Recensione del secondo capitolo della nuova trilogia discografica del cantautore
A distanza di un mese dal precedente “capitolo” discografico (di cui qui la nostra dettagliata recensione), Renato Zero è tornato, come promesso, a regalare al proprio pubblico la seconda parte del suo colossale nuovo progetto discografico pensato per festeggiare in grande stile i suoi 70 anni. ZeroSettanta – Volume Due, uscito il 30 ottobre 2020, ad un mese esatto dalla precedente uscita, è il secondo tassello di questa nuova saga che Zero ha concepito per offrire, ancora una volta, la sua personale visione sul mondo, sulle cose che lo circondano e sui sentimenti.
Ed è proprio di sentimento che si occupa in larga parte questo secondo capitolo concepito dal cantautore romano. Sentimento che si traduce facilmente nella parola “amore” da declinare nelle sue diverse sfumature attraverso le esperienze della vita. E proprio dalla vita trae origine, non a caso, questo racconto per mezzo de Il grande incantesimo che mette subito in chiaro che “sono figlio di un seme, di un seno, di un lungo cammino percorso in salita / io sono figlio del grande incantesimo, il grande incantesimo della vita” sottolineando come l’esistere sia per l’uomo il più grande dei doni, oltre che la condizione essenziale per ogni altra esperienza.
La dimensione della vita, punto cruciale dell’ultima produzione di Renato Zero, rientra con chiarezza anche in La logica del tempo, dove lo scorrere dell’esistenza fa da sfondo di un leggero up-tempo in cui compare anche l’elettronica per dar fondamento a quel grande mistero per il quale ‘qualsiasi cosa cambierà e anche se non ne cogli il senso, un giorno il senso arriverà’, in Bella scommessa, gran bella ballata dalle sfumature soul che guarda con nostalgia a quella ‘vita [che] è stata generosa’ e verso la quale occorre spendere ogni giorno il proprio “si”, e in Grandi momenti, dove ci si rivolge direttamente alla nostalgia proprio in virtù del passare incessante del tempo che, pure, non cancella ricordi ed esperienze.
La bandiera del progetto e del suo messaggio è, però, rappresentata da quella L’amore sublime che all’ascoltatore offre la più palese delle definizioni del sentimento amoroso in cui non esistono segreti, limiti od ostacoli. Renato racconta tutto ciò in una bella ballata che si conclude con un invito esplicito ad eliminare “tutte queste barriere, fate entrare l’amore: il miracolo è qui”. La penna di Lorenzo Vizzini, particolarmente presente in questo progetto, torna poi per quelle Non è amore, tutta incentrata a smentire quelle forme di mercificazione del sentimento, e L’idea di te, caratterizzata, invece, da un suono blues e latineggiante, che si impongono l’obiettivo di arricchire ulteriormente lo spettro del racconto incentrato attorno all’amore.
Non potevano, naturalmente, mancare le provocazioni tipiche della scrittura di Zero soprattutto nel primo periodo di esperienza artistica ma anche abilmente inserite anche nella ultima più sobria produzione. Parlando d’amore In manette l’astinenza si concentra sul tema dell’amore carnale, del sesso e di quei tabù derivati dal perbenismo che preferisce da sempre nascondere. L’invito, invece, è “non nascondersi più dietro a quei no” per poter finalmente “tornare noi stessi”. Sullo stesso terreno gioca anche Prima che sia tardi che sfrutta un leggero beat elettronico per sviluppare un racconto che condanna la mercificazione di ogni cosa ad opera di questa società dei consumi che non si dimostra riluttante nemmeno di fronte alla possibilità di mettere in vendita sè stessi.
La provocazione torna a farsi vedere, anche se da diverse prospettive, anche in altri due interessanti episodi. Vergognatevi voi guarda alla classe politica del nostro Paese a cui viene riservata una spietata invettiva (“è la solita minestra di ministri ed utopie: tante chiacchiere e promesse, stesse facce e niente idee“) non risparmiando, però, neppure la stessa società dalle proprie colpe per essersi troppo spesso disinteressata delle proprie sorti (“ma il Paese che fa? Lui si chiude e non chiede più libertà”). Troppi cantanti pochi contanti, invece, guarda “al proprio giardino” concedendosi una riflessione sullo stato della musica attuale per mezzo di un istrionico utilizzo delle sovrapposizioni vocali e della collaborazione dei Neri per caso che alleggeriscono delle frecciatine particolarmente affilate: “belli e così ribelli, spille e coltelli e veri gioielli ma di talenti non se ne parla” dice sembrando volersi rivolgere ai vari rapper del momento che vengono dipinti come i rivoluzionari della musica dimenticando, però, che “ho vissuto un milione di vite, salite e discese, abbattendo i tabù: ora mi aspetto rispetto e chi prende il mio posto s’impegni di più”.
