno dei cinque biglietti in palio per calcare il palco dell’Ariston nel corso della 70esima edizione del Festival della canzone italiana.
Ciao Fabio, bentrovato. Partiamo da “1,2,3 stella”, brano con cui parteciperai alla finalissima di Sanremo Giovani 2019, cosa racconta?
«“1,2,3 stella” è un po’ un’autobiografia, nel senso che ho cercato di raccontare in maniera semplice e diretta quella che è la mia vita di tutti i giorni, infilando in mezzo il messaggio che i problemi e i pensieri quotidiani non devono assolutamente essere di ostacolo ai nostri sogni. Quello che ho voluto comunicare è che alla fine, in qualsiasi tipo di situazione, in fondo c’è sempre la luce, quello che vorrei fare per la mia famiglia e i miei amici è liberarli da questi problemi, attraverso il mio impegno e il mio percorso musicale».
L’altra volta mi parlavi del tuo voler preservare la magia della periferia, pensi di esserci riuscito anche con questo pezzo?
«Guarda, di solito preferisco sentirmi dire queste cose dagli altri, personalmente non ti nego che il pezzo è molto improntato su questo aspetto, sound a parte, anche dal punto di vista testuale mi rappresenta completamente».
Un brano che dal punto di vista musicale suona molto orecchiabile sin dal primo ascolto, quali sonorità hai voluto abbracciare?
«Innanzitutto ti ringrazio, mi fa super piacere. Sai, non c’è stata una grandissima preparazione alle spalle o una qualche ricetta particolare, anzi, è il primo brano che ho realizzato veramente in maniera veloce, nel modo più spontaneo possibile, non so come spiegartelo. Sono andato in studio dal mio produttore Andry The Hitmaker e insieme al chitarrista Andrea Caldieri ci siamo messi a suonare queste melodie che avevo in testa, tipo una jem session, cosa che per il tipo di musica che facciamo non capita quasi mai, o almeno non come accadeva una volta. E’ nata una roba pazzesca, a caso, ma dando il meglio di noi stessi, eravamo in tre e abbiamo finito il pezzo in due ore. Davvero figo».
C’è una frase che meglio rappresenta questa canzone?
«Secondo me il titolo in sé, “liberi tutti 1,2,3 stella”, questa è proprio la chiave principale perché il senso di quello che avevo intenzione di trasmettere sta tutto là dentro».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?
«Domanda bellissima, ma non so darti una risposta precisa, è stato un po’ come veder sbocciare un fiore, il seme della musica c’è sempre stato dentro di me, poi col tempo è venuto gradualmente fuori. Credo che ognuno di noi sia destinato a fare qualcosa, sin da piccolino ascoltavo musica ventiquattrore su ventiquattro, mi ricordo che quando andavo ai giardinetti a giocare passavo diverso tempo per cavoli miei a cantare. Dopodichè ho cominciato a scrivere poesie e successivamente a prendere quel testo e buttarlo in musica, così ho capito che forse quella era la mia strada».
Quali ascolti hanno ispirato e influenzato il tuo percorso?
«Ho sempre ascoltato un po’ di tutto, dal rock al metal, fino ad arrivare all’hip hop e proprio attraverso il rap ho trovato la chiave per esprimermi. Ascoltavo da Tiziano Ferro ai Club Dogo, passando per gruppi sconosciuti che trovavo magari tramite la colonna sonora di qualche film. Tendenzialmente tutto quello che mi trasmetteva qualcosa lo ascolto».
Stai lavorando a nuove canzoni, cosa dobbiamo aspettarci dal tuo prossimo futuro?
«Ci sono tante cose in cantiere, molte sorprese che non posso svelare, posso dirti che il futuro è ancora tutto da scrivere e che stiamo lavorando tutti tantissimo, ci saranno belle novità, bisogna solo aspettare un attimino. Insomma, ti direi tutto ma non posso dirti ancora niente (ride, ndr)».
Come stai vivendo l’attesa per questa finalissima di Sanremo Giovani?
«Nella maniera più naturale possibile, cerco di godermi tutto, sia le ansie che i castelli mentali, perché penso sia giusto così. Questo tipo di esperienze sono tutte da vivere fino in fondo, con una buona dose sia di concentrazione che di leggerezza».
Al di là della possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quale sarebbe per te la vittoria più grande?
«Lanciare il messaggio che un ragazzo di strada può farcela, questa è la cosa bella. Poter gridare al mondo: ce l’ho fatta anch’io!».
Nico Donvito
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