Recensione del nuovo album d’inediti
L’Italia non è un Paese troppo femminista se guardiamo nei ripiani dei negozi di dischi e nelle maggiori classifiche di apprezzamento musicale. E’ un fenomeno difficile da spiegare nella sua interezza eppure è così da sempre. Eppure, nella dimensione del talent show di ‘Amici di Maria de Filippi’ diverse sono state le donne capaci di imporsi e di confermarsi, poi, nella scena discografica nostrana. Lo hanno fatto con una cifra ben definita, un repertorio tradizionale divenuto, poi, più coraggioso nel corso del tempo ed un impatto mediatico forte ed autentico. Tutto questo sta provando a farlo anche Giulia Molino, voce in gara nell’edizione numero 19 dello show di Canale 5 e ora protagonista discografica anche con Va tutto bene, il suo EP di debutto.
Sette tracce inedite che arrivano al talento campano in gara nella diciannovesima edizione di ‘Amici di Maria de Filippi’ per trovare la propria futura strada artistica e, nell’immediato, un posto di rilievo nel panorama musicale italiano perchè, ad oggi, se non ti affermi subito è difficile farlo nel tempo. Giulia per riuscirci si affida a sette canzoni che la vedono sia come interprete che come cantautrice di propri brani.
Proprio a proposito di questo Giulia si trova a firmare in solitaria due brani di questo suo primo progetto: Nietzsche, che suona movimentata ed estremamente vicina al mondo rap/trap che tra i giovani spopola negli ultimi anni facendo leva su di un linguaggio senza inibizioni e su tematiche che puntano all’introspezione per raccontare paure, smarrimento e rabbia contro sè stessi e gli altri che puntualmente si dimostrano incapaci di starci accanto, e Solo questo mi è rimasto, che, invece, punta ad un repertorio pop tradizionale per raccontare di un noi che si trova a cantare con melodrammaticità “e adesso che la festa è finita resto al centro di una stanza sbiadito dove abbiamo fumato, amato, riso e gridato: un ricordo, solo questo mi è rimasto”.
Nella parte restante del progetto forte è l’impronta pop di Manuel Finotti che co-scrive ben 4 brani dell’album tra cui la canzone manifesto Va tutto bene che parte con il pianoforte ed evolve, poi, nel senso di una classica ballata pop che riflette sul fatto di essere “sola in questa stanza che guardo fissa le pareti. Ho provato anche a cercare la felicità” coccolandosi nella certezza che esiste almeno una persona che è ancora in grado di salvarci e proteggerci all’interno di quella che potrebbe essere una relazione d’amore, un’amicizia o un qualsiasi rapporto profondo capace di estraniarsi dal mondo e farci dire che “va tutto bene”.
Lo spirito pop più tradizionale trova un’abile compromesso con la voglia di modernità che Giulia ha in parte dimostrato nel proprio percorso artistico all’interno del talent show di Canale 5 trovando un linguaggio musicale più contemporaneo in brani come Le domeniche di maggio e Non sentire più niente che adottano suoni ed arrangiamenti più ritmici e decisi oltre che, nella prima, un cantato che rinuncia, in parte, al proprio lato melodico per concentrarsi su di una maggiore intensità delle parole da “sputare” in faccia all’ascoltatore e a sposare, nella seconda, a mood quasi rock e dannati.
Esce prepotentemente l’impronta di Dario ‘Dardust’ Faini nella creazione di Amore a lieto fine, firmata insieme a Roberto Casalino e Francesco de Benedittis, dando alla giovane partenopea di confrontarsi con un beat che unisce alla ritmica anche una leggera sfumatura di it-pop trovando un inciso orecchiabile come avviene anche per la conclusiva Briciole, che, invece, esordisce con un’intensità particolarmente sviluppata che viene conservata per tutto il resto del brano trovando, però, nell’eccessiva drammaticità dell’interpretazione il rischio di risultare (come spesso avviene nelle intenzioni di Giulia) di troppo.
Questo Va tutto bene è un progetto che risponde totalmente alle esigenze della giovane interprete che rappresenta: un disco pop che, però, ha il desiderio di non ridursi soltanto a questo perchè in sè ha forte la consapevolezza di rischiare di rimanere schiacciata da uno scenario discografico già particolarmente ricco da questo versante. Da qui parte l’idea di sviluppare e pensare nuove sfumature che a tratti cercano la contemporaneità del cantato e della scrittura, altre volte, invece, guardano alla resa del suono. Tutto, però, è troppo prematuro e troppo sfumato rendendo la personalità della ragazza ancor più debole ed appannato di quanto già per natura è. Ne esce un disco che sopravvive grazie ad alcuni brani particolarmente azzeccati e che, invece, sprofonda in altri punti rivelandosi una continua montagna russa anche dal punto di vista dell’interpretazione a tratti estremamente esagerata ed esasperata vocalmente per sopperire a mancanze di vario genere. A Giulia, ora, deve interessare la ricerca di una personalità musicale ed artistica definita e su questa costruire un progetto che la rispecchi davvero in toto senza dare l’impressione di ritrovarsi a cantare brani diversi solo per non essere catalogabile. A volte, catalogarsi è un gran punto di partenza.
Migliori tracce | Va tutto bene / Le domeniche di maggio / Solo questo mi è rimasto
Voto complessivo | 6.7/10
Tracklist |
- Le domeniche di maggio
[Manuel Finotti, Principe] - Va tutto bene
[Manuel Finotti, Laura di Lenola] - Nietzsche
[Giulia Molino] - Amore a lieto fine
[Roberto Casalino, Dario Faini, Francesco de Benedittis] - Solo questo mi è rimasto
[Giulia Molino] - Non sentire più niente
[Manuel Finotti, Laura di Lenola] - Briciole
[Manuel Finotti, Fabio de Martino, Principe, Massimiliano Pelan]
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Ilario Luisetto
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