A tu per tu con il giovane cantautore salernitano, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Okay“
Si intitola “Okay” il nuovo brano di Patrick Rubino, meglio conosciuto semplicemente come Patrik, artista classe ’98 della scuderia di talenti Hokuto Empire. A pochi mesi di distanza dalla pubblicazione della ballad “Ora”, il cantautore e producer campano torna con un pezzo pop urban, fresco ed energico.
Ciao Patrick, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Okay”, cosa racconta?
«“Okay” racconta la fine di una storia d’amore perfetta. Una storia che fino al giorno prima consideravo come la più importante della mia vita ed il giorno dopo si è trasformata in un ammasso di ricordi sbiaditi che, con il tempo, non faranno altro che sparire sempre più».
Un titolo che è un po’ una risposta e un atto di coscienza nell’accettare la fine di una storia d’amore, quali stati d’animo hanno accompagnato la stesura di questa canzone?
«In genere non scrivo una canzone mentre vivo ciò che racconto, ma successivamente. Penso che gli stati d’animo che si riscontrano di più nel testo siano quelli di frustrazione e delusione; solo dopo anni, guardando le cose da una prospettiva esterna, sono riuscito ad esprimere quello che ho provato in una canzone».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato dell’intero pezzo?
«“Di te ora ho solo flashback , non so chi sei…”».
Dal punto di vista musicale, che tipo di sonorità hai scelto di abbracciare?
«Amo variare tra una canzone e l’altra, sperimentare generi musicali sempre diversi, mantenendo però le mie caratteristiche nella scrittura delle melodie e dei testi. In questo caso volevo pubblicare un brano più trap-pop che parlasse d’amore, a differenza della maggior parte delle canzoni appartenenti a questo genere».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?
«Non ho mai voluto diventare un cantante famoso, semplicemente amavo scrivere canzoni e produrre. Non uscivo il sabato con gli amici pur di finire i miei brani. Così, da una semplice passione di qualche ora alla settimana, la musica è diventata il motivo per cui mi alzavo la mattina. Diciamo che non sono io ad averla scelta, ci siamo scelti a vicenda inconsapevolmente con il tempo».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?
«Sono cresciuto in una famiglia amante della musica. Mio nonno pianista quando ero piccolo mi faceva ascoltare musica classica, mio zio è un fanatico della musica rock, mia zia è amante del pop-rock ’80-‘90 e mio padre un appassionato di musica dance anni ‘90; tutto questo, insieme all’ascolto di musica moderna di ogni genere, ha plasmato ciò che sono musicalmente oggi».
Personalmente, come hai vissuto queste ultime settimane? Con quale stato d’animo hai affrontato la pandemia e tutte le sue conseguenze?
«La pandemia è iniziata nello stesso momento in cui ho pubblicato il mio primo singolo “Ora”, quindi la fortuna sicuramente non mi accompagna (sorride, ndr). Nonostante questo, le ultime settimane mi sono servite per avvicinarmi di più alla mia famiglia e per allontanarmi un po’ dallo stress della vita di tutti i giorni. Essendo una persona molto emotiva e lunatica un evento del genere non poteva che colpire negativamente il mio umore, infatti non sono stato in grado di scrivere nuove canzoni in questo periodo».
Al netto dell’attuale incertezza discografica, cosa puoi anticiparci sui tuoi prossimi progetti in cantiere?
«Da emergente ogni passo deve essere molto ponderato. So che far uscire il brano giusto al momento giusto sarà ciò che mi servirà per prendere posto nel panorama musicale. Stiamo quindi valutando come muoverci in merito alle uscite dei prossimi singoli».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Io credo che la musica serva a rispecchiarsi e a riflettere. Parlando principalmente d’amore nelle canzoni, credo che il mio pubblico sia abbastanza universale. Ovviamente per il tipo di dialettica utilizzata nei miei testi sicuramente sono più vicino alla mia generazione, ma sono sicuro che arrivando al grande pubblico la mia musica potrebbe piacere a grandi e piccoli».
Nico Donvito
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