venerdì 22 Novembre 2024

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Roberto Casalino: “Un disco live per ricordarci quanto ci manca” – INTERVISTA

Intervista al cantautore che presenta il cofanetto ‘Il fabbricante di ricordi – Live’

Reduce dalla pubblicazione di Il fabbricante di ricordi – Live’ abbiamo voluto realizzare una nuova chiacchierata con Roberto Casalino per raccontare questo nuovo progetto discografico, i nuovi passi per il 2021 e lo stato della musica italiana vista dagli occhi di uno dei più grandi artigiani della canzone di questi ultimi dieci anni. Ecco cosa ci ha raccontato:

Bentornato Roberto. Partiamo da ‘Il fabbricante di ricordi -Live’, un nuovo cofanetto che è uscito da qualche giorno in formato digitale contendendo la registrazione del concerto fatto esattamente un anno fa a Roma per presentare il tuo ultimo album, ‘Il fabbricante di ricordi’. Come è arrivata l’esigenza di regalare al pubblico questo nuovo progetto?

<<Quel concerto del 23 novembre del 2019 è stato un evento grandissimo per me: un auditorium pieno, un corpo di ballo di trenta ballerini, un quartetto d’archi, la mia band… mi andava di fermare quel momento anche con una registrazione e quindi, già a suo tempo, avevamo pensato di registrare tutto il concerto per farlo uscire al marzo scorso. Poi, chiaramente, il lockdown ha bloccato completamente i lavori e siamo tornati a lavorarci, insieme al grandissimo Francesco Lo Cascio, proprio in questi ultimi mesi. Ho pensato che fosse anche giusto regalare, in un momento in cui si è in astinenza di live ormai da troppo tempo, un ricordo di qualcosa che ci manca tanto>>.

Insieme a questo disco c’è anche la pubblicazione di ‘Cullami’ in versione studio. Una canzone che non era rientrata nella tracklist originale dell’album…

<<Si, ho voluto impreziosire il progetto con questa canzone che, in realtà, molti avrebbero voluto ne ‘Il fabbricante di ricordi’. Ho deciso di registrarla, insieme al mio pianista Michele Amadori, in versione pianoforte e voce in presa diretta ed è stato bello farlo per quest’occasione speciale>>.

E’ passato un anno da quella serata che ha rappresentato un grande punto d’arrivo per te. Come ricordi oggi quell’emozione?

<<Mentre ero lì sul palco e anche prima di salire, in realtà, ero tranquillissimo: ero talmente concentrato sulle mie parti di canto e sulle parti di ballo. Oggi, quando mi ricapita di vedere le riprese di quella serata, comincio ad avere il batticuore ed è una sensazione assurda, però, da “spettatore” vivo un’emozione che in quel momento sono riuscito a controllare portandola a mio vantaggio. Essere stato affiancato dai miei musicisti, dagli amici che erano venuti ad ascoltarmi oltre che da Alessandra Amoroso ha reso il tutto una grande festa>>.

Tra l’altro, come giustamente ricordavi, si è trattato di uno show davvero impegnativo e completo

<<Ci abbiamo messo 5 o 6 mesi di lavoro per progettare e realizzare il tutto: è stato un duro lavoro e ci è dispiaciuto non poter portare in giro il concerto anche in una forma ridotta perché poi si è dovuto fermare tutto a causa di questa pandemi. E’ uno spettacolo, però, che comunque vorrei riprendere nel momento in cui teatri potranno riaprirsi>>.

Quattordici tracce live e l’aggiunta di ‘Cullami’ che si è andata ad aggiungere alla tracklist: come mai questa scelta tra le tante altre canzoni che hai scritto e che non avevi ancora avuto modo di incidere in una tua versione per il pubblico?

<<‘Cullami’ è una canzone alla quale io sono legato in modo particolare: racconta di una parte della storia della mia famiglia e della perdita di mio padre. E’ una canzone che ho scritto poco dopo aver saputo che mio padre si era ammalato di un brutto male e che per me è sempre stata una dedica a lui ma anche a mia madre e ai momenti vissuti in famiglia. All’inizio la canzone dice ‘capita di credersi una quercia di una grande e ricca foresta e poi scoprirsi una pianta di un giardino di campagna’: a volte ti senti invincibile e invece sei soltanto una pianticella e un po’ più fragile di quello che ci si aspettava. Ho voluto inserire questa canzone perché, secondo me, era la più giusta anche per il periodo che stiamo vivendo in cui abbiamo forse bisogno di lasciarci cullare dalle emozioni più autentiche>>.

