A tu per tu con il cantautore abruzzese, fuori con un nuovo estratto dal disco “Il burattino delle stelle“
Si intitola “La scultrice di luce” il nuovo singolo di Marco Malatesta, cantautore abruzzese classe ’73 al suo ritorno discografico con il disco “Il burattino delle stelle”. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Marco, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “La scultrice di luce”, cosa racconta?
«È un brano dedicato alla fotografa ed attivista Tina Modotti. Una figura artistica dei primi del novecento. Sottolinea la forza dello scatto fotografico, capace nel giro di un attimo d’imprimere un ricordo sostanziale è tremendamente lucido».
Cosa ti affascina esattamente dell’arte della fotografia?
«La sua verità».
C’è una frase che, secondo te, sintetizza al meglio il significato dell’intera canzone?
«Forse “Se la poesia si fa con le parole, la libertà con la determinazione”. Racconta perfettamente la figura di Tina perche sottolinea il suo impegno e la sua passione messe al servizio di due fronti… quello artistico e quello sociale».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?
«La musica per me c’è sempre stata… ricordo addirittura le stereo 8 di mio padre. L’istinto artistico è nato sentendo De Andrè… ero perso nella sua capacità di tessere parole ed argomenti in maniera così intensa da emozionarmi ad ogni ascolto… e non sto esagerando, alcune sue cose arano il cuore».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?
«Musicalmente sono abbastanza trasversale… sento un po’ di tutto. Ma se devo setacciare ti dico cantautori e new wave anni ’80».
Venendo all’emergenza sanitaria Covid-19, come stai vivendo questa delicata e inedita situazione?
«Seguendo le regole. Prima, attenzione e rispetto per il prossimo. Poi, attenzione e rispetto per me stesso».
Anche se è prematuro trarre delle conclusioni, come pensi ne potrà uscire il settore musicale da tutto questo?
«Matematicamente male come tutti i settori. Ma il settore musicale ha dalla sua l’arte e l’arte si rigenera sempre. Ci sarà sempre un fronte artistico… poi bisogna fare i conti con il campare. Tante, troppe maestranze al palo… il grande artista ha la coperta della sua carriera, il tecnico no… tutti devono mangiare… auguriamoci una progressiva ripresa… serve a tutti, specialmente a chi campa di stipendio e di piccole serate».
“La scultrice di luce” rappresenta un nuovo estratto dal tuo ultimo disco “Il burattino di stelle”, cosa rappresenta esattamente per te questo lavoro?
«È il mio giocattolo… amo raccontare spazi… amo ornare immagini con le parole, ed il burattino è la perfetta sintesi di come intendo io la canzone. Una porta verso una stanza nuova con una poltrona e tanta voglia d’immaginare ciò che viene raccontato».
Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro con la tua musica?
«Sarei un ipocrita se dichiarassi che non m’interessa arrivare a raccontarmi a tante persone, ma ho dalla mia la convinzione che l’emozione di una singola persona già ripaga il lavoro fatto durante la creazione di un opera. Desidero arrivare ad essere felice e sereno… ed in questi tempi, specialmente ora, credimi non è cosa da poco (ride, ndr)».
Nico Donvito
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