La memoria del talento calabrese va tutelato nella sua immensità
Viviamo in un mondo musicale sempre più ricco di passato. E’, forse, sorprendente affermarlo negli anni in cui impazza la trap ed il linguaggio anticonformista d’oggi ma pensate a tutti gli innumerevoli richiami anni ’80 del linguaggio, degli arrangiamenti e, persino, dei look oppure guardate al continuo impazzare di duetti e rivisitazioni che puntualmente vengono proposti dagli stessi artisti per i loro brani storici senza parlare delle decine e decine di cover che vengono puntualmente eseguite nei talent show piuttosto che nelle più diverse cornici televisive.
Nella lunga serie di queste proposte non può mancare, ovviamente, il nome di Mia Martini, un’interprete che ha regalato alla storia della musica italiana diverse pietre miliari che oggi vengono puntualmente riproposte da ‘Almeno tu nell’universo’ a ‘Gli uomini non cambiano’, ‘Minuetto’ o ‘Piccolo uomo’.
La tendenza di interpretare i versi della famosa interprete calabrese sta, negli ultimi tempi, conoscendo sempre maggior fortuna. Chiunque, ormai, canta Mimì, chiunque si emoziona interpretandone i versi, chiunque appare un suo amico di vecchia data, un profondo conoscitore della sua storia o un animo di affine sentire. Chiunque. Eppure Mia Martini ha vissuto anni di solitudine, di totale lontananza dalle scene (non solo musicali ma anche famigliari, è bene sottolinearlo una volta per tutte) e di accuse e scongiuri di dubbia legittimità morale.
Prendiamo, per fare un esempio, la celebre ‘Almeno tu nell’universo’, la canzone manifesto del repertorio di Mia Martini. Chi non l’ha cantata almeno una volta? Quale edizione di talent show non ne ha visto un’esecuzione? L’hanno cantata davvero tutti da Tiziano Ferro all’ultimo Festival di Sanremo ad Elisa, Mina, Marco Mengoni, Ermal Meta, Massimo Ranieri, Emma, Il Volo, Loredana Bertè, Fiordaliso, Fausto Leali, Chiara Galiazzo, Serena Rossi, Fiorella Mannoia, Silvia Salemi, Annalisa Minetti, Alessandra Amoroso, Marco Masini, Renato Zero… Insomma tutti.
Ecco, ora è il momento di dire basta. Basta perchè ri-cantare una canzone implica non solo darle nuova vita ma anche, e soprattutto, rispettarla. E rispettare una canzone significa conoscerla nel suo più profondo. Le canzoni di Mia Martini sono la sua vita, la sua storia, il suo vissuto. Cantare ‘Gli uomini non cambiano’ senza aver compreso e aver vissuto quei versi che dicono ‘gli uomini ti uccidono e con gli amici vanno a ridere di te’ o la magnifica ‘Col tempo imparerò’ senza aver noto il reale valore delle parole ‘mi riscoprirò capace a perdonare chi si è preso il tempo mio, si è preso le carezze di cui ho bisogno anch’io, si è preso le incertezze’ significa non rispettare Mia Martini, la sua vita, le sue canzoni.
Ecco perchè, allora, è necessario smettere di proporre ogni due per tre le canzoni della più grande interprete femminile della nostra tradizione musicale: cantare i suoi brani significa senz’altro farli conoscere al pubblico più giovane ma, il più delle volte, significa anche non rispettarli perchè i brani di Mimì sono Mimì, senza la sua voce e la sua storia quelle canzoni perdono la propria essenza, il proprio motivo d’essere, la propria sacralità intoccabile. Mia Martini non è mai stata per tutti, la sua storia ce lo insegna: volerla rendere oggi “di tutti” significa avere la memoria corta o sfruttare una tendenza ipocrita che calca la mano su di una moda.
Ilario Luisetto
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