Tutte le mini-recensioni dei brani in rotazione radiofonica questa settimana
- DIREZIONE LA VITA – Annalisa
Annalisa si sente ancora sotto l’ombrellone con Benji e Fede ed opta, quindi, per un brano che ha ben poco a che fare con la stagione della caduta delle foglie, dell’accorciarsi delle giornate, della nebbia milanese e in cui la meteoropatia di certo non aiuta. La classe e l’eleganza vengono messe da parte preferendo un sound fresco ed estivo che poco c’azzecca con un’interprete come la rossa ligure, da sempre impegnata a mostrare a sè (e agli altri) una certa qualità di scelta e di proposta. Michele Canova Iorfida, suo nuovo produttore, la fa suonare come tutti gli altri e lei si accontenta di un testo imbarazzante di Raige/Davide Simonetta/Annalisa che non riesce a far di meglio che di qualche verso come “ci vorrebbero i miei occhi per guardarti tre o quattro volte al giorno solo un’ora dopo i pasti” o di romantiche immagini come quella di “due astronauti tra le stelle senza i caschi”. Un po’ poco per una voce come la sua: avrà acquistato una certa continuità rispetto all’ultimo progetto e qualche passaggio radiofonico in più (forse) ma ha perso di credibilità, classe ed unicità: quelle che erano le sue carte vincenti. VOTO: 5.5
- UNA STORIA SBAGLIATA – Cristiano De Andrè
De Andrè canta De Andrè (thò guarda che novità) e lo fa scegliendo uno dei primi brani pubblicati dal padre nel 1980 dopo il rapimento. Fa sicuramente sempre piacere riascoltare brani a cui il buon Fabrizio aveva dato quel suo tocco unico di cantastorie e che Cristiano sicuramente conserva anche se non fino infondo (d’altronde sarebbe impossibile). Diciamo che è una buona occasione per tornare indietro nel tempo e riproporre in chiave nuova una pagina di storia della musica che ogni tanto merita di essere spolverata. VOTO: 6 (a De Andrè jr non alla canzone)
- EMOZIONE SENZA FINE – Gigi D’Alessio
Gigi D’Alessio torna finalmente a fare quello che avrebbe fatto Gigi D’Alessio al posto suo e si mette a confezionare una perfetta ballata pop in cui la parola amore occupa su per giù almeno il 50% del testo (“amore, semplicemente amore, perdutamente amore, per te”). Difficile dire che questo sia un brano rivoluzionario nel repertorio del cantautore partenopeo che, in questo caso, scrive, canta ed interpreta questa appiccicosa dedica amorosa secondo la sua ricetta più tradizionale che, forse, ai nostri giorni non è più quella che piace alle radio ma che è quella che ancora scalda il cuore al suo pubblico più fedele. Forse è proprio questo quello che conta di più. VOTO: 6+
- GUERSACE – Guè Pequeno
Il Guè nazionale gioca sul suo territorio lasciando ben poco spazio a qualcosa di sorprendente. Beat movimentato e quasi estivo nella sua costruzione musicale che, come al solito, sfrutta in modo sensibile sia l’elettronica che l’autotune per coprire le imperfezioni vocali. Piace a chi piace il genere. A me, come ormai avrete capito, cose del genere interessano poco anche se bisogna riconoscere come, in questo caso, il brano entra in testa facilmente. VOTO: 4.5
- PER TE – Paolo Conte
Non è di certo il manifesto della radiofonicità contemporanea questo cantato di Conte che si mostra quanto mai consumato, graffiato nell’espressione e sentitamente ruvido vocalmente. Apprezzabile la proposta di un’orchestrazione e di una musica d’altri tempi che raramente si ha la forza di proporre con questa classe ma, forse, è venuto il tempo di valutare se c’è ancora qualcosa da dire (perlomeno in prima persona) nel mondo della musica italiana. I grandi sono grandi, e lo rimangono per sempre, anche per la loro uscita di scena. VOTO: 5
- ERRORI DI FELICITA’ – Roberto Casalino
