venerdì 22 Novembre 2024

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Holden: “La mia musica non è generazionale, può arrivare a tutti” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane artista romano, in uscita con il suo nuovo singolo intitolato “Fratè”

A poche settimane di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Joseph Carta, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Holden, artista romano classe 2000, reduce dai positivi riscontri ottenuti con i singoli “Na na na” e “Cadiamo insieme”. Si intitola “Fratè” il nuovo inedito rilasciato lo scorso 6 marzo, un brano che sottolinea la capacità di poter contare sul valore autentico dell’amicizia, in generale nella vita e soprattutto in un momento delicato e difficile come quello attuale.

Ciao Joseph, bentrovato. Vorrei inaugurare questa chiacchierata partendo dal tuo nuovo singolo “Fratè”, cosa racconta?

«”Fratè” è la storia di un’amicizia, questo arriva già dal titolo, ma per me ha sicuramente due significati: il primo legato alla fratellanza, al riuscire a superare gli ostacoli insieme alle persone giuste; il secondo è un po’ più personale e, forse, arriva meno alla gente, ma riguarda l’individuare come “Fratè” me stesso, in quanto gli amici possono esserci e aiutarti, però è necessario cercare di fare affidamento anche sulle proprie capacità».

Nel testo dici: “Fallo per te se non vuoi farlo per gli altri, dimostra chi cazzo sei e vai sempre avanti”. In un’epoca in cui il giudizio altrui influenza in qualche modo le nostre azioni, come ci si difende secondo te?

«Il giudizio degli altri pesa sicuramente tanto, secondo me, l’unica difesa è cercare di dare la giusta importanza a quello che gli altri pensano, perché bisogna cercare di credere in quello che per te è veramente importante a prescindere dal parere di altre persone. Quello che faccio anch’io con la mia musica è portare avanti la mia idea, cercare di variare negli arrangiamenti, lasciare un’impronta, a prescindere che piaccia o no».

Venendo all’attualità e naturalmente all’emergenza sanitaria che stiamo affrontando, ti saresti mai aspettato di vivere tutto questo?

«Riguardo la quarantena, sicuramente no. Soprattutto all’inizio, quando sono arrivate le prime notizie sul Coronavirus, la maggior parte delle persone l’ha presa un po’ sottogamba. Personalmente non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, cercando di trovare il lato positivo posso dirti che questa situazione mi ha portato ad apprezzare delle cose che, magari, prima davo per scontate, a partire da una semplice uscita con gli amici, a cui in futuro darò sicuramente molto più peso».

Che ruolo può giocare la musica in tutto questo?

«Come in tutte le situazioni particolari, secondo me, la musica può svolgere un ruolo fondamentale, essendo una via di comunicazione è importante utilizzarla nel modo giusto. “Frate” è stata composta prima di questa quarantena, ma porta con sé un contenuto comunque attuale, perché sottolinea il valore dell’avere accanto un amico e, in questo momento in cui siamo impossibilitati a vederci se non virtualmente, questo è sicuramente un messaggio adatto e positivo».

Per concludere, a chi si rivolge oggi e la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«La mia musica si rivolge a tutte le persone che hanno voglia di sentirla, penso che l’obiettivo di chiunque abbia a che fare con questo mestiere, più che il guadagno, sia riuscire ad arrivare con i propri testi a più pubblico possibile. La più grande soddisfazione di un artista, secondo me, è arrivare a tante persone scrivendo qualcosa di personale. La mia musica non è generazionale, può arrivare a tutti».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.