La parte più delicata ed ariosa si chiude con la dedica de La mia carezza, intenso lascito d’amore dedicato alle nipoti Virginia e Ada su di un tappeto di archi, la riflessiva Come non amarti, che si dedica alla conclusione di una storia d’amore che porta con sè sofferenze e dubbi su di un ritornello orchestrale che spalanca i polmoni, e con la perfetta Se sono qui, che chiude il racconto tirando una somma totale di quanto detto fin qui e restituendo all’ascoltatore una fantastica panoramica sull’amore, sulla vita, su quella continua lotta con sè stessi per trarre il meglio dalle cose e dall’esperienza anche di un sentimento: “tutti corrono, tutti gridano, poi si ammalano e poi muoiono senza dirsi mai un semplice ti amo”.
Anche con questo ZeroSettanta – Volume Due, secondo capitolo di un’opera davvero colossale ed impensabile sotto la luce delle logiche musicali di oggi, Renato Zero dimostra di vivere un nuovo periodo di feconda ispirazione. Tra queste nuove canzoni ritroviamo il Renato di sempre: quello impegnato a comunicare un messaggio, quello attento alla società e a quanto gli sta attorno, quello che non si risparmia mai e che si concede a tutto tondo. E’ un Renato figlio, ovviamente, della sua maturità e della sua esperienza. Un Renato che coerentemente continua ad abbracciare la sua musica, il suo modo di intenderla e di produrla per mezzo di grandi orchestrazioni, di parole che abbiano un senso e di un messaggio universale portatore di speranza. Ne esce un progetto che, anche in questa sua seconda parte, suona con credibilità e restituisce al pubblico dei Sorcini un disco centrato, ben messo a fuoco e contenente qualche chicca da non sottovalutare. Un buon disco, forse con una media di immediatezza musicale inferiore al primo capitolo che, da questo punto di vista, si era dimostrato forse anche più vario e “palese”. Con qualche ascolto in più, però, e un’attenzione ben focalizzata sul messaggio che arriva da queste canzoni chi ha amato questo Renato continuerà ad amarlo e a ritenerlo, ancora oggi, un fuoriclasse.
Migliori tracce | Se sono qui – L’amore sublime – Il grande incantesimo
Voto complessivo | 7.9/10
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ZeroSettanta – Volume Due | Tracklist e stelline
- Il grande incantesimo ★★★★★★★★½☆
[Renato Zero Lorenzo Vizzini – Lorenzo Vizzini] - L’amore sublime ★★★★★★★★★☆
[Renato Zero, Lorenzo Vizzini – Lorenzo Vizzini] - La logica del tempo ★★★★★★★★½☆
[Lorenzo Vizzini] - Non è amore ★★★★★★★★☆☆
[Lorenzo Vizzini] - Prima che sia tardi ★★★★★★★☆☆☆
[Renato Zero – Adriano Pennino, Renato Zero] - L’idea di te ★★★★★★½☆☆☆
[Renato Zero, Lorenzo Vizzini – Lorenzo Vizzini] - In manette l’astinenza ★★★★★★★☆☆☆
[Renato Zero – Adriano Pennino, Renato Zero] - Bella scommessa ★★★★★★★★☆☆
[Renato Zero – Dario Baldan Bembo] - Vergognatevi voi ★★★★★★★★½☆
[Renato Zero – Phil Palmer] - La mia carezza – Per Virginia e Ada ★★★★★★★★☆☆
[Renato Zero – Armando de Simone] - Troppi cantanti pochi contanti ★★★★★★★★☆☆
[Renato Zero] - Come non amarti ★★★★★★★★☆☆
[Renato Zero – Adriano Pennino] - Grandi momenti ★★★★★★★☆☆☆
[Renato Zero – Adriano Pennino] - Se sono qui ★★★★★★★★★☆
[Renato Zero – Dario Baldan Bembo]
Ilario Luisetto
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