venerdì 22 Novembre 2024

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Fuori il mondo come va?: chissà perché non piove mai quando ci sono le elezioni?

Riviviamo l’attualità con le canzoni

Con solenne energia, gran senso di rivalsa e con una non poca dose di orgoglio, l’uomo e la donna si alzano dal letto e accarezzati dai primi lievi raggi di un timido sole domenicale, lentamente comprenderanno l’importanza della loro partecipazione al diritto sacro e immutabile, emblema della nostra civiltà. Realizzato ciò, saluteranno il prossimo e si sentiranno buoni nell’animo, perché l’esercizio del proprio potere, quando è condiviso con tutti, è sintomo di appartenenza e educazione. Il passato viene rigettato dalla mente, mentre il futuro e il presente diventano una cosa sola, come il giorno e la notte quando il tramonto li abbraccia entrambi. Quando succede tutto questo, cari lettori, vuol dire che è arrivato il sacrale e immutabile momento… delle elezioni.

In realtà ad oggi, come è ben noto, solo una parte dell’Italia andrà al voto, l’Emilia Romagna e Calabria a voler essere precisi. È doveroso fare questo appunto anche se ormai qualsiasi elezione regionale o provinciale assume sempre di più un’importanza nazionale. Non voglio accompagnare i lettori, ormai saturi di questi discorsi, nei vari tecnicismi politici e culturali riguardo le conseguenze della codesta votazione. Qui si parla di (musica e) poesia e si sa, eccetto l’iniziale, la politica è ormai da tempo totalmente estranea da questa sfera. È cosa bella, però, meditare sull’elezione come atto singolo, lasciando per un attimo il resto del mondo fuori dalla porta di questi articoli.

Chiunque sia andato a votare almeno una volta, avrà sentito quel brivido lungo la schiena, quella atmosfera così fiabesca e incantata, quella idea di un mondo che potrebbe essere e non solo dovrebbe. Quando ero bambino le elezioni si tenevano proprio nella scuola che frequentavo, un luogo solitamente noioso e privo di qualsiasi slancio di energia e purezza, una scuola elementare insomma, tanto rumore e poca fantasia. Ma quando c’erano le elezioni, un venticello cambiava tutto quel luogo e lo rendeva unico e inesplorato. Le facce delle persone mutavano in facce fiere e importanti. Ognuno sembrava avere una missione da compiere, una missione che nella mia testa era presto farsi in un’uccisione di un drago o in un salvataggio di una principessa in pericolo. Anche ad oggi, nonostante sia (molto molto molto poco) maturato, quell’idea di bontà e ingenua spensieratezza nel giorno delle elezioni è rimasta.

Per chi non riesce a trovare le parole giuste per esprimere questa emozione può stare tranquillo, ci ha pensato, come un mago che tira fuori il coniglio dal cilindro, Giorgio Gaber. “Le elezioni” parla proprio di questo.

Una curiosa sensazione
che rassomiglia un po’ a un esame
di cui non senti la paura
a una dolcissima emozione,
e poi la gente per la strada
li vedi tutti più educati
sembrano anche un po’ più buoni,
ed è più bella anche la scuola
quando ci sono le elezioni

Poco importa se si tratta di un’elezione nazionale, provinciale, o di un qualsivoglia referendum. Quando c’è da votare il sole sorge alzo nel cielo, ricordandoci l’essenza più limpida e cristallina che serbiamo nella profondità del nostro cuore: il diritto di scegliere. Ho sempre trovato una certa somiglianza tra una stazione di un aeroporto piena di viaggiatori e una scuola di domenica piena di votanti.

Il desiderio di andare, di scegliere la nostra vita, di prenderla in mano, come se fosse una schedina nel quale possiamo scriverci sopra “si, ci sono anch’io. Io sono uno di quelli che voglio vivere!”. E la conferma la si può trovare negli sguardi delle altre persone, lo sguardo prima sgradevole ma ora radioso del nostro vicino, sguardi colmi di fiducia, di ottimismo, di vita.

Poco importa se poi il giorno dopo poi si torna ad essere i miserabili e tristi uomini di sempre. Oggi è il giorno in cui ci guardiamo l’un l’altro negli occhi e ci vediamo uguali, un po’ fratelli e amici, con quel bisogno impellente di abbandonarci, di comunicare. Come se tutti insieme acquistassimo forza per sognare il mondo che vogliamo consegnare ai nostri figli.

È proprio vero che fa bene
un po’ di partecipazione.
Con cura piego le due schede
e guardo ancora la matita
così perfetta è temperata…

… io quasi quasi me la porto via.
Democrazia!

Mi perdonerà il lettore se mi son lasciato scivolare lungo il declivio delle utopie. L’uomo ha la memoria corta. Una giornata di sole basta per far dimenticare tutto. Domani saremo le squallide e ipocrite persone di sempre. Ciascuno per sé, nessuno per tutti, e il vicino avrà una faccia sgradevole che decisamente non quadra con le mie esigenze. Fino alla prossima elezione.