Recensione del singolo del ritorno discografico del cantautore
“La vita breve dei coriandoli ci fa sentire che noi siamo liberi”: ruota tutto attorno a questo verso il senso ultimo del brano dell’attesissimo ritorno musicale ed artistico di Michele Bravi concretizzatosi con una canzone (scritta con Federica Abbate, Cheope, Giuseppe Anastasi e Francesco Catitti), La vita breve dei coriandoli, incaricata di aprire le porte ad un nuovo percorso, ad una nuova arte e ad un nuovo modo di comunicare la sostanza delle cose.
Una canzone, dicevamo, che risulta e vuole risultare esattamente questo: una semplice canzone ma che, contemporaneamente, diventa anche una non-canzone suonando come poesia fragile dell’esistenza, del prima e del dopo, dell’esperienza maturata e assimilata per poter poi essere trasformata ed utilizzata.
“Ciò che passa tornerà” dice con voce tremante il giovane artista umbro per aprire a cappella il brano per mettere, poi, subito in evidenza come possa essere “utile la fantasia” per “respirare ogni cosa prima” che abbia il tempo per manifestarsi e concretizzarsi. Il richiamo è, naturalmente, alle più diverse esperienze della vita che, forse, in alcuni momenti vorremmo poter immaginare prima che avvengano giusto per la possibilità di poterne, in qualche modo, anticipare parte del dolore o della felicità che queste ci obbligheranno a provare poi. Tra queste c’è, sicuramente, l’amore che Michele racconta tra due che “normalmente siamo qui” senza troppe eccezionalità o particolarità.
Ed ecco che, allora, anche noi arriviamo a poter credere che “la felicità non è tanto diversa da così”: una sorta di cortocircuito interno che risponde al fatto di come, spesso, ci sentiamo insoddisfatti della vita e ci proiettiamo nella mente il pensiero che, in realtà, la felicità massima debba essere di gran lunga migliore di quella serenità che, talvolta, ci è permesso vivere. Sto bene, sono sereno ma la felicità dev’essere un’altra cosa…
Michele racconta così una storia di vita quotidiana: lo fa con fragilità ed intensità su di una melodia avvolgente e con una voce che raggiunge l’ascoltatore come un soffio d’aria calda in una notte d’inverno. Noi che ci lasciamo affascinare dalle “evoluzioni degli acrobati, dal movimento degli oceani, dal vento che accarezza gli alberi” siamo anche in grado, a volte, di incontrare la sottile verità che, mettendo da parte i discorsi sofisticati, siamo liberi, liberi davvero, ed è una certezza che “mette i brividi” quando viene realizzata con autentica consapevolezza. La libertà è l’ultima ed intima verità dell’esistenza.
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La vita breve dei coriandoli | Testo
Ciò che passa tornerà
è come un cerchio che la vita gira
utile la fantasia
a respirare ogni cosa prima
tu che ridi accanto a me
poche altre cose hanno un senso
al di là di quel che c’è per noi
perché normalmente siamo qui
Affascinati dalle immagini
dal bianco e nero di quei vecchi film
dal primo volo delle rondini
di cosa sono fatti gli angeli
la vita breve dei coriandoli
ci fa sentire che noi siamo liberi
e tutto questo ancora mette i brividi
i brividi
E dividere a metà
questa notte fino alla mattina
forse la felicità
non è poi tanto diversa da così
Affascinati dalle immagini
dal bianco e nero di quei vecchi film
dal primo volo delle rondini
di cosa sono fatti gli angeli
la vita breve dei coriandoli
ci fa sentire che noi siamo liberi
tutto questo ancora mette i brividi
i brividi
Affascinati dalle fragili evoluzioni degli acrobati
dal movimento degli oceani
dal vento che accarezza gli alberi
la vita breve dei coriandoli
ci fa sentire che noi siamo liberi
e tutto questo ancora mette i brividi
i brividi.
Ilario Luisetto
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