venerdì 22 Novembre 2024

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Cantautori e… Ermal Meta e quella luce che spazza via il dolore

Un focus all’interno di alcune tematiche più care ai grandi cantautori del passato e agli astri nascenti della nostra discografia

C’è una cosa che si nota subito se si ha voglia di gettarsi all’interno della discografia di Ermal Meta, uno dei cantautori più ispirati dell’ultimo decennio, ed è la sua capacità creare immagini a tinte differenti partendo però dai medesimi sentimenti. Il cantautore italo-albanese, che rappresenta senza alcun dubbio uno dei pochi casi nell’ultimo periodo di proposta tipicamente legata alla tradizione della canzone italiana seppur rivista in una chiave assolutamente moderna, è riuscito con tre dischi da solista all’attivo, a scavare a fondo nelle emozioni più complesse, trovando una chiave narrativa che ha dimostrato tutta la sua spiccata sensibilità.

Lo si capisce anche da come parla nelle interviste quanto Ermal sia un ragazzo “osservatore”, uno che le cose per scriverle le deve anche vivere, conoscere o al massimo immaginare immedesimandosi. Già a partire dal primo successo sanremese Odio le favole infatti, l’artista si è proposto con un linguaggio immediato e frizzante e soprattutto con un alternarsi di immagini belle e dolorose. Come se futuro e passato si mischiassero e se la chiave per leggere quel futuro sia quella di riscriverlo dalle esperienze dolorose del passato.

‘Buio e luce’ (guarda caso il titolo di un brano de La fame di Camilla, la band precedente di Ermal…) che si legano e si rincorrono tra le immagini disegnate dal cantante tra e sue note. Immagini a volte crude, come nel caso del brano Vietato morire o nell’ancora più intensa ‘Lettera a mio padre’, in cui la speranza che esce nel finale sembra il frutto di una lunga riflessione su un passato difficile da mandare giù.

Ogni male è un bene quando serve
Ho imparato anche a incassare bene
Sono stato fuori tutto il tempo
Fuori da me stesso e dentro il mondo
Non c’è più paura
E non c’è niente
Quello che era gigante oggi non si vede
Sulla schiena trovi cicatrici e lì che ci attacchi le ali
“Ogni male è un bene quando serve”, canta Ermal, ricordandoci che la vita non è solo rose e fiori ma a volte sono proprio le spine a farci apprezzare le rose. Anche quando una lunga storia finisce e rimane solo il ricordo e il rimorso, e questo lo si sente bene in pezzi come ‘9 primavere’ o ‘Le luci di Roma’, piccoli grandi gioielli in cui il cantautore riesce a dare spazio a sensazioni positive anche trovandosi in situazioni complicate. Spesso non è una nostalgia fine a se stessa quella di Ermal, ma più che altro uno spunto di riflessione, un insieme di sensazioni e di immagini che riaffiorano ma che già sono rivolte verso nuove pagine da scrivere.
Il leitmotiv nella discografia dell’artista è proprio questa luce, che a volte si identifica nell’amore, nelle passioni o perché no nella musica stessa, capace alla fine di spazzare via ogni buio, anche il più insistente, una luce che rimane viva e che ci permettere costantemente di salvarci, rigenerandoci ogni volta.
Nelle canzoni di Ermal Meta alla fine ci sono i sogni e i desideri di tutti, ci sono le delusioni che prima o poi arrivano per forza, ma rimane sempre e comunque una sensazione positiva. Quel ‘Finirà bene’ che si ripete fino all’infinito nell’ultimo singolo non è solo un banale messaggio di speranza, ma un concetto che il cantautore sottolinea e colora emozionando grazie alla sua sensibilità.