A tu per tu con la giovane rapper romana, in uscita con con il suo terzo singolo intitolato “Fame“
A pochi mesi dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Eleonora La Monica, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Leyla, per parlare del suo nuovo singolo “Fame”, che segue la scia evolutiva dei precedenti estratti “Alberto Sordi” e “Casinò”.
Ciao Eleonora, bentrovata. Partiamo dal tuo singolo intitolato “Fame”, cosa rappresenta esattamente per te questo nuovo brano?
«E’ un pezzo con tante sfaccettature, quello che esce con più forza è sicuramente il concetto della donna, che ho voluto enfatizzare ancora di più perché, soprattuto nel rap-game, non è spesso affrontato nella maniera giusta. Volevo mettere in risalto la tenacia delle donne che, quando si mettono in testa qualcosa, nessuno può riuscire a fermarle».
E’ un pezzo che mi ha sorpreso a livello di scrittura, l’ho trovato un’ulteriore evoluzione rispetto a quanto ci hai già dato modo di ascoltare con i tuoi precedenti pezzi. In cosa senti di essere cambiata nell’arco dell’ultimo anno?
«In tantissime cose, te lo posso assicurare, sia nell’approccio al mondo musicale che nell’approccio alla scrittura stessa. Prima mi ponevo tanti vincoli, mentre adesso sto cercando di superarli. “Alberto Sordi” e “Casinò” sono due pezzi canonici trap, mentre “Fame” è qualcosa di diverso, che non ha una vera e propria etichetta, non mi piace omologarmi ad un determinato suono. La mia esperienza musicale è piena di generi diversi che si incrociano, proprio perché ascolto da sempre di tutto».
Allo stesso modo, dal punto di vista musicale si nota un’ulteriore spinta sull’acceleratore, un’attitudine più rock. Verso quali sentieri sonori avete deciso di dirigervi questa volta insieme a Matteo Costanzo?
«Ero alla ricerca di qualcosa di più rock, sulla base di ascolti che avevo fatto in quel periodo. Ho portato la mia idea a Matteo che l’ha accolta alla perfezione, nell’arrangiamento è riuscito a rendere contemporanee sonorità sulla carta meno attuali, motivo per cui sono veramente fiera del risultato finale».
Al netto della confusione dovuta a questa complicata situazione Covid-19, come procedono i lavori per la realizzazione del tuo primo album?
«E’ stato difficile lavorare a distanza, soprattutto organizzarmi con i vari produttori, alcuni non vivono vicino, ma fortunatamente siamo a buon punto. Abbiamo un quadro abbastanza definito, mancano giusto gli ultimi accorgimenti da mettere a posto. Sicuramente sono slittate un po’ le date, questo ultimo periodo ha rallentato tutto, però sono soddisfatta di quello che ne sta uscendo».
Per concludere, a chi si rivolge oggi e la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Ad oggi direi che, soprattutto con “Fame”, si rivolge alle minoranze, ad una certa parte di pubblico che si può sentire in qualche modo ingiustamente in difetto, perché quelli che molti considerano dei punti deboli in realtà possono trasformarsi nelle nostre più grandi risorse. In generale, spero di riuscire a rivolgermi a tutti coloro che possiedono la giusta sensibilità per riuscire a comprendere fino in fondo i miei testi, perché la cosa fondamentale per me è essere realmente capita».
Nico Donvito
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