In questi ultimi giorni è uscito anche il videoclip de ‘L’essenziale‘, un’altra canzone che, penso, ricorderai per tutta la vita. Che cosa ricordi con più affetto di questa canzone?

<<Il momento in cui ho urlato in casa mia la sera in cui ‘L’essenziale’ fu scelta per continuare la gara di Marco Mengoni a quel Festival. Era il 2013 e ogni artista presentava due canzoni a Sanremo per poi farne scegliere soltanto una. Marco per presentava ‘L’essenziale’ e ‘Bellissimo’, un brano scritto da Gianna Nannini e Pacifico. Io avevo passato i giorni prima del Festival a leggere le recensioni dei vari giornalisti che diedero tutti dei voti bassissimi a ‘L’essenziale’ lodando, invece, la canzone della Nannini. Io ero in casa con i miei amici a vedere Sanremo quella sera e ti posso dire che ero già partito sconfitto: quando hanno detto che passava il turno ‘L’essenziale’ ti assicuro che per me quella era già stata una grande vittoria>>.

Hai festeggiato dieci anni di carriera anche come autore con un disco ma quanto è cambiata la musica italiana in questi dieci anni?

<<Tanto. E’ sicuramente cambiato il linguaggio ed è cambiato il modo di utilizzare la musica, di servirsi della musica nel senso di questa necessità del renderla ancora più fluida. Questo ha comportato che anche il messaggio di ogni canzone diventi leggero e spensierato permettendo a nuovi artisti di farsi strada attraverso anche nuovi generi musicali. Automaticamente, poi, è cambiato anche il pubblico a cui ci si rivolge che oggi va dai 15 ai 30 anni più o meno: questo ha messo a dura prova anche chi come me, invece, scrive in un modo legato un po’ di più al passato. In generale, quindi, sicuramente la musica è cambiata: non so dirti se in meglio o in peggio. L’unica cosa che mi sento dire, rispettando chiunque faccia musica e qualunque genere faccia, è che purtroppo quello che percepisco negli ultimi anni è che ci sia un consumo talmente veloce che non si riesce più a creare un repertorio solido. Gli artisti della mia generazione possono attingere a un repertorio molto importante costruito nel tempo, quelli di oggi, in realtà, vivono il bisogno di sfornare una canzone dopo l’altra che rende labile tutto. Anche la qualità. Mi auguro che si possa tornare a un giusto equilibrio e vedere i risultati che ottengono artisti giovanissimi come Ultimo mi fa sperare che la gente abbia ancora voglia di melodia, di testi d’amore, di ascoltare lentamente un disco, di pagare un biglietto e riempire uno stadio e non soltanto riempire gli streaming>>.

A volte si dice che se oggi uscissero Battisti piuttosto che Dalla o De Gregori lucio non troverebbero spazio nel nostro panorama musicale. Ma se oggi tu scrivessi ‘Non ti scordar mai di me’ che è la canzone che ha cambiato la tua vita troveresti spazio?

<<Forse non così come lo ha trovato nel 2008. Credo che le canzoni abbiano il proprio giusto momento e forse una canzone come ‘Non ti scordar mai di me’ oggi non verrebbe nemmeno considerata per un posto tra gli inediti di X-Factor>>.

Quali sono le tre canzoni che ti hanno cambiato la vita?

<<‘Non ti scordar mai di me’ devo metterla per forza ma potrei citare allo stesso momento anche ‘Novembre’ a pari merito perché furono le prime due canzoni che, in qualche modo, hanno dato inizio a tutto. Poi direi sicuramente ‘L’essenziale’ perché, ovviamente, ha rappresentato una vittoria al Festival e da quel momento in poi si sono aperte per me altre strade e altre opportunità. Come terza direi ‘Magnifico’ per assurdo perché quella è stata una canzone che ha segnato, in qualche modo, un momento: era tanto tempo che una canzone rap non veniva accostata ad un ritornello pop avendo un grande riscontro in radio o in classifica>>.