Svestite le spoglie di autore la penna di clamorosi successi pop degli ultimi anni torna a dedicarsi al suo essere anche un cantautore e lo fa come meglio non potrebbe. Da chi ha realizzato vere e proprie poesie musicali come L’essenziale, Sul ciglio senza far rumore o Ti porto a cena con me sarebbe stato lecito aspettarsi una ballata pop strappalacrime in piena assonanza alla stagione cupa ed invernale che si avvicina sempre più. Casalino, invece, sorprende e sceglie sapientemente la via di un potente singolo pop-rock dove emerge una grinta interpretativa del tutto inedita e che fa ascoltare un graffiato vocale (che a tratti ricorda il Morgan più a fuoco) totalmente sconosciuto che spacca l’anima a metà e lascia davvero a bocca aperta. Un capolavoro cantato finalmente da chi tanti capolavori li ha scritti. Ora le radio gli diano spazio e poi dritto al Festival per replicare il percorso di Ermal Meta. Se lo merita. VOTO: 8.5
- STRADE – Roby Facchinetti e Riccardo Fogli
I due ex Pooh suonano esattamente come ci si aspetterebbe e giustificano (anche musicalmente) la loro unione cantando “siamo compagni di strada, forse amici mai ma è così lungo il cammino che non si sa mai”. Sa un po’ di paraculata e di commercialata vera e propria a cui non esiste altra motivazione se non quella economica. Detto ciò la canzone non aggiunge nulla alle due storiche voci che da sempre cantano esattamente così e suonano questo e nulla di diverso. Pop ben scritto (ma non esilarante) e che nei live porterà alla classica battaglia a chi canta con più forza, veemenza e volume. I Pooh sono anche questo. Anche se loro dicono che questo non è un progetto sulle orme dei Pooh. VOTO: 6.5
- KATTIVO – Timothy Cavicchini & Ostetrika Gamberini
Mentre lavorano alla realizzazione del loro primo album d’inediti Timothy e la sua band, gli Ostetrika Gamberini, lanciano questo nuovo singolo che vede estremizzarsi quel loro sentore rock solitamente mediato da atmosfere pop. Il tutto suona in perfetto Litfiba-style rendendo, forse, poca giustizia ad una formazione che ha ampiamente dimostrato di riuscire a creare di meglio.Inciso potente con un arrangiamento tutto chitarra e batteria che ben risulterà nei live ma che in radio farà sicuramente fatica ad imporsi. Buono ma non il più buono. VOTO: 6
- L’AMORE CHE CONOSCO – Tony Maiello
Di esperienza ne ha maturata il giovane cantautore partenopeo che esordisce in questo nuovo singolo cantando “l’amore di questi anni non si vive ma si scrive sui muri abbandonati delle città o dentro le canzoni delle popstar”. E lui ne ha scritto parecchio a riguardo del sentimento amoroso. La ricetta musicale è quella che ormai sommariamente caratterizza tutte le sue proposte artistiche: strofe cantate a doppia voce e ritornello dal beat electro-pop. Piacevole la profondità vocale delle strofe che, almeno da lontano ricorda quelle antiche romantiche ed intense ballate “analogiche” con cui anche Tony è venuto alla ribalta anni fa. Ottimo l’inciso: trascinante, canticchiabile e radiofonico. VOTO: 7+
- PIANETI – Ultimo
Title track del primo album d’inediti pubblicato dal giovanissimo cantautore pop-rap romano che anche in questa nuova occasione dimostra tutto il suo talento nel riuscire a rievocare la potenza della musica d’autore tipica della tradizione italiana rivestendola, però, del gusto contemporaneo nel cantato. Il tema rimane quello dell’inquietudine interiore che si manifesta con decisione mentre si è “a un passo da perdere te e tu eri a un passo da perdere me”. Una lenta apertura conduce ad un ritornello cantato senza trucchetti elettronici e che poi si conclude con una ferma chiusura rap in cui “io ti aspetto in una stanza che è sospesa in alto tra la luce delle stelle e questo dannato inferno”. Sempre a fuoco il giovane Niccolò. VOTO: 7.5
- UN’ALTRA STORIA – Zucchero
Zucchero si riappropria della struttura della sua melodia più classica e lascia da parte quel blues-rock che hanno caratterizzato gli ultimi esperimenti discografici per riprendersi un’orchestrazione matura tipica della sua scrittura nei primi anni 2000. La magia che è capace di suscitare Sugar in questi territori è cosa da pochi e anche in questo caso lo dimostra adottando strofe in italiano e un morbido inciso in inglese che esplode solo nella seconda ripetizione, quando fa seguito un’apertura elettronica e sintetica con un bridge che recita “il cielo è nero”. Mancava questo Zucchero, mancava davvero. VOTO: 7/8
Ilario Luisetto
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