La difficoltà per un artista è rimanere nel tempo e crearsi un repertorio consolidato che possa essere ricordato. Credi che valga lo stesso anche per un autore?

<<Assolutamente si perché quando scegli di rendere questa tua grande passione una professione devi per forza di cose misurarti con quello che la discografia chiede in quel momento. A quel punto esistono due tipi di strade da percorrere: una è quella di andare dove va il vento e quindi cercare di adattarsi a qualunque cambiamento snaturando anche la tua personalità, la seconda strada è quella più complicata perchè è quella che ti porta a scegliere di non percorrere certi stili musicali e a rimanere coerente con te stesso>>.

Roberto Casalino 2019

L’ultima volta che ci siamo sentiti eravamo in pieno lockdown e mi avevi raccontato di un periodo un po’ difficile da un punto di vista dell’ispirazione: è passato quel momento oppure lo vivi tuttora?

<<Fortunatamente è passato e ad un certo punto sono riuscito a sbloccarmi. Devo dire che ho sofferto molto nel momento in cui c’è stata una nuova chiusura perché avevo ripreso una certa attività. Non c’è un blocco creativo, però, sicuramente posso dire che in questo momento c’è un’assenza di obiettivi a breve termine perché chiaramente realizzi delle canzoni ma nessun artista oggi programma un disco perché non si sa quando si potrebbe portarlo in promozione per cui, piuttosto che buttare delle canzoni, ce le si tiene da parte. Questo per l’artista che le deve cantare crea frustrazione e per l’autore che le ha scritte ne crea un’altra ancora perché è tutto in aria>>.

Abbiamo parlato dell’importanza delle nostre tradizioni musicali, della melodia che caratterizza il popolo italiano e del fatto che oggi intorno a noi ci sia tanto rap e tanta musica nuova. Sotto a tutto ciò rilevi una traccia di un ritorno all’emotività e la melodia da parte dei nuovi giovani oppure, secondo te, quella è una stagione archiviata che rimarrà a privilegio di pochi?

 <<Di emotività personalmente ne sento poca ma di melodia inizio a sentirne un ritorno. Pensiamo a tutto il nuovo filone della melodia napoletana. La melodia secondo me tornerà in auge perché noi siamo un popolo melodico, ce l’abbiamo nel sangue. Credo anche che alcuni fenomeni recenti si stiano esaurendo: qualche anno fa c’era stata l’esplosione dell’indie con mille cloni di Calcutta o Tommaso Paradiso e, alla fine, se oggi andiamo a stringere sono rimasti in circolazione solo gli autentici. Resta il fatto che parallelamente ci sia sempre bisogno di dare alla modernità quel tocco di melodia di cui si ha bisogno per fare musica in Italia. Secondo me la melodia non è passata, la melodia tornerà: magari tornerà in forme diverse però c’è sempre bisogno di chi sa scrivere bene le canzoni che è quello che poi fa la differenza>>.

C’è una canzone che racconta il tuo 2020?

<<Se devo scegliere tra le mie direi, sicuramente, ‘Dov’è’ che Le Vibrazioni hanno proposto all’ultimo Festival di Sanremo: è una canzone che ha rappresentato completamente questo 2020. Da ascoltatore, invece, ci sono due dischi che ho ascoltato in modo particolare. Durante il primo lockdown mi sono completamente immerso nell’album di Dua Lipa, un atto liberatorio in quel momento di totale tristezza. In questa seconda parte il 2020, invece, mi sono soffermato sul disco di Miley Cyrus>>.

Guardando al futuro cosa ti aspetti dal tuo 2021?

<<Saremmo dovuti tornare a suonare dal vivo il 5 gennaio ma, ovviamente, tutte le date sono state cancellate. Vorrei tornare quanto prima a suonare dal vivo con la mia band e poi, sicuramente, uscirà un nuovo singolo inedito, un brano che ho già da parte e che non vedo l’ora di ultimare per proporlo come primo tassello di un nuovo progetto. Vorrei che il 2021 fosse un anno di rinascita un po’ per tutti>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.